08-12-2022
Preparazione artigianale di pizzoccheri, simbolo dei simboli della Valtellina, provincia di Sondrio
Ci sono luoghi che non si sono fatti schiacciare dalla modernità. Hanno portato rispetto al tempo e il tempo ne ha portato a loro. Il cemento non si è mangiato il verde e l'economia non si è industrializzata ma è rimasta legata alla produttività della terra e al valore del bestiame. Questa è la Valtellina, regione interamente montuosa, situata nel nord della Lombardia, al confine con il cantone svizzero dei Grigioni, rimasta saldamente in mano ai piccoli produttori, vignaioli, agricoltori, allevatori ed artigiani che difendono con orgoglio uno scrigno di tradizione ed autenticità. Dalla Valtellina non si scappa per cercare fortuna altrove, ma in Valtellina si ritorna come stanno facendo sempre più numerosi i giovani che sono andati a laurearsi a Milano per portare qui il loro sapere e applicarlo a una realtà che non ha nessuna intenzione di cedere a compromessi. E se la terra e gli allevamenti continui a lavorarli eroicamente come facevano i nonni, quello che poi porti in tavola è naturalmente a chilometro zero. La forza vincente della Valtellina è aver costruito intorno alle sue eccellenze enogastronomiche un progetto turistico che ti cala direttamente dentro il bello del suo territorio, facendotelo provare e vivere da protagonista.
2.500 CHILOMETRI DI TERRAZZAMENTI. E' con questo obiettivo che è nata la Strada del vino e dei sapori che da Ardenno a Tirano per 67 chilometri ti guida tra i terrazzamenti vitati (ne ha per 2.500 chilometri, è la più vasta d'Italia) e i produttori delle uve nebbiolo che saranno il marchio di fabbrica dei vini Docg di questa zona: lo Sforzato, il Valtellina Superiore, il Sassella, il Grumello, l'Inferno, il Valgella e il Maroggia. Tutto ben segnato, così che possono diventare ottimi itinerari anche da percorrere a piedi o in bicicletta, “testando” ogni giorno panorami diversi, attraversando piccoli borghi storici a ridosso di santuari e resti di antichi castelli (non perdetevi Castel Grumello, bene Fai, con una splendida balconata sulla valle) o facendo tappa in uno dei tanti musei (uno su tutti: Cast, tra le mura di Castello Masegra, a Sondrio, è il racconto della montagna attraverso la A di arrampicata, alpinismo ed ambiente, www.visitasondrio.it).
Terrazzamenti di Nebbiolo lungo la Strada del Vino della Valtellina
Cantina Triacca, Villa di Tirano
UN SEGANTINI AL NEBBIOLO. Qui, naturalmente, la parte del leone la fanno lo Sforzato e l'Inferno, ma vi imbatterete anche in un Giovanni Segantini, dedicato al pittore tra i massimi esponenti del divisionismo. Una bella storia partita dalla nipote Gioconda che nel 2012 scrisse alla casa vinicola Triacca: “Mio nonno amava i vini della Valtellina e li beveva a tavola. Mi farebbe piacere se ci fosse un vino di Valtellina con un bel quadro di Segantini sull'etichetta”. Accontentata e i dipinti finiti sulle etichette sono in piena sintonia con l'anima “contadina” del vino, un Nebbiolo in purezza, prodotto da uve appassite in vigna e affinato per 18 mesi in botte di rovere.
Si può andar per vino anche nel centro storico di una città ricca di cultura e musei come Sondrio. In una zona molto pittoresca fatta di vicoli stretti e tradizionali case in pietra, troverete la cantina Marsetti e anche in questo caso la storia racconta di una lunga tradizione famigliare, con il testimone raccolto da Alberto (aveva solo 16 anni, ma le idee molto chiare) a proseguire il lavoro svolto da nonno Angelo, dal papà Andrea e dallo zio Antonio. Tutte le iniziali con la A, quattro assi che hanno sempre creduto nel valore del nebbiolo i cui vitigni si estendono su 12 ettari proprio sopra Sondrio (il centro storico è raggiungibile con una camminata) e nelle sue vicinanze.
La terrazza panoramica del ristorante Il Poggio, Poggiridenti
Tagliolini di castagne con ragù di cervo e fonduta di Casera stravecchio, ristorante Il Poggio, Poggiridenti
POCO MA BUONO. Il presidente Donato Ruttico, una vita da capotreno alle spalle, nel 2004 scelse di assecondare il suocero che altrimenti non riusciva più a stare dietro a quei terreni tanto impegnativi. “All'inizio -. racconta – non sapevo fare nulla, la passione va allenata e scoperta giorno dopo giorno. E quando si trasforma in orgoglio hai vinto la tua scommessa. Ora ci sono giornate nelle quali non vedo l'ora di alzarmi per andare tra i miei vigneti....”. La vendemmia qui è completamente manuale, l'uva viene raccolta in ceste o cassette a seconda della tipologia del vino da produrre e arriva in cantina entro le due ore. E' fatica ed entusiasmo che diventano orgoglio quando il presidente e i suoi soci stappano un Sassi Solivi, dall'intenso profumo fruttato, dal colore rubino e dal gusto elegante e corposo insieme. Una produzione annua di circa 10 mila bottiglie che spesso vanno in sold out prima del previsto.
Nel nostro tour valtellinese non potevano mancare almeno un paio di indirizzi dove andare a colpo sicuro ad assaggiare il meglio del territorio accostato alle sue bottiglie di rappresentanza. Approdo sicuro è il ristorante Parravicini, nel centro storico di Tirano, ricavato dalla ristrutturazione delle vecchie cantine dell'omonimo palazzo. Ambiente elegante, tavoli ben curati disposti in 4 distinte salette, personale giovane ed attento ed uno chef, Alberto Mattaboni, che ha voluto firmare il menù con una frase di Gualtiero Marchesi: “La cucina di per sé è scienza, sta al cuoco farla diventare arte”. Il menù si appoggia agli ingredienti del territorio ma senza la paura di osare contaminazioni, in un gioco di colori e di sapori precisi, netti, riconoscibilissimi.
Tortelloni ai funghi porcini in salsa di zafferano, scimudin e semi di papavero, ristorante Parravicini, Tirano
Forme di Bitto nello storico negozio dei Fratelli Ciapponi a Morbegno
UMILTÀ E PAZIENZA. E sempre per restare in un rapporto stretto con le proprie radici sul taccuino entra anche l'Antica Osteria Rapella, ubicata nel centro storico di Morbegno. Le origini di questo locale risalgono al 1886 quando Carlo e Orsola, bisnonni dell'attuale proprietario Marco Rapella, iniziarono a vendere direttamente i propri prodotti provenienti dall'attività agricola, trasformando la stalla in un luogo di accoglienza per i viandanti e il vecchio focolaio in osteria. E' rimasto lo spirito di quella genuina semplicità ed oggi ci tengono a sottolineare come il menù rispecchi i piatti della tradizione, “soprattutto quelli fatti di umiltà e pazienza”. Qui si mangia il territorio, senza sbavature, senza presunzioni gourmet, senza uscire dai confini casalinghi. Qui non si osa ma si racconta una storia antica con onestà ed amore. Quindi sciatt e tarozz, pizzoccheri, lasagnette di saraceno ai fungi porcini e timo, salmì di cervo al nebbiolo valtellinese, trotella del Masino alla pioda, ganascino di maialetto stufato alla birra artigianale e per finire sorbetto all'uva americana, castagne lessate con panna e le torte del c'era una volta. Una carta ristretta nelle proposte per assicurare il meglio in fatto di freschezza degli ingredienti. Vi alzerete da tavola ancora più innamorati della Valtellina.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista professionista, nata in un'annata di vino buono. Ha spaziato in ogni settore, dallo sport alla politica perché far volare in alto la curiosità è il sistema migliore per non annoiare e non annoiarsi. Non ha nessuna allergia né preconcetto alimentare, quindi fatele assaggiare di tutto. E se volete renderla felice, leggete il suo libro di fotostorie, Il tempo di uno sguardo
La cantina della Nino Negri a 3.000 metri di altitudine a Bormio: qui riposa il Vigna Fracia 2016 in magnum
Il borsat di Livigno, piatto poverissimo e (quasi) scomparso a base di carne di pecora chiusa con gli aromi in una "tasca" cucina a mano di pelle della pecora stessa, poi messa a cuocere. L'ha riportato all'onor del mondo lo chef Alessandro Negrini, che ha trovato l'ultima persona che ancora lo preparava, la signora Menia Silvestri, a Trepalle, una frazione di Livigno, in provincia di Sondrio, oltre 2mila metri d'altitudine