22-05-2022

Nella nuova cantina di Pieropan a Soave trovano spazio memoria, emozioni e buon vino

Inaugurata la sede voluta con forza da Leonildo Pieropan, scomparso nel 2018: «È un insieme di razionalità, funzionalità e precisione, come voleva papà»

La nuova cantina di Pieropan a Soave

La nuova cantina di Pieropan a Soave

Essenzialità ed eleganza. Lui, Leonildo Pieropan, ci ha lasciato da qualche anno, ma il suo nome rimarrà sempre all’ingresso della sua cantina, voluta con forza ma senza fretta, per poter continuare nel tempo a migliorare i propri vini.

Ma non c’è solo il nome: nella nuova cantina da poco inaugurata a poche centinaia di metri dall’ingresso del centro storico di Soave, si può leggere chiaramente l’impronta di questo vignaiolo che tanto ha dato non solo per la sua azienda, ma per tutta la zona.

Il taglio del nastro con la famiglia Pieropan

Il taglio del nastro con la famiglia Pieropan

Anche nel giorno del taglio del nastro ufficiale, le emozioni e la memoria sono andate a braccetto: «È stato un lungo cammino durato 5 anni nei quali sono successe tante cose – ha raccontato il figlio Andrea Pieropan - È difficile per noi raccontare in poche parole le emozioni e gli stati d’animo vissuti in questi anni. Da molto tempo la nostra famiglia desiderava costruire una nuova realtà aziendale che fosse in grado di non farci rimpiangere la sede storica, cuore dell’azienda».

Andrea Pieropan in vigna

Andrea Pieropan in vigna

«Da oltre 10 anni infatti abbiamo valutato molti progetti sistematicamente scartati perché c’era sempre qualcosa che non ci convinceva. Finché nel 2014 una combinazione fortuita di eventi quali l’acquisizione del fondo dove oggi è situata la cantina e l’incontro con l’architetto Moreno Zurlo dello Studio Acme hanno permesso che questo sogno si avverasse. Fin da subito le competenze e la professionalità dell’architetto Zurlo e l’esperienza di cantina di mio padre hanno creato un’alchimia perfetta».

La cantina si sviluppa su un unico piano

La cantina si sviluppa su un unico piano

«Ancora una volta il carattere umile e modesto di mio padre, spinto da un’insaziabile curiosità scientifica, lo ha portato alla ricerca maniacale della perfezione – continua Andrea Pieropan -  Mi piace ricordare come qualcuno lo abbia definito un orologiaio che si assicura che tutti gli ingranaggi siano sempre al posto giusto. Ecco che quelli della cantina è il risultato di tutto questo: razionalità, funzionalità, precisione, equilibrio di colori e materiali sapientemente adoperati per raggiungere un’armonia d’insieme. E cosa comunicano i vini di Pieropan, se non eleganza, finezza ed equilibrio?».

L'ingresso della struttura

L'ingresso della struttura

E quando si parla di Leonildo Pieropan, torna un po’ di commozione: «Quando nel 2018 papà scompare, ci lascia in grande vuoto, per grossa parte incolmabile, e il compito di seguire la strada da lui tracciata, quasi un passaggio di testimone che noi abbiamo raccolto con dedizione e amore».

Una realtà vitivinicola storica, che nasce nel 1880. «Il mio bisnonno – ha spiegato Dario Pieropan – era un dottore appassionato di vino, così prese 4 ettari e iniziò a produrre, utilizzando vasche di cemento, tecnica che tuttora utilizziamo in cantina».

Dario Pieropan nella zona di affinamento

Dario Pieropan nella zona di affinamento

Una storia legata in particolare al Calvarino. «Nel 1960 Soave era più per la quantità che per la qualità. Mio papà iniziò così la sua rivoluzione, la sua battaglia, che ha portato a fare grandi cambiamenti. Iniziò con concimazione organica, potature drastiche e potature verdi. Tanto che in paese dicevano: “Leonildo è un pazzo”. E lavorò per portare cambiamenti anche in cantina. Nel 1971 uscì con il Calvarino, primo vino in Italia con l’indicazione del singolo appezzamento».

L'interno della cantina

L'interno della cantina

Da sempre l’uvaggio è 70% Garganega e 30% Trebbiano di Soave. Per capire l’evoluzione del Soave Calvarino si è svolta una particolare degustazione, proprio il giorno dell’inaugurazione, degustando l’annata 2020, ultima in commercio, la 2014, che ha segnato il passaggio di testimone a Dario in azienda, la 2011, che rappresenta il 40esimo anniversario, la 1992 per vedere l’evoluzione nel tempo, e il Calvarino 5, il nuovo progetto che riunisce 5 annate differenti di Calvarino.

La nuova sede si trova non lontano dal centro storico di Soave

La nuova sede si trova non lontano dal centro storico di Soave

La 2020 è la dimostrazione del grande potenziale di questo vino: buono fin da subito, ma per esprimersi al meglio ha bisogno di maggiore tempo. La 2014, annata molto difficile, ha invece raccontato che anche quando le vendemmie non sono ottimali, ci possono essere dei grandi risultati, se si lavora bene, prima di tutto in vigna.

La 2011 è l’espressione della maturità, della pienezza, che il Calvarino raggiunge con gli anni. La 1992 è invece emozione allo stato puro, a dimostrazione che i grandi vini bianchi italiani possono vincere la sfida del tempo.

I cinque Calvarino in degustazione

I cinque Calvarino in degustazione

«Il Calvarino usciva a giugno, perché aveva bisogno di tempo – ha raccontato Dario Pieropan - E tutti dicevano: “Il Calvarino è buono quando è finito”. E allora iniziai a dire: “Perché non facciamo un anno in più di affinamento?”. Ma avevamo problemi di spazio nella cantina storica, in centro paese, ed era un po’ come giocare a tetris…».

Infine il Calvarino 5: «È un progetto che nasce con papà: l’idea era unire le varie annate e venderlo dopo una lunga maturazione in cantina. Le annate sono 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012». Il risultato è complesso e piacevolmente evoluto, senza mai perdere le caratteristiche di freschezza ed eleganza intrinseche del Calvarino.

Un'immagine significativa: Leonildo Pieropan indica la strada alle nuove generazioni

Un'immagine significativa: Leonildo Pieropan indica la strada alle nuove generazioni

Assaggiando questi vini non può che venire in mente Leonildo Pieropan. L’ultimo pensiero, e un brindisi, gli è dovuto.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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