Cento anni di storia alle spalle, da celebrare con un vino che ha le radici nella tradizione ma che si proietta nella modernità.
Frecciarossa ha voluto festeggiare i 100 anni di vita, dal 1919 al 2019, lanciando anche un nuovo prodotto, l’Anamari, che vuole essere anche testimone delle caratteristiche del territorio, dell’Oltrepò Pavese.

La famiglia di Frecciarossa: Margherita Odero, Valeria Radici Odero e Carillo Radici
«I nostri primi cento anni – sorride
Valeria Radici Odero – La mia famiglia ha origini liguri. Tutto è iniziato da
Mario Odero, che dopo tanti anni in Galles, era tornato a Genova. Ma poi non aveva più voglia di rimanere lì, ha venduto tutto e ha comprato proprio
Frecciarossa.
Giorgio Odero, mio nonno, quando aveva 18 anni, si è iscritto ad
Agraria a Milano e dopo è andato in Francia, da dove è tornato con idee nuove».
Una di queste, che ha poi aperto le strade per le esportazioni, è stata la bottiglia. Erano tempi, quelli, in cui il vino era venduto tutto sfuso. «Quando finì il proibizionismo negli Stati Uniti, nel 1933, siamo stati i primi a esportare lì il vino. Avevamo la licenza numero 19, primi ancora della Campari».
E dopo nonno
Giorgio, è arrivata mamma
Margherita Odero: «Nel 1963 si è iscritta anche lei ad
Agraria. Quell’anno erano solo tre donne, a quella facoltà: si laurearono poi solo in due…». Altri tempi.
La storia della famiglia Odero arriva fino ai giorni nostri, con Valeria Radici Odero che ha ormai preso in mano le redini dell’azienda. «Abbiamo 20 ettari, che presto diventeranno 23 – spiega – La maggior parte sono dedicati al Pinot Nero. E non ne abbiamo mai abbastanza…».

Valeria Radici Odero all'interno di Villa Odero
Eppure il richiamo dal passato, dalle radici dell’Oltrepò Pavese, era troppo forte: «L’unico vigneto che non è di proprietà, lo abbiamo in affitto da un signore di 86 anni – spiega
Valeria Radici Odero – Qui sono coltivate
Croatina,
Barbera,
Uva Rara e
Vespolina. Si tratta di una vigna fantastica che, tramite una selezione massale, stiamo ricostruendo».
E il legame con il territorio è forte: «Questi uvaggi sono nostri, solo nostri, un patrimonio dell’Oltrepò Pavese. E hanno un potenziale di invecchiamento molto lungo. Era il vino di mio nonno, che aveva chiamato Gran Cru».

La cantina di Frecciarossa
Un vino che era stato abbandonato per concentrarsi sui monovitigni, e che ora ritorna, con una maggiore padronanza delle tecniche in vigna e in cantina, con il nome di
Anamari, che ricorda la popolazione che per prima ha vissuto in queste zone. Un vino nuovo, ma antico, insomma. Si tratta di
Croatina,
Barbera e
Uva Rara in parti sostanzialmente uguali, con il 2% di
Vespolina.
Come spiegato anche da Armando Castagno durante la presentazione ufficiale di questo vino, «la Croatina conferisce struttura, la Barbera acidità, e l’Uva Rara l’eleganza, in quanto la sua leggerezza va a portare maggiore finezza». Ne sono state prodotte 2.297 bottiglie e 50 magnum, da quel vigneto che è di solo mezz’ettaro. «Il vino appena uscito è un 2017 – spiega ancora Castagno - annata calda e precoce, che metteva a rischio i profumi. Ma in questo caso, la situazione è stata diversa». E lo dice il nome stesso dell’azienda, Frecciarossa, che non ha nulla a che vedere con i treni. «Deriva da Fraccia Rossa, ovvero frana rossa, perché qui è presente un terreno argilloso, che ben trattiene l’acqua» ha sottolineato Castagno.

Un momento della vendemmia
Il vino rispecchia le intenzioni della famiglia
Odero: i profumi richiamano i sentori classici dei vini dell’Oltrepò Pavese, con un frutto ricco e pieno, con una parte anche leggermente balsamica e floreale, e un’intensità notevole.
In bocca, poi, c’è una prevalente acidità che lo inserisce di diritto nei vini da invecchiamento. La bevibilità è buona, al momento, ma crediamo che l’evoluzione sia il “fattore in più” di questo prodotto.

La Riserva Villa Odero 1990, dal quale è poi nato l'Anamari
Interessante è stato anche il paragone con il suo “cugino”, la
Riserva Villa Odero 1990, che era stato realizzato proprio da quel vigneto, con quei vitigni. Questo vino, nonostante i 30 anni, dimostra ancora di essere vivo e fresco, con una ragionevole evoluzione al naso.
Senza dimenticarci comunque del Pinot Nero. L’azienda, infatti, ha le fondamenta solide grazie a questo vitigno, che gli permette di produrre sia spumanti di alto livello, sia rossi che riescono a unire struttura ed eleganza: assolutamente da provare è il Giorgio Odero Pinot Nero.