07-05-2023
Arianna Consiglio, catanese, 27 anni e Matias Perdomo, uruguaiano, 43, chef e ideatore del format di Exit Pastificio, via Orti 24, Milano
Paradossale il destino della pasta: produzione e consumi aumentano vertiginosamente (nell’ultimo decennio sono raddoppiati); sui social l’hashtag spopola (33 milioni solo su instagram) ma nelle carte dei ristoranti più ambiziosi, fuori dal nostro paese, spaghetti e ravioli latitano. Provate a spulciare i menu di qualcuna delle 2.800 insegne circa che si fregiano di una stella Michelin nel mondo: dagli appetizer si passa direttamente ai main course. Meno male che c’è il rate dei 385 stellati italiani a tirare su la media. La Michelin non premia ancora Exit Pastificio di Milano, il ristorante-ristorante che in Italia si prodiga più di tutti per dar valore a tortellini e agnolotti, bucatini e spaghettoni, curlurgiones e penne. Così tanto che le 3 portate del menu non lasciano dubbi sulla specialità protagonista: “pre-pasta”, “pasta” e “dolci”. Non pietanze compresse tra antipasti e secondi, dunque, ma un’attenzione quasi tutta centrata sulle possibilità della pasta fresca e secca, corta, lunga o ripiena, con entrée e dolci che rivestono un semplice ruolo ancillare. «Secondi a nessuno», recita del resto il claim di Exit, «perché la pasta è così importante che non c’è nessun secondo di carne o pesce che tenga», spiega Matias Perdomo, co-ideatore un anno e mezzo fa del format con Simon Press e Tomas Piras, lo stesso trio dietro al ristorante Contraste e tanto altro. Ma allora perché la ristorazione mondiale si tiene lontana dalla pasta? «Innanzitutto perché bisogna saperla cuocere, con la complicazione che non esiste una codifica univoca sulla sua cottura», spiega l’uruguaiano. Soprattutto, la pasta si trascina un fardello difficile da sganciare: «La tradizione, il connotato popolare, il tanto a poco. Le tagliatelle all'Alfredo e gli spaghetti with meatballs. Noi cerchiamo di uscire dagli schemi: non vogliamo soppiantare le nonne e le emozioni che queste accendono ma preferiamo guardare la pasta da un’altra prospettiva. Provare a dare a uno spaghetto la stessa dignità che i francesi sono riusciti ad assegnare al foie gras. Approfondire il genere con la stessa devozione con cui i giapponesi sviluppano i loro ristoranti mono-tematici: sushi, ramen, teppanyaki…».
CANTINA E SALA. Dalila Condello e Onofrio Viscione detto "Il Barba". Freschezza e competenza in sala
LIQUIDO E SOLIDO. Dom Carella e Matias Perdomo, presto partner da Exit Bar, in piazza Erculea
Il nostro "pre-pasta": Capunet con verza, maiale e riduzione di vino rosso. Bussola tarata sulla tradizione lombarda. Si può anche iniziare con Pane, burro e acciughe; Vitello tonnato o il Culatello di Spigaroli
Pasta #1: Spaghettone ai ricci e mandorle. Inizio subito hardcore
Pasta #2: Cappellacci ripieni di catalogna saltata in padella con aglio e peperoncino, pecorino e pane croccante. Nell’impasto non c’è uovo: solo acqua e farina
Pasta #3: Agnolotti del plin al tovagliolo, grande classico langarolo
Pasta #3: Agnolotti del plin al sugo d'arrosto. Succulenza e felicità
Pasta #4: Tortellini in brodo. Colpiscono le dimensioni ridotte della pasta: poco più di un centimetro di bellezza
Pasta #5: Spaghetti alla zafferano con midollo arrostito e gremolada. Pasta secca "alla milanese"
Pasta #6: con i Culurgiones al ragù alla genovese (napoletano), piastrati da un lato, arrivano in tavola bacchette asiatiche. La pasta ripiena non si intinge nella soia ma nella riduzione di una cipolla cotta in forno
Pasta #7: Bottoni di fegato battuto al coltello, cipolla fondente e riduzione d'arancia. Una pasta nelle funzioni di un pre-dessert
Alla fine del menu, la strepitosa Carbonara di Arianna Consiglio con il suo cocktail pairing. Chi ne ha ancora può chiudere con un magnifico Bettelmatt, un Tiramisu o una Torta di mele
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Particolare di sala del nuovo Contraste, via Meda 2, Milano. Il ristorante ha un nuovo assetto architettonico, firmato Debonademeo Studio
La ricetta dell'inverno dello chef Christian Guida
L'aula Seminari dell'Università Iulm, Milano, lunedì scorso, giorno di presentazione del Master in Restaurant Business Management, ideato in collaborazione con Identità Golose. Il corso avrà inizio il 5 febbraio 2024. Informazioni e iscrizioni a questo link
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.