20-02-2023
Fanny Bonet Monserrat, Benoît Gouez, Francesca Terragni - Foto: Giulia Mantovani
Il fascino di una giornata luminosa, con le sue sfumature di intensità, dalla più delicata e leggera, fino alla più carica e calda, in tre splendide annate: 2015, 2006 e 1999. La maison Moët & Chandon, fondata nel 1743 da Claude Moët e portata alla fama internazionale dal suo discendente, Jean-Rémy Moët, che sognava di "condividere la magia dello Champagne con il mondo" ha appena presentato a Milano il suo Grand Vintage 2015, sia blanc che rosé, rispettivamente il 76esimo Vintage e il 45esimo millesimato rosé a essere rilasciato. Per l'occasione, anche l'assaggio di altre chicche, che dimostrano la coerenza di linguaggio e di pensiero di una delle Maison più amate del mondo con i vigneti più vasti e diversificati della regione.
Moët & Chandon Grand Vintage 2015
Ma partiamo dai due protagonisti, Moët & Chandon Grand Vintage 2015 e Moët & Chandon Grand Vintage Rosé 2015, espressioni di un'annata unica, caratterizzata da luce intensa e caldo estivo. Il forte stress idrico, da marzo ad agosto, è stato seguito da acquazzoni, a pochi giorni dall'inizio della vendemmia, che però non hanno danneggiato le uve, lasciandole sane e ben mature, con buona concentrazione e aromi sorprendenti. La raccolta, durata 21 giorni, è iniziata il 7 settembre in piena luce e con un clima perfetto. Già dai primi giorni si capiva che la bacca rossa era particolarmente promettente: il Meunier era splendido e il Pinot Noir rivelava una maturità sorprendente, con un naso potente, fruttato e un finale corposo.
Moët & Chandon Chef de Cave Benoit Gouez
«Il 2015 è stato un anno di risveglio e di consapevolezza nei confronti del cambiamento climatico, sia in vigna che nel mondo. Grand Vintage 2015 è uno champagne di contemplazione – segna l'inizio di un nuovo giorno - spiega lo chef de cave Benoît Gouez -. Moët & Chandon Grand Vintage 2015 è uno champagne maturo, morbido e avvolgente. È definito dal suo colore giallo limone, dai riflessi luminosi, con bollicine fini e schiuma cremosa. Il suo bouquet si esprime dapprima con moderazione, per poi accennare sottilmente a un universo bianco-verde, morbido e fresco. Note iniziali di pangrattato, brioche fresca e pasta di mandorle lasciano il posto a fiori di sambuco e gelsomino, quindi a pesca bianca e anguria, completate da note di macchia mediterranea. Al palato è diretto e sicuro. La struttura generosa, con sfumature floreali, di anice e mentolo, dona leggerezza e freschezza a un Millesimato baciato dal sole. Il finale indugia su una nota leggermente sapida, una delicata amarezza che evoca la mandorla fresca».
Dopo questo primo assaggio, immaginate che la luce cresca leggermente, ed ecco il Moët & Chandon Grand Vintage Rosé 2015. Questo vino si distingue per la sua brillantezza, il suo bouquet speziato e il palato potente. Sfumature rosa granato con riflessi bluastri risplendono attraverso il perlage particolarmente. I suoi aromi iniziali richiamano bacche scure maturate al sole, come ribes nero, mora e ciliegia nera. Sentori di fico e fragoline di bosco si uniscono a note speziate di bacche rosa e pepe aromatico. Profumi di macchia mediterranea in fiore rinfrescano l'insieme. Al palato domina il Pinot Noir, con un frutto concentrato, scuro e profondo. I tannini creano angoli, rivelano sfaccettature, come in un gioiello grezzo. L'amarezza appetitosa di prugne e mirtillo rosso, con note di menta e anice, rinfresca il finale".
Moët & Chandon Grand Vintage Rosé 2015
«Ogni Grand Vintage rappresenta la mia personale interpretazione di una specifica annata e, come tale, è unico - continua lo chef de cave di Moët & Chandon Benoît Gouez - . Grand Vintage è l'occasione per scoprire - attraverso i miei occhi - l'originalità di una particolare vendemmia: non è un "riassunto" di quell’anno, quanto piuttosto la mia visione di ciò che ha rappresentato. Come un fotografo che inquadra uno scatto, seleziono i vini che comporranno l’assemblaggio finale di un Grand Vintage Moët & Chandon. È come lavorare con i negativi fotografici: puoi intravederne forme e contorni, puoi essere sicuro del risultato finale, ma non potrai esserne certo finché non avrai sviluppato la foto».
Dopo il luminoso tempo della mattina, è tempo di osservare il sole allo zenith, con tutta la sua forza e il suo calore. La metafora perfetta del Grand Vintage Collection 2006, che, dopo 15 anni di affinamento sui lieviti, dimostra una maturità ancora più sviluppata, caratterizzata da note secche e tostate, e il colore è oro brillante con bagliori verdastri. Al naso, emergono le note fruttate, da quelle iniziali più succose, come pesca e mango, fino a quelle più profonde e candite, come fichi e datteri. L’attacco in bocca è generoso, con un finale persistente che indugia sulla sensazione deliziosamente amara del limone candito.
Ora dopo ora, il cambiamento è costante, come sempre nella natura, si arriva quindi alla luce del tramonto. «Ma non è certo il tramonto di questo vino - scherza Benoît Gouez - che ha una vitalità impressionante e una freschezza inaspettata». Il Grand Vintage 1999 vanta ben 21 anni di riposo in cantina che conferiscono a questo Champagne una maturità profonda, dove emergono note iniziali scure, calde e dolci (liquirizia, torrone, Malaga) che poi diventano più secche (moka, nocciola, pane tostato, carbone). Al palato si sviluppa un'impressionante sensazione di potenza e volume, di un corpo avvolgente, pieno e allo stesso tempo etereo. Note generose di uva candita, datteri e miele lasciano il posto a un finale più amaro ma saporito, di caffè o liquirizia.
Per dimostrare la versatilità gastronomica di questi champagne è stato pensato l'abbinamento con i piatti di alcuni giovani talenti italiani, che hanno interpretato lo stile innovativo della Maison.
Nico Mastroianni, Xin Ge Liu, Andrea Leali, Maria Carta - Foto: Giulia Mantovani
Andrea Leali, bresciano classe 1993, chef di Casa Leali, che gestisce con il fratello Marco, ha pensato - in abbinamento alla morbidezza del Grand Vintage 2015 - una Giardiniera del Lago, verdure in giardiniera, piccoli pesci di lago in diverse consistenze e lavorazioni e salsa di sarde allo spiedo. Un modo originale per racchiudere tutto il lago e le sue usanze culinarie.
Seconda proposta firmata da Maria Carta, originaria di Seulo, comune della Barbagia che conta il maggior numero di ultracentenari al mondo (ben 25!), tradizioni che la chef custodisce con cura nel suo ristorante Is Femminas. Le note luminose e speziate di Grand Vintage Rosé 2015 sono state abbinate a Racconti di Terra e Mare, fregula fatta a mano con semola di grano bio Senatore Cappelli macinato a pietra, accompagnata da un ragù al nero di seppia, lavata solo con acqua di mare, servita su emulsione e scaglie di bottarga, basilico e carciofo fritto.
Ad interpretare il Grand Vintage Collection 2006, dal corpo pieno e tostato, Nico Mastroianni, chef venticinquenne del Santo Bevitore che ha portato in tavola Baccalà dell’entroterra: filetto di baccalà, servito con pecorino, olio al basilico, limone e cavolo nero. Un chiaro omaggio alle proprie origini ciociare.
Xinge's Moon, Grand Vintage Collection 1999 - Foto: Giulia Mantovani
Finale dolce con Xin Ge Liu, trent’anni, cinese di nascita ma italiana d’adozione, che ha scelto la culla del Rinascimento, Firenze, come luogo d’elezione dove dare vita alla propria passione per la cucina. La sua Xinge’s Moon, rivisitazione della Moon Cake a base di farina di riso con crema al taro, litchi e champagne, è stata l'elegante compagna del Grand Vintage Collection 1999.
La giornata in compagnia di Moët & Chandon si conclude, ma la luce non finisce mai.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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giornalista professionista e critico enogastronomico, è docente di Antropologia del Cibo e food marketing all'Università di Milano e all'Università Cattolica. Studia da anni il valore simbolico del cibo nelle religioni e collabora con alcune delle più importanti testate del settore
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.