Andria, centro storico. Apri una porta e capisci subito che Alterego Pizza Boutique non è la pizzeria di sempre: è un luogo pensato per parlarti attraverso la pizza ma anche attraverso lo spazio, il suono, la luce. Ogni dettaglio è curato con attenzione, dentro un contesto che mescola accoglienza e ricerca, senza mai sembrare convenzionale.
Classe 1989, Davide Di Chio è l'anima del progetto. Cresciuto tra cucine e pizzerie fin da ragazzo, ha scelto un percorso da autodidatta, senza scuole alberghiere ma con anni di gavetta, esperimenti e viaggi in Italia e all'estero che gli hanno permesso di raccogliere tecniche, abbinamenti e visioni. Alterego nasce nell'aprile del 2023 con un obiettivo dichiarato: far evolvere l'idea di pizza, trasformandola in un linguaggio gastronomico su cui costruire un'intera esperienza di cena, dall'antipasto al dolce, senza appesantire e senza ripetersi.
Il cuore è nell'impasto e nella cottura. La tecnica è ragionata, frutto di studio su fermentazioni e maturazioni, con tempi lunghi che regalano leggerezza e profondità di sapore. La fiamma è quella viva della legna d'ulivo, omaggio a un territorio che
Davide conosce bene e che vuole raccontare con rispetto. Ci si siede e si sceglie un percorso: una degustazione tutta a base pizza che cambia consistenze e cotture — vapore, fritta, forno a legna, interpretazioni più spinte. Non ci sono patatine, crocchè o antipasti di contorno. All'inizio, quando
Davide muoveva i primi passi con
Alterego, tra gli antipasti comparivano anche piatti di cucina, segno della sua formazione da chef. Oggi la scelta è stata netta: il percorso deve essere interamente focalizzato sulla pizza, dall'antipasto al dolce. Alla carta si può naturalmente ordinare, ma il consiglio è affidarsi al menù degustazione, che rappresenta la vera essenza del progetto.
Alterego è il nome e anche una dichiarazione di intenti: due lati della stessa persona, tradizione e sperimentazione al 50 e 50. È una linea sottile ma netta: niente esercizi di stile fini a se stessi, niente nostalgia come alibi. L'obiettivo è equilibrio: far parlare gli impasti, dare spazio alla materia, cercare una sapidità chiara, un finale pulito. In carta il mare incontra la terra e il mondo vegetale con naturalezza; il menu si muove ogni due o tre mesi per seguire stagioni e idee, lasciando che l'attualità culinaria entri in bottega solo quando serve davvero.
C'è un gusto personale che attraversa tutto: la curiosità per le consistenze, le spume leggere, le polveri aromatiche, le cotture ibride. Ma la traiettoria resta leggibile, mai criptica. L'esperienza è costruita come un racconto: il ritmo delle uscite, il dialogo col servizio, il design che accompagna senza sovrastare. È il tentativo — riuscito — di dare alla pizza un contesto narrativo, oltre la somma degli ingredienti.
Ed è qui che entra in gioco la seconda parte del nome:
pizza boutique. Non si tratta di una semplice pizzeria, ma di un luogo in cui ogni dettaglio è studiato e curato come in una bottega d'artigianato gastronomico. E dietro questo progetto non c'è solo
Davide, ma anche
Marianna, la compagna che lo affianca ogni giorno. Viene dal mondo della moda, dalle passerelle e dai tessuti, ed è campana: un legame profondo con la terra della pizza.
Davide sottolinea con riconoscenza quanto il suo sostegno sia stato determinante, presenza costante che lo ha aiutato a dare concretezza a un sogno.
La pizza che lo ha fatto conoscere anche fuori da Andria è stata la
Polpo a colori: una base cotta su pietre di fiume, con polpo a bassa temperatura ripassato in forno a legna, spuma di mozzarella, ricotta e pecorino, salsa di pomodoro San Marzano, crema di porri confit, salsa di datteri gialli, salsa di sedano e olive nere disidratate. Un piatto che racconta bene la sua filosofia: tecnica, visione e capacità di sorprendere senza dimenticare il legame con la materia.
Da quell'esperienza è nata poi una riflessione che ha portato a una delle idee più rappresentative di
Alterego: la
Margherita amuse-bouche. Tutto parte da un aneddoto: un cliente, dopo aver scelto il menu degustazione, restò deluso di non aver trovato la regina delle pizze. La risposta di
Davide fu inizialmente spiazzante — la margherita è troppo semplice per un percorso di ricerca — ma l'episodio lo spinse a ripensarla. Dopo mesi di prove arrivò questa versione destrutturata, servita come amuse-bouche: una cialda croccante di pizza con polvere di pomodoro, polvere di basilico e parmigiano reggiano. Un boccone piccolo ma simbolico, che racchiude tecnica, ironia e rispetto per la tradizione.
Tra le nuove creazioni c'è anche la sorprendente
20 verdure, ispirata a un piatto dello chef messicano
Paco Méndez e tradotta da
Davide in chiave personale. Una vera sinfonia vegetale che gioca su consistenze e freschezze: crema di bietole, spuma di ricotta e basilico, insalata di puntarelle, germogli di ravanello, borragine, coriandolo, pisello, basilico rosso, aglio, bietola rossa, lupino e acetosella, lattughino romano, gelé di lattuga, fiori di zucca, aneto, basilico cristallizzato, foglie di sedano cristallizzate, fiori di zucchine, polvere di timo e fiori eduli misti. Un lavoro di equilibrio che rimanda all'alta cucina e dimostra come la pizza possa farsi piatto complesso senza perdere identità.
Il percorso si chiude con un dolce che ha conquistato gli ospiti: la
Margherita dolce. Qui la pizza viene cotta a vapore e poi ripassata in forno statico per ottenere un contrasto di morbidezza interna e croccantezza esterna. In superficie, marmellata di pomodoro riccio, spuma di ricotta dolce, germogli di basilico e olio monocultivar Coratina. Un dessert che chiude il cerchio, evocando la pizza più iconica e trasformandola in un finale inaspettato.
Queste tre tappe — la Margherita amuse-bouche, la 20 verdure e la Margherita dolce — raccontano l'evoluzione di un pensiero. Partito da un'intuizione e cresciuto attraverso la sperimentazione, oggi Alterego propone un linguaggio gastronomico con radici solide e uno sguardo rivolto al futuro.