Mondo pizza

15-09-2025

La grande pizza di resistenza di Angelo Rumolo, a Le Grotticelle, Caggiano

Nel Salernitano, a quasi 1000 metri d'altitudine, il giovane pizzaiolo lascia che siano le sue radici a modellare l'identità del suo lavoro. Il risultato? Un disco lievitato sorprendente, che narra fatica, pensiero e territorio. Senza compromessi

Angelo Rumolo, patron e pizzaiolo de Le Grotticel

Angelo Rumolo, patron e pizzaiolo de Le Grotticelle, country house a Caggiano (Salerno), mentre scruta i monti che circondano la sua pizzeria

Angelo Rumolo non è un pizzaiolo. O almeno non lo è prima di essersi dedicato a tutto ciò che contribuisce a rendere la sua pizza quello che è oggi.

La sua giornata inizia molto presto e finisce molto tardi. Sintesi: Angelo dorme davvero poco. Ma poco conta se il benessere che ogni azione produce è superiore a qualunque altro modello di vita possibile.

Per comprendere meglio il suo lavoro, innanzitutto dobbiamo scoprire il contesto di questa storia. Ci troviamo a Caggiano, a 1000 metri s.l.m.: qui la neve scende ancora copiosa, eppure molto meno rispetto a quando la coltre bianca rivestiva il borgo già da ottobre. Un paese da 2000 anime, con pochi giovani, e dove in inverno regna la desolazione più totale. Ecco perché l’estate è così importante per questo giovane pizzaiolo e patron che, come la saggia formica, fa scorta per i tempi più tosti.

La splendida tenuta de Le Grotticelle costruita dal padre di Angelo

La splendida tenuta de Le Grotticelle costruita dal padre di Angelo

D’altronde, in casa sua non ci si è mai risparmiati: la sua è una famiglia di contadini e pastori, con un padre che ha lavorato la pietra ed è proprio opera delle sue mani, la tenuta che oggi ospita Le Grotticelle, country house con pizzeria: marmo, pietra, legno sono stati levigati dal papà di Angelo che, assieme allo zio, lo sostengono nella sua attività, come d’altronde la sorella e i cugini, in parte impegnati anche nell’altro punto goloso della famiglia Rumolo, la pizzeria d’asporto al centro del paese, Il Grotto.

La sala de Le Grotticelle

La sala de Le Grotticelle

È cresciuto, dunque, con sapori genuini e chi ha conosciuto “il buono” nella vita, difficilmente torna indietro; ragion per cui, appare del tutto naturale che Angelo risulti del tutto intollerante a un cibo processato, a un pomodoro che non ha visto crescere sotto ai suoi occhi, a una carne di cui non conosce l’origine esatta, per citare solo alcuni degli ingredienti che ha a cuore. Basti pensare che la produzione limitata di pomodoro ha guidato la scelta di prediligere in carta pizze perlopiù bianche, e una volta finito, c’è ben poco da fare: non ce n’è, non si usa. Soprattutto se si parla di zammedda: una specialità caggianese, la somma di cinque pomodori diversi che vengono stracotti lentamente, fino a dimenticarli, e poi conditi con abbondante pecorino, il giusto per sublimare una pizza fritta e soffritta. Dimentichiamo la parte croccante, o alveolature pronunciare: questo boccone dorato è dominato da una sofficità eterea, vaporosa, una nuvola che non lascia segni, se non quello di desiderarne ancora.

La pizza fritta e soffritta con la zammedda

La pizza fritta e soffritta con la zammedda

Sin da questo primo morso, si coglie una caratteristica identitaria dell’impasto di Angelo, realizzato prevalentemente con farina zero e solo una piccola traccia di tipo 1 (anche in questo caso, la scelta ricade sul territorio): una sapidità ridotta al minimo. Non occorre spingere più del dovuto; ad arricchire la base ci penserà l'ingrediente che, ancora, resta il più naturale possibile. Pensiamo alla patata: Angelo la introduce sulla pizza senza ridurla in spuma o crema, ma onorando quella consistenza farinosa, il suo profumo di terra, sottoponendola a una doppia cottura, la prima sotto cenere, e poi in forno sulla pizza, in contatto con gli altri ingredienti senza essere condita.

Ginny Wild

Ginny Wild

E quella patata la sentirete tutta in Ginny wild, un messaggio d’amore a sua figlia, Ginevra, un piacere immenso per chi l’assaggia: misticanza, patata cotta nelle cenere, carpaccio di vitellina e in cima, chimichurri. Quanto è forte il ricordo di quelle carni alla brace ripassate in un intingolo a base di olio e prezzemolo; si incrociano le temperature della carne, freschissima, e quella dell’impasto che la scalda appena.

Una base equilibrata in termini di sapidità, dicevamo, con una scioglievolezza confortante, supportata da un morso che riempie, e completata da un cornicione soffice che invita a viverlo fino in fondo, «sebbene non tutti sappiano “utilizzarlo”» riflette Angelo. «Molte persone ancora non sanno mangiare la pizza e con troppa facilità scartano questa parte, senza pensare che può diventare un supporto per raccogliere meglio la farcitura», che – aggiungiamo – qui è generosa, golosissima.

Capra capra, agnello agnello

Capra capra, agnello agnello

«Quando entro in pizzeria, io mi rilasso», continua Angelo, perché buona parte del suo lavoro è fuori dalle mura delle Grotticelle: è terra, è sacrificio, ma è anche cura. Innanzitutto perché assieme ad Angelo c’è una famiglia intera a muoversi, e c’è quel senso di libertà che solo una montagna e cieli immensi possono darti, come un carburante che ripara e nutre per fare meglio subito dopo.

Sicuramente non è semplice, e ogni minima oscillazione va pesata scrupolosamente. «Caggiano non è Milano, non ci sono flussi continui, eppure le persone arrivano e ne siamo felicissimi perché tanti raggiungono questo posto solo per venirci a trovare. Ho tanti sogni, tanti progetti, ma non è ora il tempo di realizzarli; bisogna muoversi con cautela, a piccoli passi, cercando di comprendere l’ospite che abbiamo davanti, senza perdere mai l’obiettivo. Ma intanto ci godiamo tutto quello che abbiamo costruito fino a ora», lo racconta mentre scruta dall’alto le vette rocciose che segnano il confine con la Lucania, durante una caccia al tartufo.

Non è un’esperienza, è l’inizio di una giornata tipo di Angelo, che quel raccolto lo porta immediatamente sulla pizza, in cucina o a colazione, per chiunque scelga di fermarsi la notte in agriturismo.

La vista al risveglio

La vista al risveglio

Parte della colazione salata presso Le Grotticelle

Parte della colazione salata presso Le Grotticelle

Tartufo sull’uovo fritto delle sue galline, i formaggi affinati in grotta, come la capra in due consistenze che stupisce su uno spicchio di Capra capra agnello agnello: il passaggio in cantina lascia che si sviluppino delle persistenti note affumicate, mentre l’agnello è una tartare dolce, delicata e poi una polpettina che esprime molta più forza animale.

La cella di stagionatura di salumi e formaggi

La cella di stagionatura di salumi e formaggi

C’è la cicoria selvatica, ruvida, che si accende con il salame piccante mentre assimila tutta la salinità grazie all’incontro con un erborinato di capra; a ripulire il morso, una confettura di peperoncino e pomodoro delicata, con il supporto del cornicione.

Cicoria selvativa, salame piccante ed erborinato di capra, servito con confettura di pomodorini e peperoncino

Cicoria selvativa, salame piccante ed erborinato di capra, servito con confettura di pomodorini e peperoncino

La terra si esprime nella sua totalità con la barbabietola, arricchita da un trito di frutta secca nello spicchio condito con salsiccia cruda, pepata, freschissima e salsa al taleggio che taglia con acidità e robustezza la grassezza della carne e la dolcezza della rapa.

Salsiccia cruda, pesto di barbabietola e frutta secca, salsa al taleggio

Salsiccia cruda, pesto di barbabietola e frutta secca, salsa al taleggio

E lo spettacolo continua in cucina, che preserva e promuove la tradizione locale: dalla Genovese di cipolla e il trittico di carni che a essa segue in una domenica a Caggiano, a un boccone a cui pochi rinunciano una volta alle Grotticelle, il Pasticcio caggianese. 

Il pasticcio caggianese

Il pasticcio caggianese

Un pezzo di storia locale che ricorda quanti, qualche secolo fa, recandosi in visita a Napoli, portavano dietro le donne, che intanto si studiavano la cucina di corte dei monzù, fortemente influenzata dal gusto francese. Arriva fino a oggi l'opulenza di questo pasticcio: una massa uniforme, «un’enorme polpetta» realizzata con mollica di pane, caciocavalli – sì, ce n’è più di una varietà all'interno -, uova in abbondanza e prosciutto; poi viene tutto ricoperto da una pasta brisé ricca di strutto che custodisce il cuore e cuoce mentre tutti gli ingredienti si amalgamano.

Fatica e impegno qui alle Grotticelle non sono retorica, ma la visione che orienta i passi di chi crede che è nel sentirsi radicato a un luogo, il vero lusso. Costi quel che costi.


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Marialuisa Iannuzzi

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Marialuisa Iannuzzi

Classe 1991. Irpina. Si laurea in Lingue e poi in Studi Internazionali, ma segue il cuore e nella New Forest (Regno Unito) nasce il suo amore per l'hospitality. Quello per il cibo era acceso da sempre. Dopo aver curato l'accoglienza di Identità Golose Milano, dal 2021 è redattore per Identità Golose. Isa viaggia, assaggia. Tiene vive le sue sensazioni attraverso le parole.

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