“Cerco un uovo amico!” portavano inciso sulla loro carta colorata e frusciante. E, vestite a festa, erano pronte a scendere in piazza per farsi conoscere, acquistare e portare a casa, dando voce a un’emozionante campagna solidale. Invece? Causa lockdown sono rimaste ferme nei magazzini, in attesa di incontrare i loro nuovi amici. Ma le uova al cioccolato fondente, al latte e nocciolato al latte (tutte con sorpresa) non si danno per vinte. E tornano alla carica. Con un’iniziativa costruttiva e piena di energia: In Cucina per la Ricerca, promossa dall’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma. Una forma tumorale che colpisce le cellule nervose dei gangli simpatici. Particolarmente in età pediatrica.

Il simbolo è infatti un bambino con l’imbuto. «È nato per caso anni fa, tra le foto messe a disposizione da alcuni genitori abbiamo scelto questa perché esprime bene il nostro approccio, il nostro aver trasformato il dramma in speranza, con la gioiosità che un bambino malato comunque ha, la sua voglia di giocare, il suo restare innanzitutto un bambino. Il nostro vuole essere un messaggio di speranza», si legge
sulla pagina Facebook dell’associazione. Dove stanno passando le video-ricette griffate da oltre venti chef stellati, pasticceri, bartender e food blogger. In un ideale grand tour tutto italiano. Obiettivo? Condividere con creatività un messaggio colmo di bontà, per sostenere e contribuire alla ricerca scientifica nella lotta a questa malattia. Offrendo una possibile ripartenza a tanti bimbi sofferenti. Come? Semplice. Basta prenotare le uova solidali su
noicimettiamo.org. Per poi sbizzarrirsi in vere e proprie ricette d’autore, seguendo i video-tutorial caricati sul portale ufficiale, su
Facebook e su
Instagram, nel channel IGTV. In una dolce staffetta benefica che prosegue fino al 15 giugno.
Direttamente dalla Valle d’Aosta, ecco il cake firmato da
Paolo Griffa del
Petit Royal, il ristorante gourmet del
Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur. Dalla Lombardia, ecco invece la mousse cotta by
Fabio Longhin della
Pasticceria Chiara di Olgiate Olona (Varese); mentre dalle Marche arriva il brownie al cioccolato fondente e visciole di
Paolo Brunelli, l’estroso gelatiere-cioccolatiere di Senigallia. E dal Piemonte? Giungono le video-delizie di
Simone Salerno, patron di
Chocolat, a Gassino Torinese; di
Danilo Bortolin, alla guida de
La Beola del Grand Hotel Majestic di Verbania; di
Matteo Sormani della
Locanda Walser Schtuba a Riale di Formazza; nonché di
Cinzia Ferro, la barlady dell’
Estremadura Café. Pronta a proporre un cocktail mangia e bevi a base di succo di mela, tè lapsang souchong, sciroppo d’acero, limone, vermouth rosso e whisky torbato. Servito in mezzo uovo di cioccolato. Il suo nome?
The Greedy Miss Easter. Perché se la Pasqua è passata, la voglia di sorprendere continua.

Alessandra Civilla e Iside De Cesare
Ma tanti ancora i protagonisti dello squadrone solidale. Fra loro? Anche la chef
Iside De Cesare, capitana de
La Parolina di Trevinano, nel Viterbese; lo chef e imprenditore
Paolo Ferralasco dei ristoranti
Zupp, Maniman, Banano Tsunami e
Kitchen di Genova;
Roberto Buffa di
Pizza Sì - EventX di Biella;
Antonio Paolino, ambasciatore di Angri e della Campania Felix, nonché volto televisivo di
Attenti al Cuoco (su Sky) e
Detto Fatto (su Rai2);
Valentina Ganz, naturopata perugina di Città della Pieve;
Alessandra Civilla dell’
Alex Ristorante di Lecce;
Barbara Esposito della pasticceria
Le Bontà Artigianali di Amaroni (Catanzaro); e la cake designer
Claudia Losardo della cosentina Cetraro. Non dimenticando Sicilia e Sardegna: con la pastry chef
Enza Scuderi di
GiòSì Cake and Sweet di Catania e
Michele Peano di
Dolci Peano di Ozieri, in terra di Sassari. Non da ultime le blogger:
Federica Visconti di Milano;
Valeria Airoldi di Lissone, in Brianza;
Cecilia Mansani, una toscana di stanza a Treviso;
Claudia Di Francesco e
Carla De Iuliis di Teramo; e
Francesca Landi della salernitana Baronissi.
I fondi raccolti saranno devoluti al Progetto Genedren, il primo studio europeo che mira a identificare le alterazioni genetiche ereditate dai piccoli pazienti e che portano all’insorgenza del neuroblastoma. «Mai come oggi abbiamo la consapevolezza che la ricerca è vita. Fino a pochi anni fa, dalla forma più grave di neuroblastoma guariva meno di un bambino su dieci. Adesso, grazie anche al sostegno dalla nostra associazione, a salvarsi è più di un bambino su tre. Ma questo non ci basta: per questo la ricerca non si può fermare», spiega la presidente Sara Costa. Mamma di Luca, un bimbo che ha lottato e che purtroppo non ce l’ha fatta. Anche per questo le uova vogliono essere un messaggio di rinascita.