Si affacciano la bottiglia speciale dedicata a papà, quella consuetudine – plasmata dentro questi tempi – tramandata da un avo o semplicemente l’orgoglio nel menzionare il percorso della propria azienda: in una parola, famiglia. Anzi, famiglie.
Sono quelle storiche dell’Amarone. L’associazione è nata nel 2009 e oggi conta 13 soci: famiglie che ne costituiscono un’unica insomma e hanno organizzato le masterclass con Nicola Frasson. Primo round con Zenato, Speri e Tenuta Sant’Antonio, racconto intensamente del territorio.
Ciascuno con le proprie peculiarità, eppure con tratti profondi che uniscono. Analizza il presidente Alberto Zenato: «Insieme possiamo essere più forti nell’esprimere la volontà di rivalutare il prodotto come il rosso più importante del Veneto e in particolare la provincia di Verona. Sono i valori, che ci uniscono».
La zona classica ha questa forte impronta, la gestione della stessa famiglia attraverso il tempo.
Per Speri ci propone un Amarone classico del 2016, poi uno del 2009. Il primo – Sant’Urbano Docg, per il 70% Corvina Veronese e Corvinone , per il 25%, Rondinella 25% e Molinara al 5%. – colpisce per l’eleganza, che lo rende anche più maturo, promettendo un invecchiamento ancora più interessante. Il secondo – Doc Classico Vigneto Monteurbano – ha una complessità intrigante.
Zenato scende in campo a sua volta con un classico 2016 (80% Corvina, 10% Rondinella, 10% Oseleta e Croatina), e una riserva del 2010, dedicata a papà
Sergio Zenato con le annate più degne di nota, un vino di grande struttura specchio di riconoscenza profonda.
Per
Tenuta Sant’Antonio tre fratelli,
Armando,
Massimo,
Paolo e
Tiziano Castagnedi. Specialmente l’Amarone del 2010,
Campo dei Gigli, ha un suo rigore che non stanca. Stupisce con profumi che spaziano dai frutti selvatici alle note speziate, una varietà però ordinata che semina pazienza: si può aspettare ancora.