È stato detto che “ci sono serie tv che parlano di cucina. E poi c’è The Bear, che della cucina fa il cuore pulsante di un dramma umano, sociale, emotivo”. Una vertigine, più che la celebrazione della ristorazione o una questione di ricette. Ma che con la tavola – presa seppur come spunto narrativo – ha certo molto a che fare: tantoché per la presentazione della quarta edizione della saga, prodotta da FX e distribuita in Italia da Disney+ (sarà in onda da stasera, 26 ottobre), è stata scelta la location più adatta: Identità Golose Milano, il nostro hub internazionale della gastronomia, dove martedì scorso si è tenuta una serata speciale, solo su invito; e da domani e per tre giorni (27 - 28 – 29 giugno dalle 19,30. Per prenotarsi clicca qui) ospiterà altrettante cene ispirate alla serie pluripremiata - ha portato a casa 21 Emmy e 5 Golden Globe. Un’occasione imperdibile per entrare davvero nell’universo di The Bear.
Identità Golose Milano si trasformerà in un set gastronomico dove ogni dettaglio - dalla cucina al servizio, dalle luci al suono - richiamerà la tensione, il cuore e la passione della serie acclamata da pubblico e critica. L’evento, firmato
Disney+, Identità Golose Milano e
TheFork, fonderà storytelling, atmosfera e cucina d’autore in un’esperienza interattiva e multisensoriale. A orchestrare il servizio, lo chef
Edoardo Traverso, che interpreterà i momenti chiave della serie con un menu originale, da vivere in più atti: si partirà con un omaggio alla Chicago di
Carmy (ecco tanti hamburger speciali), poi si farà focus sulla seconda stagione, “dalla frenesia si passa alla cura”, con un
Chawanmushi di Parmigiano Reggiano con funghi cardoncelli da scannellare live, quindi si passerà a una “fase 3” dove “l’attenzione si sposta sulle connessioni e le relazioni” (interpretata dallo chef con una
Pasta shake al pomodoro da completare con pesto di pomodori secchi, stracciatella e basilico, tutto in condivisione, “perché solo insieme il piatto si completa”), subito dopo alla “fase 4” che riflette l’ambizione di
Carmy di trasformare il locale in un ristorante stellato (
Stracotto di cappello di prete su letto di spinaci, crema di patate, salsa di spinaci e salsa di carote con fondo di manzo), per concludere la cena con un beneaugurante cannolo sicialiano da riempire e decorare sul momento.
The Bear ha fatto irruzione nel panorama televisivo come un coltello affilato in una cucina surriscaldata. La trama ruota attorno a
Carmen "Carmy" Berzatto, un giovane e già celebre chef dell'alta cucina, che – in seguito al suicidio del fratello maggiore – torna a Chicago per prendere le redini della paninoteca di famiglia,
The Original Beef of Chicagoland. Un luogo lontanissimo dai laboratori gastronomici stellati da cui proviene, eppure colmo di memoria, dolore, affetti difficili, promesse mai mantenute.
Carmy non trova solo padelle incrostate e fornelli rotti, ma soprattutto una brigata sfiancata, divisa, cinica, a cui deve restituire intanto tecnica e ordine, poi anche dignità. Insieme a lui, una giovane sous-chef ambiziosa e ipercompetente,
Sydney, e un cast corale straordinario, dal "cugino"
Richie, nervoso e sboccato, al panettiere
Marcus, appassionato e silenzioso. Nessuno è una comparsa. Tutti hanno un ruolo, un'anima, un passato.
The Bear colpisce per il montaggio serrato, i dialoghi concitati, gli ordini urlati in sala, il rumore dei coltelli che sbattono sul tagliere. È in questo senso una serie sensoriale: si sente il calore, il sudore, l’adrenalina. Ma non è solo caos: rappresenta anche una riflessione intima sul lutto, sull'identità, sull'eredità familiare. Sui silenzi che inghiottono le famiglie, sulle scelte che ci inseguono.
Carmy è un genio fragile, segnato da un mondo dell’alta cucina che lo ha valorizzato e insieme devastato. I suoi attacchi di panico sono la controfaccia delle stelle Michelin. E il suo tentativo di portare rigore e visione in un luogo tanto disfunzionale quanto affettuoso è una metafora struggente della rinascita.
Per chi lavora nella ristorazione, sarà difficile non rivedersi in almeno un gesto, un dialogo, uno sguardo. Per chi guarda da fuori, sarà un’occasione rara per capire cosa significa davvero stare “dietro” una linea. Per chi verrà a
Identità Golose Milano in una delle tre serate, un modo per immergersi ancora di più in una serie che racconta il settore da un punto di vista originale. Essere chef non per gioco, ma per vita.