13-11-2023

Abbazia di Novacella: storia e sperimentazione

E' una delle cantine attive più antiche del mondo, ma si distingue per l'impegno in progetti eonologici innovativi, con cui regala nuova luce alle varietà tipiche del territorio

Una storia così antica, da spingere a sperimentare sempre. Consapevoli che la propria identità non possa essere intaccata, casomai valorizzata, da questo moto perpetuo di ricerca.

Werner Waldboth, direttore vendite e marketing dell’Abbazia di Novacella, rimarca l'importanza di questa identità, che non è chiusura, perché «rendiamo partecipi i consumatori a quello che facciamo». Per raccontare tutto ciò si è scelto un contesto ambientato in un aristocratico palazzo milanese, che a sua volta unisse storia, accoglienza garbata e il linguaggio della natura: il Paper Moon Giardino di Milano.

E di storia bisogna parlare con forza quando ci si riferisce alla cantina dell’Abbazia di Novacella, fondata nel 1142, dunque una delle cantine attive più antiche del mondo. Due le aziende agricole che gestisce: in Valle Isarco a Novacella appunto e a Cornaiano, la Tenuta Marklhof. Questo per una produzione annuale di circa 850.000 bottiglie - per l'80% bianchi - che esporta in 40 Paesi. Se la vite è protagonista, tutto attorno boschi, frutteti e pascoli offrono un quadro fondamentale per la biodiversità e anche per l'accoglienza.

La degustazione mira proprio a far scoprire i diversi lati di questa realtà, con prodotti rappresentativi, quindi storici, ma anche altri capaci di mostrare la sperimentazione.

Ed è proprio quest'ultima a dare il benvenuto con l'aperitivo: Perlae Insolitus Extra Brut Metodo Classico. Insolitus è chiamata la linea di sperimentazione di Abbazia di Novacella. Uve Sylvaner provenienti dalla conca di Bressanone, fermentazione sia in acciaio sia in legno per il vino base, sosta sui lieviti, dopo la seconda fermentazione in bottiglia, per due anni. Residuo zuccherino di 1,4 grammi per litro. Perlae – sboccatura a novembre 2022 – rivela una personalità decisa, accompagnata da note fruttate e di lievito.

A tavola, con gazpacho e asparago in tempura diamo il via ai match gentili tra annate e filosofie.

Primo round tra il Sylvaner Stiftsgarten Alto Adige-Südtirol Valle Isarco Doc 2018 in anteprima, e l’annata 2019. Sì, il tempo è un’entità relativa e in cantina più che mai: nel primo caso il vino ha fatto più legno nuovo, il 100%, e si è preso il suo tempo appunto. Nel secondo, fermentazione e maturazione in barrique usate per 24 mesi prima dell’imbottigliamento e si sono attesi altri 18 mesi: la 2019 e un'annata che si è rivelata pronta in anticipo.

Ma che cos’è il progetto Sylvaner Stiftsgarten? Ha origine dal giardino abbaziale. Qui, in un terreno ricco di sedimenti glaciali ci sono uve di Sylvaner in un vigneto di 0,24 ettari impiantato nel 1972 a circa 600 metri con esposizione ideale a sud-ovest e naturali rese basse. La conseguenza naturale è la finezza di questo vino.

Dagli antipasti al risotto allo zafferano con un altro confronto di Sylvaner Praepositus Alto Adige-Südtirol Valle Isarco Doc: 2016 e 2011. La linea in questo caso caratterizza i vigneti migliori che contemplano sia l'età accentuata delle viti sia l'esposizione ideale. L’annata 2016 è stata caratterizzata da temperature più fredde e i vini si sono potuti esprimere al meglio. Quella prima si fa notare per la persistenza e la struttura fredda.

«La conca di Bressanone rappresenta il terroir per eccellenza di questa varietà, il Sylvaner - racconta Werner Waldboth -. I nostri pendii freschi, ma al tempo stesso molto soleggiati, la posizione dei vigneti tra i 650 e i 750 metri di altitudine, la presenza di terreni ricchi di depositi morenici, sono tutte caratteristiche che consentono a quest’uva di sprigionare la sua classica carica aromatica fruttata e minerale, insieme a un timbro acido e sapido al palato, in grado di rendere il sorso molto dinamico e vibrante, così come sorprendentemente longevo».

È tempo allora di proseguire il viaggio lungo la strada della propria identità attraverso il Pinot Nero. Il Riserva 6234 Alto Adige Doc 2018 della linea Insolitus si distingue come prima proposta di vino da un solo vigneto: le cifre magiche, 6234, riconducono alla particella catastale. con la barrique si affaccia l'anfora e avanza l'eleganza di un vino con sentori molto fini di frutta. Con il Pinot Nero Riserva Vigna Oberhof Alto Adige-Südtirol Doc 2019 si approda al progetto vigne nel podere Marklhof di Cornaiano, con uve di naturale ricchezza ed espressività.

Infine, Pinot Nero Riserva Praepositus Alto Adige Doc, con le due annate 2015 e 2010. La prima è quella sognata da ogni viticoltore, per un meteo assolutamente propizio che ha concesso certezze anche sulla programmazione della vendemmia. La seconda garantisce la possibilità di longevità di questo vino e spinge a osare, ancora.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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