04-12-2020
Il team delle Morette: la produzione parte dal vivaio di barbatelle per arrivare alle bottiglie di Lugana
Le Morette vanno alle radici del vino. Nel senso letterale del termine. Perché la loro ricerca di qualità e d’identità nella zona del Lugana, a ridosso del lago di Garda, parte davvero dalle radici, o meglio dalle barbatelle che realizzano direttamente nel loro vivaio.
L’azienda infatti è partita 60 anni fa proprio come vivaio specializzato nella realizzazione delle barbatelle che utilizzano non solo per loro, ma che vendono ad altri produttori, soprattutto nella zona del Lugana e delle confinanti aree vitivinicole.
Paolo, Valerio e Fabio Zenato nelle vigne
L’attività del vivaio, nello specifico, consiste nell’innesto al banco delle gemme della cultivar europea, come la Turbiana con la quale viene realizzato il Lugana, su talee americane, con lo specifico taglio a “Omega”. Successivamente la barbatella (che prende il nome dalla “barba” uniforme di radici che vengono prodotte) viene piantata e preparata in campo per un anno, prima di essere poi venduta o utilizzata nelle vigne dell’azienda.
Il vivaio delle Morette
«L’area di produzione, circa 2.500 ettari complessivi, è caratterizzata da un terreno con una consistente percentuale di argilla del 30-40% - spiega Fabio Zenato – Per quanto riguarda la nostra produzione, invece, puntiamo molto alla sostenibilità: una parola, questa, della quale spesso si abusa, ma noi cerchiamo di valutare ogni aspetto della produzione. Per fare un esempio, le nostre bottiglie personalizzate, con tanto di marchio in rilievo, sono le più leggere al momento in circolazione, per quanto riguarda questa tipologia specifica».
La nuova cantina delle Morette
L’azienda si concentra sul Lugana: il vino più rappresentativo è il Mandolara, 100% Turbiana, del quale ne vengono prodotte 300mila bottiglie, che rappresentano i tre quarti della produzione complessiva azienda che si assesta attorno alle 400mila bottiglie.
Mandolara, Benedictus e Riserva: le tre espressioni di Lugana Doc
Più complesso, invece, il Benedictus, anche in questo caso Lugana realizzato con Turbiana in purezza, che arriva da vigne più vecchie, con uve che vengono vendemmiate circa un mese dopo, in sovramaturazione. Poi macerazione sulle bucce e fermentazione: circa il 20% finisce la fermentazione in tonneaux e lì rimane per massimo sei mesi. L’annata 2019 ha un palese difetto di gioventù: si sente il potenziale di un vino ricco e complesso, ma denota alcune spigolature che solo il tempo riuscirà ad arrotondare. Ma non perde la caratteristica nota (vincente) di sapidità. Prezzo di circa 13/14 euro in enoteca, 20mila le bottiglie prodotte.
La Turbiana ormai matura e pronta alla vendemmia
Anche in questo caso un parte lavora in legno (in questo caso tra il 25 e il 35%), per poi riposare 18 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio. In questo caso la complessità è notevolissima, con la frutta che lascia spazio a note più speziate, tra cannella e vaniglia, ma con sentori anche di the verde, di miele di castagna e un finale di mandorla. Vino che è ancora ben sorretto da acidità e dalla sapidità e che lascia sempre la sensazione di volerne assaggiare un altro sorso. E così la bottiglia finisce in fretta. Prezzo circa 20 euro in bottiglia (sempre in enoteca), con tante variabili di abbinamento anche con carni e tartufo.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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Massimo Piccin
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