10-03-2021
Un momento del Benvenuto Brunello Off, che si è svolto il 6 e 7 marzo a Montalcino per la stampa specializzata
La domanda che ci si poteva porre era: con tutti problemi legati alla pandemia, tra zone arancioni e rosse, quest’anno era proprio necessario fare Benvenuto Brunello? La risposta potrebbe sconvolgere: sì, assolutamente sì.
I motivi sono molteplici e svariati. Quello principale è che le aziende e il Consorzio del vino Brunello di Montalcino, per replicare a un 2020 difficile da un punto di vista economico e a un 2021 che somiglia tuttora a una strada in salita costellata di ostacoli, hanno voluto dare una risposta forte. Non a parole, ma con i fatti.
Da Montalcino arriva un messaggio di speranza
Per far fronte a un periodo di difficoltà economica, la risposta migliore era mostrare al mondo che Montalcino non si è fermata, che ha guardato avanti, che ha saputo osare anche con una manifestazione dal vivo che ha portato i giornalisti del vino al chiostro del Museo di Montalcino, per toccare con mano la qualità della produzione vitivinicola della zona.
La nuova formella in mezzo a quelle degli anni passati, con i vertici del Consorzio del vino Brunello di Montalcino
Ma nel bicchiere? Gli assaggi, confrontando in particolare il Brunello di Montalcino 2016 e la Riserva 2015, hanno tradotto le stelle in un’analisi dell’annata più chiara. Entrambe annate da massimo dei voti, ma che si sono dimostrate avere peculiarità estremamente differenti.
Un momento delle degustazioni, che si sono svolte rispettando i parametri delle norme anti-Covid
Sono Brunelli godibili fin da subito, con aromaticità spesso più vicine a sentori balsamici e di erbe aromatiche piuttosto che alla frutta matura. Vini di grande eleganza e buona struttura, con una trama tannica molto fine, ma con una prospettiva di longevità decisamente alta. Insomma, buoni ora, probabilmente ottimi o anche strepitosi fra qualche anno, ma per questo aspetto ci affidiamo al nostro istinto e alla nostra esperienza, perché durante le degustazioni la sfera di cristallo non era fornita.
Il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci
In particolar modo segnaliamo (non è una classifica): Montosoli di Altesino, Filo di Seta di Castello Romitorio, AD 1441 di Castello Tricerchi, Diletta di Col di Lamo, La Mannella di Cortonesi, Le Macioche, Fattoi, Giodo, La Palazzetta, Lisini, Poggio di Sotto, Santa Giulia e Sasso di Luna di Sassodisole.
Una bella e suggestiva immagine del territorio di Montalcino
Per le riserve, mantenendo lo stesso ragionamento già fatto per il Brunello 2016, abbiamo invece scelto: Caparzo, Millecento di Castiglion del Bosco, Cerbaia, Col d’Orcia, Franco Pacenti, Vigna Manapetra di La Lecciaia e Ventolaio.
Il focus è stato sul Brunello 2016, la Riserva 2015 e il Rosso di Montalcino 2019
L’annata 2019 ha regalato ottime soddisfazioni: vini freschi, fruttati e anche abbastanza persistenti. Abbiamo apprezzato soprattutto chi ha fatto un vino netto e “semplice”, senza cercare di fare dei mini-Brunello, che snaturano l’anima di questa denominazione.
Federica Pellegrini nel video di presentazione del Benvenuto Brunello Off
Madrina e autrice della formella celebrativa era la campionessa di nuoto Federica Pellegrini, che ha scelto un simbolo molto significativo: l’araba fenice che lei stessa ha tatuato sul collo. Lo sfondo color acqua, con i riflessi delle onde, le cinque stelle, l’araba fenice e una frase molto significativa: «Ad ogni vendemmia la rinascita di un mito».
Il presidente Fabrizio Bindocci con la formella celebrativa dell'annata 2020
La squadra dei sommelier dell'Ais Toscana
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)
Il nostro viaggio enoico, calice dopo calice, camminando nella cantina di Località San Cassiano
Da sinistra: Alberto, Teresio e Alessandro Schiavi