11-10-2018

Conte Vistarino apre le porte della sua Casa del Pinot Nero

Ecco la nuova cantina, con l'obiettivo principale (ma non unico) di valorizzare questo vitigno: «Realizzato un sogno»

Villa Fornace e i vigneti di Conte Vistarino

Villa Fornace e i vigneti di Conte Vistarino

Non si tratta semplicemente di una struttura più funzionale, innovativa e tecnologica. No. C’è qualcosa di più nella nuova cantina della Conte Vistarino.

Ed è Ottavia Giorgi di Vistarino che lo racconta, facendo trasparire un’emozione piena di bei ricordi: «Sotto c’erano tre stanze dei vini. Qui mio nonno creava i vini di maggiore qualità. Qui nascevano i sogni».

Ottavia Giorgi di Vistarino in mezzo ai vigneti di Rocca de' Giorgi

Ottavia Giorgi di Vistarino in mezzo ai vigneti di Rocca de' Giorgi

Ottavia Giorgi di Vistarino è una persona schietta: sa bene che nel passato c’era una filosofia aziendale basata più sulla quantità che sulla qualità, soprattutto in Oltrepò Pavese. Ma le cose stanno cambiando. E l’azienda Conte Vistarino, negli ultimi anni, ha proposto una svolta radicale in tal senso.

Un altro passo per l’azienda di Rocca de’ Giorgi è la realizzazione e l’apertura della Casa del Pinot Nero, cioè della cantina, a pochi metri di distanza dalla storica residenza di Villa Fornace. «Si tratta – precisa Ottavia Giorgi di Vistarino – di una struttura nata nel 1904, realizzata in cemento e costruita lungo il torrente Scuropasso, in quanto in passato si utilizzava il corso d’acqua per il raffreddamento dell’uva. Un procedimento antico che, ovviamente, ora non viene più utilizzato».

Nella cantina rimangono le antiche vasche di cemento, ora riconvertite in zona per far riposare alcune bottiglie

Nella cantina rimangono le antiche vasche di cemento, ora riconvertite in zona per far riposare alcune bottiglie

E sotto, nella parte interrata dell’edificio, c’erano tre stanze del vino, dove il nonno di Ottavia imbottigliava un Pinot Nero, due Chardonnay, e un quarto vino da uvaggio.

Ottavia Giorgi di Vistarino non dimentica questo passato e quando prende in mano l’azienda, poco dopo il 2000, cerca di dare una svolta decisa, un impatto, nella direzione della qualità. Puntando sul Pinot Nero. L’azienda, con i suoi 826 ettari di possedimenti, ricopre il 95% del territorio del comune di Rocca de’ Giorgi. Di questi, 200 sono a vigneto e ben 120 sono dedicati al Pinot Nero. «Perché questa è la zona del Pinot Nero – spiega ancora – Ci sono altre zone dell’Oltrepò Pavese che non hanno queste caratteristiche, per esempio andando nell’area attorno a Rovescala. Lì crescono bene altri vitigni».

La zona di affinamento

La zona di affinamento

Un Pinot Nero molto apprezzato, dato che le grandi case spumantistiche italiane venivano proprio a Rocca de’ Giorgi a rifornirsi dell’uva per i loro vini. Tanto che uno dei vini più apprezzati di Conte Vistarino è il Brut 1865 e il nome ricorda quei tempi: «Si chiama così – spiega ancora Ottavia Giorgi di Vistarino – perché ricorda la data del primo spumante secco realizzato con Pinot Nero in Italia, vinificato in collaborazione con la Gancia. Prima, invece, veniva utilizzato solo il Moscato».

Proprio il 1865 è un primo “assaggio” di cosa può fare il Pinot Nero in questa zona. Si tratta di un metodo classico, non dosato, che solitamente rimane 60 mesi sui lieviti e che poi, dopo il dégorgement, riposa ulteriori 6 mesi in bottiglia. Noi abbiamo avuto l’occasione di assaggiare in anteprima il 2013, appena imbottigliato e con qualche mese in meno di lieviti: è un vino dalla splendida bevibilità, di grande eleganza e finezza, con delle piacevoli spigolature che fanno pensare a una lunga vita davanti a sé.

Il Pinot Nero non è solo Metodo Classico. Affatto. Ottavia Giorgi di Vistarino punta molto sulla vinificazione in rosso, esaltando le singole zone dell’azienda: così sono nati prima il Pernice, che è un po’ il portabandiera dell’azienda, e successivamente il Bertone e il Tavernetto, andando a puntare sulle migliori zone che offre l’azienda, a un’altitudine di circa 450 metri.

Assaggiando i 2013, a distanza di un anno e mezzo dal nostro precedente assaggio (qui l’articolo), l’evoluzione dei tre vini ha confermato una maggiore complessità da parte del Pernice, che a distanza ha avuto modo di aprirsi, lasciando intendere che però ha ancora molta strada da percorrere, così come il Bertone abbia sempre un naso particolarmente intrigante anche se con una complessità leggermente inferiore.

L'area di vinificazione della nuova cantina

L'area di vinificazione della nuova cantina

Il Tavernetto è quello più pronto e immediato, ma sempre con una “scorta” di freschezza che fa pensare a ulteriori possibili evoluzioni. I 2015 sono invece molto meno pronti (e ci mancherebbe altro, d’altronde), ma esprimono tutti e tre un grande potenziale, sempre con il Pernice a fare da “capofila”.

Ora, grazie alla nuova cantina, i cui lavori sono durati circa due anni, l’azienda Conte Vistarino ha a disposizione tutta una serie di strumenti tecnologici per fare ancora meglio: ne è convinta Ottavia Giorgi di Vistarino che si affida all’enologo Vittorio Merlo e alla consulenza dell’enologo Beppe Caviola. «Cion questa cantina abbiamo realizzato un sogno».

Le fasi di produzione avvengono tutte con il sistema a caduta, senza utilizzo di pompe

Le fasi di produzione avvengono tutte con il sistema a caduta, senza utilizzo di pompe

Solo Pinot Nero? No, affatto. Ci sarebbe un discorso da fare sul Riesling (renano, non italico), ma anche sul Moscato. E il Buttafuoco, ancora.

L’azienda attualmente produce circa 400mila bottiglie, mentre dall’inizio di quest’anno ha terminato definitivamente la vendita di vino sfuso ai privati, che in Oltrepò era una tradizione. «Ma che non andava nella direzione della qualità». Resta il fatto che per togliersi la curiosità di assaggiare i vini della Conte Vistarino, ora è possibile visitare la Casa del Pinot Nero: non c’è infatti solo la cantina, ma anche un wine shop e sale per degustazioni. Le visite sono su prenotazione: hospitality@contevistarino.it.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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