06-08-2020
Voglia di crescere e di fare squadra, questo emerge daI “mondo del Lambrusco”, dal recente progetto giovani, all’importante scelta emersa nell’ultimo consiglio di amministrazione dei 3 consorzi emiliani, che hanno dato parere favorevole, all’unanimità, a sancire la definitiva incorporazione nell’unico Consorzio di Tutela del Lambrusco Doc. Una tappa decisiva che porterà alla nascita di un unico grande Consorzio, tra Modena e Reggio Emilia, in grado di rappresentare e valorizzare le tante denominazioni di origine di uno dei vini italiani più popolari e famosi nel mondo. Il nome Lambrusco con tutte le sue sfaccettature, unito insieme darebbe un segnale forte, non solo per la denominazione in sé, ma per la forza del territorio. “Bisogna costruire una vera e propria piramide qualitativa che faccia superare l’idea del Lambrusco come prodotto di massa e lo riconosca come eccellenza emiliana. I presupposti qualitativi non mancano: la sfida sarà riuscire a trascinare la fiducia dei consumatori, mantenendo la propria riconoscibilità. Il lambrusco vive la difficoltà di tutti i grandi vitigni, che necessitano di un ministero che lo riconosca come vino nazionale. Inoltre nel caso del Lambrusco si ha difficoltà perché sono ben 13 i vitigni e tante le zone diverse, ma bisogna fare in modo che la diversità diventi ricchezza”. Questo emerge dalle parole di Giacomo Savorini, che dallo scorso gennaio guida la direzione del Consorzio del Lambrusco di Modena.
È necessario valorizzare il lavoro fatto in questi ultimi anni, da qui l’idea del Progetto Giovani, iniziativa lanciata dal Consorzio, che ha come obiettivo la promozione delle nuove leve, premiando l’impegno dimostrato sul territorio nella valorizzazione del Lambrusco. Il progetto, infatti, coinvolge tutti i giovani che si trovano alla guida di aziende familiari o che all’interno di esse si adoperano per la produzione o commercializzazione del prodotto finito. I protagonisti hanno già sviluppato una notevole esperienza del settore, ma in aggiunta hanno anche quella grinta e quell’energia necessarie a comunicare un mondo tanto affascinate quanto complesso, all’interno del quale sfaccettature, stili e interpretazioni differenti si combinano per dar luce ai diversi colori del Lambrusco.
Lambrusco Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa. La realtà del Lambrusco Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa, caratterizzata dai vigneti della pianura dove si producono uve dall'energia dirompente, ricche di sali minerali che danno vini dai profumi netti, puliti e nel sapore asciutto. I vigneti della zona collinare e sub-collinare a sud della via Emilia sono posati e producono uve che esprimono nei vini note olfattive fresche e una spuma evanescente con vivaci orli violacei.
Interessante e particolare il Gradisca, Spumante rosso brut Lambrusco dell’Emilia Igp di Chiara Fantesini, un metodo Martinotti lungo a base di Grasparossa 80% e un saldo di Sgavetta del 20%, quest’ultima dona caratteristiche peculiari in taglio. Il colore è intenso e vira verso il violaceo, il risultato è un lambrusco con note morbide, fruttate e arricchite da una nota speziata di cannella data dalla sgavetta.
Alessandro Medici per Medici Ermete ha presentato il suo Concerto Lambrusco Reggiano Doc 2018, un lambrusco reggiano che nasce nel 1993, un lambrusco salamino, varietà su cui hanno scommesso che nasce con la filosofia del singolo vigneto. Il risultato è un prodotto succoso di amarena e frutta rossa, di grande piacevolezza e dall’ottima beva.
Cecilia Lombardini per Cantine Lombardini presenta il suo Campanone 2019 Reggiano Doc Lambrusco Secco (80% di uve Salamino e 20% di uve Maestri). Intrigante e coinvolgente, spazia dal lampone al pepe bianco, goloso, armonico e complesso al sorso.
Nato in Veneto e trapiantato in azienda a Reggio Emilia tre anni fa, Mattia Medici rappresenta la quinta generazione dell’azienda Ca’ dei Medici, fondata alla fine dell’Ottocento; il Remigio 100, un Lambrusco Grasparossa Colli di Scansano e Canossa DOP, è un 100% Grasparossa prodotto in monofermentazione naturale delle uve. Il risultato è un vino elegante, dalle note di frutta rossa e una piacevole acidità al palato.
Chiude l’incontro Paola Rinaldini, dell’azienda agricola Moro, fondata dal papà, proprietario anche del ristorante Il Moro di Sant’Ilario, ben noto negli anni Sessanta del Novecento. Il loro vino più rappresentativo è il Vecchio Moro, un Lambrusco dell’Emilia rosso IGT, etichetta nata nel 1996 nel pieno rispetto della tradizione ma realizzato con tecniche produttive moderne. Vendemmia tardiva e metodo Mattinotti, un assemblaggio di 15%, Ancellotta, 25% di Grasparossa e per il restante 60% Maestri. Piacevole e carico di sentori fruttati, morbido, fresco con rimandi di frutta selvatica al palato. 1. continua
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
napoletana, classe 1978, architetto e sommelier Ais. Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione nel settore enogastronomico. Collaboratrice della rivista L’Assaggio, oltre che di altre testate, è membro delle Donne del Vino
L'ingresso del boutique hotel Roncolo 1888
Si chiama Settimocielo il nuovo metodo classico di Cantina Settecani realizzato con il Lambrusco Grasparossa