È un “rossore” che rivela rispetto: per la natura, per la storia, per se stessi. Rubedo – nome che indica la sublimazione, apice del processo alchemico per arrivare all’oro - è un vino che scandisce così il percorso della Fattoria La Leccia. Lo fa in buona compagnia - dal Leccino al Canta Grillo, giungendo fino a Sua Santità, il Vin Santo del Chianti Doc - e «secondo follia», questo l’insolito valore che incarna.
Ma occorre compiere un passo indietro, alla bellezza che si vive dentro un nome, La Leccia appunto: si ispira a un albero, il leccio, con la sua resistenza a ogni avversità e in grado di rinascere dalle radici. La “a” si posa con delicatezza nella storia di un territorio e di un’azienda. Da una parte è l’omaggio alla Madre Terra, dall’altra identifica subito la forte impronta femminile di questa azienda di Montespertoli (Firenze) fondata negli anni Settanta dai tre fratelli Bagnoli, Renzo, Sergio e Loriano, titolari del gruppo Sammontana. Oggi troviamo immerse in questa sfida (nata anche per rendere omaggio al bisnonno Romeo) proprio le tre donne della famiglia: Paola, che si è subito tuffata nel progetto di “rinascita” e segue parte agricola e cantina, Sibilla, che si occupa della comunicazione, e Angelica che si dedica alla parte amministrativa e a quella artistica. La competenza e la passione per questo lavoro di Lorenzo, fratello di Sibilla ed Angelica, completa il quadro assieme all’enologo Gabriele Gadenz.


Oggi l’azienda ha 20 ettari vitati in produzione, riconosciuti con la certificazione biologica dallo scorso anno, assieme a 40 di bosco e un’altra area con 3.500 piante di olivi. A tutto ciò si aggiunge l’apicoltura: grazie all’ambiente incontaminato, infatti, le api trovano un habitat perfetto. In questa cornice, la fattoria rivendica tre principi, tre valori imprescindibili: il rispetto della natura, il saper fare e il giusto cambiamento. Non si resta immobili, dunque, ma si esplora, si scopre e si riscopre, sempre con l’attenzione a ciò che dice la natura e a ciò che ha appreso l’uomo attraverso il tempo.
Un interprete coraggioso di questa convinzione è Rubedo appunto, il primo rosato Metodo Classico Pas Dosé prodotto da uve Sangiovese in purezza. Coraggio che si lega anche alla follia, quella sana, per riprendere lo slogan accostato a quest’etichetta. Si voleva far nascere qualcosa di nuovo e sperimentare, trovare l’“oro rosa” con un’ambizione – spiega Paola Bagnoli - «diventare il simbolo della nostra fattoria e il punto di riferimento degli spumanti toscani».
L’annata d’esordio è il Millesimo 2016, l’attesa è promessa di longevità per Rubedo, che trascorre almeno 36 mesi sui lieviti: alla Fattoria La Leccia la cura delle bottiglie avviene in modo completamente manuale e prevede l’utilizzo delle pupitres. Ne esce uno spumante elegante, dalla buona spalla acida, e con un equilibrio intrigante.
Un fiero compagno di altri vini dell’azienda, come
Il Leccino (secondo passione)
Toscana Sangiovese Igt o del fortemente evocativo
Canta Grillo (2017 l’annata di entrambi),
Toscana Trebbiano Igt che procede “secondo coscienza” e nella degustazione porta a un’immersione nel calore e nell’abbraccio olfattivo dell’estate. Arrivando al
Vin Santo del Chianti Doc (2000),
Sua Santità, che vuole sprigionare una personalità ricchissima di sfumature, a ogni senso.
Fattoria La Leccia
via della Leccia, 37
Montespertoli (Firenze)
+393669236378