08-11-2022
Nel laboratorio di Cascina Vittoria, a Rognano, dove il Naviglio Pavese lascia gli ultimi scampoli di territorio milanese per appropriarsi appieno dell’etimologia del suo nome, il profumo del panettone è forte anche in piena estate. E non si tratta di un’allucinazione olfattiva. «Il nostro panettone tradizionale da un chilo lo sforniamo anche il 15 agosto», afferma con un sorrisino di soddisfazione Giovanni Ricciardella, uno dei quattro rampolli di mamma Vittoria e papà Giuseppe. Classe 1991, Giovanni è lo chef di Cascina Vittoria. Impadronitosi giovanissimo dei fornelli di famiglia, in dieci anni ne ha riscritto le regole trasformandone la cucina. E non solo. Da appassionato lievitista e pasticciere, formatosi alla corte di Iginio Massari, Ricciardella ha fatto diventare i suoi grandi lievitati un “must have” non solo natalizio. Osserva lo chef-pasticciere-lievitista: «All’estero il panettone lo mangiano sempre, solo in Italia è un dolce legato alle festività natalizie».
Nessuno, però, ne vieta il consumo anche quando l’albero di Natale e il presepe sono stati riposti nelle scatole. E neppure un uso diverso. In Cascina Vittoria, per esempio, il panettone tradizionale (con uvetta e canditi d’ordinanza) diventa un ingrediente: «Lo serviamo tostato con il salame di Varzi, col Pata Negra o con i prosciutti di Marco d’Oggiono».
Giovanni Ricciardella e il suo panettone
Sono 10mila i panettoni che Giovanni Ricciardella conta di riuscire a sfornare per le festività: oltre al tradizionale c’è quello al cioccolato («Con diverse varietà di Valrhona») sia nell’impasto, sia nella farcitura, sia nella copertura; quello con fichi bianchi del Cilento arricchito da una confettura homemade e quello con albicocca e caramello salato. Ma ci sono in cantiere alcune novità. «La prima è il packaging: una scatola elegante che riprende il “testa di moro” nei muri della Cascina. Il logo sarà una spiga di grano con la C e la V di Cascina Vittoria». E poi alla produzione di grandi lievitati si aggiungerà, per la prima volta, il pandoro. Svela Giovanni: «Dopo quattro anni e mezzo di prove sono finalmente pronto. I primi assaggi sono andati bene e non vedo l’ora». Cosa manca adesso? «Il mio desiderio è standardizzare il processo di produzione. Vorrei che tutti in laboratorio, dove lavora una brigata ad hoc diversa da quella del ristorante, fossero in grado di mettere a punto l’impasto che adesso lavoro soltanto io».
Anticipazioni, personaggi e insegne del lato sweet del pianeta gola
di
Giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate. Inscalfibile
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In questa rubrica, dolcezze, dolcezze e ancora dolcezze. Solo il meglio della pasticceria italiana e internazionale, dai grandi lievitati a clamorosi dessert al cucchiaio. I nostri racconti e assaggi dall’Italia e dal mondo