08-10-2020
Daniele Usai, chef del Tino e del bistrot Quarantunododici a Fiumicino (Roma). Firma le cene di Identità Golose Milano fino a sabato 10 ottobre (prenota qui). Usai sarà anche relatore al congresso di Identità Golose, sabato 24 ottobre, ore 14.40, Sala Blu 2 (iscrizioni qui). Foto Onstage studio
C’è Daniele Usai a Identità Golose Milano ed è un delitto non approfittare della sua presenza. Innanzitutto per le capacità del cuoco romano: le foto dei piatti che ci tengono compagnia a cena fino a sabato 10 ottobre parlano chiaro, ma ancor di più i loro felice intreccio di sapori (il dettaglio del menu è qui). Soprattutto, è un privilegio parlare con il patron del Tino di Fiumicino per le tematiche che è capace di sollevare: la rivalutazione del pesce povero, la plastica dei nostri mari e la sostenibilità di tutta la filiera. Problemi che ogni giorno il ragazzo scruta da vicino, dai pescherecci alle aste del pesce, dai banconi delle pescherie ai taglieri dei suoi ristoranti. Che sono due: il Tino ma anche il Quarantunododici, il bistrot di cucina più semplice che sta al piano terra, sotto all’insegna ammiraglia. Sei a Fiumicino da più di 4 anni. Sì, aprimmo il Tino a Ostia, dove sono nato, nel maggio 2006. Dieci anni esatti dopo, abbiamo preso posto a Fiumicino, nel complesso del cantiere navale del Nautilus. Abbiamo occupato una costruzione di legno e vetro vuota, senza pavimenti. Era da tempo che il mio amico d’infanzia Paolo Stillitano mi invitiava a traslocare da lui. L’abbiamo fatto quand’eravamo pronti economicamente. Siete cresciuti anche nell’approccio alla cucina? Sì. Da giovanissimo mi facevo influenzare dalle novità che arrivavano dalla Spagna: cercavo la tecnica esasperata, stratagemmi velleitari che ci facessero affermare. Nel 2014 ho iniziato a pensare che forse avrei dovuto sviluppare una cucina più identitaria, che rappresentasse il mio territorio. Contestualmente, è arrivata la stella Michelin, che ha avuto il suo peso. Col trasloco mi ha aiutato la vicinanza all’asta del pesce di Fiumicino, un fattore che ha accelerato ulteriormente la nostra consapevolezza.
Giardino iodato, un piatto dai contenuti che cambiano in relazione al pesce disponibile a Fiumicino. A Milano c'erano tonno alalunga crudo, tartare di ombrina, gamberi rosa, lampuga marinata, lupini. Sapori magnifici, rinfrescati dalle erbe dell'orto di Usai
Bottoncini ripieni di gamberi rosa di Fiumicino a tartare e zafferano, un omaggio a Antonio Carluccio, chef scomparso due anni fa del Neal Restaurant, il primo ristorante italiano gourmet di Londra. Accanto, un dashi degli stessi gamberi rosa
Broccoli e Arzilla, rivisitazione della classica minestra romana riproposta come secondo piatto. L'arzilla è cotta sull'osso e le salse sono 4: broccoli, pomodoro confit, aglio e alga dulce
Semifreddo alle erbe aromatiche del mio orto
Briefing coi ragazzi di sala
Con il resident staff di cucina
Racconti, storie e immagini dal primo Hub Internazionale della Gastronomia, in via Romagnosi 3 a Milano
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt