«Carlo, devi proprio venire a conoscere un ristorante, veramente valido. Sono bravi, appassionati, rispettano la materia prima, lo chef è giovane e possiede le giuste tecniche». Dall’altra parte del telefono è Aldo Nenzi, grande ed esperto gastronomo, uno – per dire – che già una ventina d’anni fa frequentava l’Osteria Francescana di un certo imberbe e semisconosciuto Massimo Bottura (ce lo ha ricordato qui Andrea Grignaffini, suo compagno di bisbocce). Una garanzia totale, dunque. Però…
«Va bene, Aldo. Come si chiama il posto?».
«Derby Grill» (primi dubbi: il nome è così così come meta gourmand. «Lo sappiamo, ma è un’insegna storica, qui è molto conosciuta… Magari la cambiamo!», ci racconteranno»).
«Ok. Aldo, dov’è questo Derby Grill?».
«A Monza» (altri, forti dubbi. I non lombardi devono sapere come sostanzialmente i milanesi considerino Monza nulla più che il futuro capolinea della linea rossa, i lavori sono pure in ritardo, si chiamerà “Monza Bettola”, che è già tutto un programma. Stop. Sostanzialmente, l’idea è che sia una città facile da raggiungere, ma inutile da raggiungere: così che, nella logica ambrosiana, la metro serve per portare i monzesi a Milano, mai il contrario. Una sorta di grande borgo periferico popolato da persone perbene e laboriose, brianzoli con il pallino dell’imprenditoria. Ah, poi c’è il Gran Premio una volta l’anno… Ma per il fine dining, rivolgersi altrove).

Tany Nardi, lo chef Fabio Silva, Francesco Nardi e Aldo Nenzi
Comunque,
Nenzi è
Nenzi: la sua storia impone che ci si fidi. Lui poi è intelligente e, all’appuntamento concordato, si prodiga a smentire tutti i nostri pregiudizi milanocentrici: sgambata per il bel centro storico, accogliente e ben tenuto; visita alla meravigliosa Cappella di Teodolinda nel Duomo, con le pitture murali degli
Zavattari di sconvolgente bellezza anche grazie al recente, superbo restauro, condotto sotto l’egida della
Fondazione Gaiani. Custodisce un gioiello assoluto come la Corona Ferrea, folgorante. Poi c’è la Villa Reale…
Insomma, parecchio da vedere, i turisti vengono da tutto il mondo – tranne che da Milano, forse - per ammirare quello dichiarato dall’Unesco come “Patrimonio Testimone di una Cultura di Pace per l’Umanità”. Il bello l’abbiamo dunque trovato, e il buono?
Il Derby Grill è il ristorante dell’Hotel de la Ville, che i più sagaci intuiranno essere proprio di fronte alla Villa Reale. E’ il miglior indirizzo cittadino in fatto di hotellerie: sontuoso, fa parte degli Small Luxury Hotels of the World. Interessante, la sua storia: nato come locanda a fine Ottocento, dal 1956 è gestito dalla famiglia Nardi, a sua volta di lungo corso nel settore: veneziana d’origine, è stata al Minerva a Roma, poi a Como, a Brunate, al Palace di Sanremo… «Iniziò il mio bisnonno, noi siamo la quarta generazione», ci racconta Francesco Nardi, la cui giovane età s'accompagna alla competenza. Fu invece il nonno Bartolomeo a giungere in Brianza, iniziando a occuparsi di questa struttura di proprietà della famiglia Fossati, quelli della Star: il dado da cucina, per intenderci. I Nardi hanno accompagnato la crescita del de la Ville nei decenni, l’ultimo ampliamento nel 2008, per giungere alle attuali 70 pregevoli camere, più una villa come dependance. «Una volta la clientela era perlopiù di affari, ma negli ultimi tre anni il turismo è cresciuto sempre più: americani, inglesi, svizzeri…». Il ristorante, nato nel 1957, è oggi un punto di forza, «col food&beverage facciamo il 50% del fatturato. Siamo il punto di riferimento cittadino, abbiamo 5 sale per eventi», la banchettistica di qualità a Monza è targata Derby Grill.

In cucina c’è
Fabio Silva da Secondigliano, classe 1978, arrivato qui a 19 anni come commis apprendista dopo il classico iter partito con l’Alberghiero, e poi cresciuto sempre più. Un prodotto del vivaio, si direbbe nel mondo del calcio, col bagaglio arricchito negli anni da importanti stage:
Claudio Sadler, Antonino Cannavacciuolo, Paola Budel al
Venissa,
Luigi Biasetto perché c’era da imparare anche la pasticcieria. L’origine napoletana si nota nei piatti, come vedremo: ma non è prevalente, ha trovato il giusto mix, anche perché deve confrontarsi ogni giorno col palato fine di
Tany Nardi, zio di
Francesco nonché gastronomo ufficiale di famiglia, «l’altro giorno ero a New York al
Momofuku…», insomma uno che i confini cittadini non sa cosa siano e innerva di mondo la sua sapienza a tavola. Organizza mensilmente cene speciali per bei tipi quali
Grignaffini, gli stessi
Nenzi e
Nardi più altre forchette illustri, recente l’esordio anche di
Paolo Marchi.

Due degli assaggi: Ravioli in farcia di provola affumicata, ragù napoletano e aglio nero e Piccione al porto, spugnole ripiene dei suoi fegatini e purea di zucca
Al
Derby Grill si beve bene - la sala è curata dall’esperto
Roberto Brioschi – e si mangia benissimo e mai banale. Giuste le cotture, brillante il mix tra proposte classiche e suggestioni contemporanee, bello l’utilizzo degli aromi – anche esotici, diciamo così – per regalare un’anima nuova a piatti di ottimo
comfort food, così da tranquillizzare il tradizionalista ma intrigare anche l’innovatore. I nostri assaggi:
Panella di ceci biologici con calamari, ortiche e marmellata alla birra d’orzo (birra
Carrobiolo, vanto locale,
ndr); delizioso il
Luccioperca in crosta di frutta secca, acini d’uva e indivia belga; quindi l’immancabile e goloso
Risotto con la luganega magra, specialità monzese, qui al giusto punto di cottura; perfetti anche i
Ravioli in farcia di provola affumicata, ragù napoletano e aglio nero, bellissimo contrappunto gustativo alla suadenza della salsa; poi un intrigante
Trancio di storione con yogurt al fieno e crema d’ostrica; si gode anche col
Piccione al porto, spugnole ripiene dei suoi fegatini e purea di zucca. Dessert:
Taglio di mela golden al karkadé con marshmallow di passion fruit e crema di latte, per finire con la
Mousse di grué di cacao, salsa alla susina e sorbetto di fico d’India. Tutto notevole, davvero.
Domani a Monza c’è il Gran Premio: tutto prenotato, al Derby Grill. Da dopodomani, concedetevi invece un Gran Pasto.