20-01-2023
Approfondimento sul Nero d'Avola, dopo la full immersion del Consorzio Sicilia Doc
Abbiamo avuto modo, recentemente, di approfondire il discorso del Nero d’Avola, grazie alla “full immersion” organizzata dal Consorzio Sicilia Doc.
Come già detto in questo articolo, il principale vitigno a bacca rossa della Sicilia sembra essere sempre più alla ricerca della propria identità, uscendo da quegli stereotipi nati una ventina (e anche più) di anni fa, che descrivevano il Nero d’Avola come un vino alcolico, ricco e pesante.
Durante il nostro approfondimento, tra i vari assaggi, abbiamo potuto incontrare tre realtà che portiamo come esempio di come il Nero d’Avola possa essere portato nella modernità grazie alla semplicità. Si tratta solo di tre esempi, nella certezza che un po’ tutte le aziende stanno guardando in questa direzione identitaria.
I vigneti di Pianogrillo
Il segreto di Pianogrillo è la semplicità. «Faccio i vini che mi piacciono – sottolinea Piccione - vini quotidiani, al di sotto dei 10 euro a bottiglia. La vinificazione è tradizionale, in acciaio, per fare poi affinamento solo in botti grandi da 25/30 ettolitri o in tini troncoconici». Il Nero D’Avola Déraciné 2020, che sta per uscire sul mercato, affina 4 mesi di legno: frutto croccante, intenso ma non invadente, molto pulito, e al sorso piacevole.
La gamma completa dei vini di Pianogrillo
Alla Tenuta La Favola, nella campagna a sud di Noto, Corrado Gurrieri e la moglie Valeria hanno una cura quasi maniacale per i terreni. «Io sono agronomo – spiega Gurrieri - ho lavorato molto nella ricerca e nello studio sui cloni di Nero d’Avola. Prima c’era una corsa a produrre sempre di più. Il terreno? Era solo un mezzo di produzione, non era vita. Quello di allora era un tipo di agricoltura che distrugge, che non lascia nulla. Ma io ho voluto cambiare l’approccio, per la mia azienda, per coltivare in equilibrio».
Corrado Gurreri nei vigneti di Tenuta La Favola
Studi che si sono applicati alle varie fasi agronomiche, dal sovescio ai trattamenti, per poi arrivare in cantina. «Abbiamo 18 ettari totali, 10 a vigneto, 4 a uliveto e il resto è zona di compensazione biologica. In cantina utilizziamo le vasche di pietra di Modica».
Il loro Nero d’Avola ha una grandissima freschezza, sia al naso che al sorso: un frutto netto, preciso, suadente, che in bocca si traduce in pulizia e bevibilità, ma anche ottima lunghezza. Una bottiglia che rende onore al Nero d’Avola.
Il Nero d'Avola Vurrìa di Di Giovanna
Il Nero d’Avola Vurrìa arriva da uve coltivate nel vigneto di Miccina, che si trova nel territorio di Contessa Entellina, provincia di Palermo, con un’altitudine media di 450 metri, suolo minerale di medio impasto, ricco di sostanza organica. Il vino che ne risulta è particolarmente ricco al naso, avvolgente, ma anche molto elegante, con le immancabili note di frutta che si sposano che tocchi leggermente speziati. In bocca sorprende per acidità e bevibilità. Un altro ottimo esempio di Nero d’Avola, che non ha smarrito la propria identità. E poi c’è Helios, sempre Nero d’Avola, che ha un maggiore affinamento in legno, anche piccolo: maggiore struttura e ottima prospettiva per il futuro. Piccolo off topic: anche il loro olio Gerbino è davvero ottimo.
Sono comunque tre produzioni, queste, che guardano al futuro: il passato e – speriamo – i vecchi pregiudizi sono ormai alle spalle.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Una vista della tenuta di Baglio di Pianetto
Alla ricerca della vera essenza del Nero d'Avola, superando stereotipi e pregiudizi: è questa una delle missioni del Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia
Zisola è la tenuta siciliana, vicino a Noto, di Marchesi Mazzei