26-04-2019
Non solo bollicine Ferrari: ecco le Tenute Lunelli (foto Brambilla/Serrani)
Non solo bollicine. E non solo Trentino. La famiglia Lunelli, infatti, è nota per portare avanti con eleganza e autorevolezza il nome Ferrari in tutto il mondo: bollicine di classe che riescono a dare soddisfazione a ogni tipo di appassionato.
Meno nota, invece, è la produzione di vini fermi.
Alessandro Lunelli presenta le Tenute (foto Brambilla/Serrani)
E non ci si ferma solo alla Tenuta Margon, casa madre in Trentino, ma ci sono anche i territori di Podernovo e Castelbuono, in Toscana e in Umbria.
Alessandro Lunelli e Luca D'Attoma sul palco di Identità Golose (foto Brambilla/Serrani)
L’idea è quella di trasferire la filosofia di Ferrari anche nei vini fermi, cercando di valorizzare al massimo le singole caratteristiche dei territori.
Tenuta Margon è la "casa madre" della famiglia Lunelli
Ma, come detto, non c’è solo il Trentino: si passa in Toscana: «Nel 1999 – evidenzia ancora Alessandro Lunelli – siamo andati a vedere un vigneto molto bello, che, dopo una selezione massale, abbiamo deciso di replicare in altre parti del territorio. Abbiamo puntato fin da subito sul Sangiovese, ma lo abbiamo interpretato con Merlot e Cabernet Franc per dare un tocco di internazionalità al vino, visto che non ci troviamo lontani dalla costa bolgherese, a circa 30 chilometri dalla costa».
La tenuta di Podernovo in Toscana
Ma c’era anche il pallino del Cabernet Franc che, come descritto da D’Attoma, «è un’uva che si adatta molto bene e sa esaltare le caratteristiche dei singoli terroir». Il risultato è l’Auritea: l’annata 2015 si esprime in freschezza e precisione, con una buona longevità.
Il Carapace disegnato da Arnaldo Pomodoro
Il progetto ha portato l’azienda a ottenere nel 2014 il certificato biologico. E qui si cerca di sperimentare. Si parte con il Lampante, un Rosso di Montefalco riserva realizzato con Sangiovese 70%, Sagrantino 15%, Cabernet e Merlot per la restante parte. Un vino che è un buon “ingresso” nel mondo della produzione umbra della famiglia Lunelli.
L'interno della cantina di Castelbuono in Umbria
L’annata 2015, invece, nasconde un piccolo segreto: con l’arrivo di D’Attoma, infatti, la vinificazione è stata divisa in acciaio, legno e terracotta, per la precisione orci. «Con le uve bisogna parlarci, ogni tanto anche con il vino – spiega D’Attoma - nel senso che bisogna trovare quel metodo per cui, usando quelle tecniche non sempre convenzionali, si riesca a fare un vino che ci piace di più». Il Carapace 2015 ha sicuramente un’altra personalità: ricco di materia, ma con un tannino elegante e un buon equilibrio. In linea con la filosofia di famiglia Lunelli, d’altronde.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose