24-11-2021
Le degustazioni al chiostro di Sant'Agostino, nel cuore di Montalcino: Benvenuto Brunello ha anticipato tutti, con le nuove date di novembre
Il viaggio tra Montalcino e casa, dopo il Benvenuto Brunello, è sempre occasione di riflessione su una denominazione che, a conti fatti, resta la portabandiera del vino italiano nel mondo.
Quest’anno il Benvenuto Brunello, che ha festeggiato i primi 30 anni, ha regalato moltissimi spunti di approfondimento, a partire dalla scelta di anticipare la manifestazione a novembre, staccandosi dalle altre Anteprime di Toscana (che invece si svolgeranno dal 13 al 18 febbraio 2022, Covid permettendo), passando dalla degustazione dei vini (annata 2017, Riserva 2016 e rosso 2020 e 2019), fino alla scelta di “sospendere” l’attribuzione delle stelle di merito per l’annata, la 2021, almeno fino all’anno prossimo, sempre in occasione del Benvenuto Brunello. Questi sono solo tre spunti, ma ce ne sarebbero molti altri.
Il presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci con il direttore MIchele Fontana
Le batterie di vini
Appunto, torniamo al focus: quali saranno grandi vini? Definire l’annata 2017 come “difficile” è addirittura riduttivo. L’andamento climatico ha creato non pochi grattacapi ai produttori: se la gelata di aprile si poteva anche superare, la siccità estiva ha creato danni notevoli. In tal senso erano fondamentali il posizionamento dei terreni, con quelli ad altitudine maggiore che in linea di massima hanno sofferto in maniera minore, e la gestione della vigna e soprattutto dell’apparto foliare. La siccità, infatti, è stata tale da bloccare la maturazione vegetativa, andando invece quasi ad “appassire” gli acini, concentrando quindi gli zuccheri.
I vigneti attorno a Montalcino
Le previsioni, quindi, non erano affatto a favore di questa annata 2017, che era stata comunque giudicata da 4 Stelle (ma di questo avremo modo di parlarne nell’ultima parte dell’articolo) forse con eccessivo ottimismo. Gli assaggi hanno in parte confermato questa situazione di difficoltà, anche se rispetto a qualche anno fa i produttori hanno saputo utilizzare meglio le loro “armi” per limitare i danni.
L'ottimo servizio dei sommelier di Ais Toscana
La 2017 partiva decisamente svantaggiata. Ma qualcuno ha saputo difendersi. Certo, impossibile trovare le stesse eleganze e finezze delle due annate precedenti: in questo caso era necessario riuscire a gestire con oculatezza l’alcolicità naturale di questi vini, soprattutto cercando un equilibrio con dei tannini molto presenti e in alcuni casi acerbi. Il tentativo di alcuni produttori di utilizzare legni un po’ invasivi, nel tentativo di “ammorbidire” il vino, si è purtroppo rivelato controproducente.
Difficile rinunciare, guardando anche i dati riguardanti l’andamento economico della Denominazione, con gli indici tutti positivi e con crescite di vendite e di valore a doppia cifra. Sarà poi una scelta lungimirante? Questo, al momento, non possiamo saperlo.
Un'immagine serale di Montalcino
Tra gli assaggi che maggiormente ci sono piaciuti, una menzione di merito va per Poggio di Sotto, che grazie sia ai vigneti vecchi che a un’oculata gestione dei legni, è riuscita a fare quello che – ci sbilanciamo – è il Brunello di Montalcino 2017 che maggiormente ci ha impressionato. Molto buoni sono risultati anche (in ordine alfabetico) Canalicchio di Sopra, Celestino Pecci, Giodo, Le Macioche Famiglia Cotarella, Lisini, Patrizia Cencioni, Pietroso, Poggio Antico, San Polino, SassodiSole, Talenti, Tenuta San Giorgio – Ugolforte, Villa Le Prata. Sempre 2017, ma vigne, ne selezioniamo quattro: Caparzo – La Casa, Mastrojanni – Vigna Loreto, Tenute Silvio Nardi – Vigneto Poggio Doria, Tiezzi – Vigna Soccorso.
Un momento delle degustazioni
Se l’arma vincente, come detto, era la finezza, in alcuni casi abbiamo trovato un’invasione di campo da parte dei legni, che hanno portato un’eccessiva struttura a vini che invece vivevano di eleganza ed equilibrio. Insomma, vini più muscolari e anche scomposti, in una visione legata al passato, quando si pensava che la Riserva dovesse essere per forza il vino più “potente”, quando invece, questa volta, poteva essere solo il vino più elegante: peccato, un’occasione mancata.
Molto interessanti le Riserve 2016
Ultimo aspetto è quello delle Stelle: è un sistema di valutazione dell’annata che ha di certo dei vantaggi da un punto di vista di marketing, ma che crea anche delle aspettative a chi deve acquistare il Brunello di Montalcino. Aspettative che, purtroppo, non sempre vengono rispettate: se nel caso della 2016 le Cinque Stelle erano strameritate (anche con lode, se vogliamo esagerare), le Quattro Stelle che significano “annata ottima” per la vendemmia 2017 si sono rivelate perlomeno un’arma a doppio taglio.
Carlo Cracco e Fabrizio Bindocci con la nuova formella
Quest’anno la formella celebrativa, che per l’annata 2021 è stata firmata da Carlo Cracco, che ha poi cucinato con la sua brigata alla cena di gala della manifestazione, non aveva le consuete Stelle riportate.
Il presidente Fabrizio Bindocci tira le conclusioni
E chissà che l’anno prossimo non si decida addirittura di lasciare semplicemente delle indicazioni generali sull’annata e sull’andamento stagionale, senza emettere giudizi. Sarebbe una scelta coraggiosa. Il Consorzio del Brunello di Montalcino ha già mostrato di saper prendere decisioni coraggiose, che si sono rivelate vincenti.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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