26-05-2023
Quale momento più bello che vedere gli sposi tagliare la torta tra sorrisi e scatti fotografici? Bianca o decorata, classica o moderna, a più piani o bassa, essenziale o barocca, la torta è il must di ogni matrimonio. Quali sono i segreti per una torta nuziale perfetta e che non si fa dimenticare? Lo abbiamo chiesto ad alcuni importanti pasticceri che abbiamo incontrato a Napoli, in occasione del primo Festival italiano della pasticceria nuziale.
In una Piazza del Plebiscito invasa di torte e giacche bianche ci siamo fatti raccontare cosa c’è dietro uno dei simboli più amati del giorno "più bello della vita". L'evento è stato organizzato da A.P.E.I., l’associazione degli ambasciatori pasticceri dell’eccellenza italiana, presieduta da Iginio Massari con il Patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli.
C’è stata una bella affluenza da parte di curiosi e appassionati, a quanto pare ci si sposa ancora – a Napoli, senza dubbio – e la torta è sempre uno dei simboli a cui si presta maggiore attenzione. È lei l’ultima ad esibirsi ed è lei a sigillare il risultato finale: deve stupire, magari anche suscitare qualche piccola invidia. Apparenza, appunto. Chiacchierando in giro con alcuni dei pastry chef presenti, abbiamo scoperto un po’ di cose interessanti. Per esempio che il pasticcere si sente anche un po’ lo psicologo degli sposi, pronto ad intercettarne gusti e personalità, per incanalare tutto in un trionfo di design e gusto. Di torte ce ne erano davvero tante e l’occhio arrivava veloce su quelle un po’ fuori dagli schemi classici. Ebbene, la torta nuziale perfetta non ha diktat, ma mille interpretazioni possibili.
Sono alte e ben strutturate, ma c’è anche chi opta per versioni che giocano sugli spazi vuoti, come a voler dare respiro al colpo d’occhio, e lasciar intendere che il matrimonio non è solo pienezza, ma anche alternanza di felicità e difficoltà, i famosi alti e bassi. Ce lo ha spiegato il giovane Vincenzo Donnarumma – Campione del mondo di Pasticceria Juniores 2019 – che da Pimonte in provincia di Napoli, ha realizzato un capolavoro di design, moderno, arioso, elegante. «Se opto per una formula del genere, con strati di torta alternati a pesanti strutture in ferro battuto è chiaro che di torte dovrò realizzarne per forza due, una di rappresentanza, per le foto ed il “finto” taglio, e poi ci sarà quella che effettivamente mangeranno gli ospiti». Dunque, “regola” numero uno: quasi sempre le torte sono due, una finta e l’altra da mangiare.
Le creazioni di Fabbri
In contrapposizione, la visione molto concreta di Gino Fabbri, con una torta pensata per essere tagliata e servita. Splendido il suo tavolo allestito con sacchetti colmi di confetti, biscotti a forma di anello, tanti piccoli omaggi al grande giorno. «È fondamentale distinguere quello che si mangia da quello che andrà in scena, io cerco sempre di suggerire una formula unica, saltando la finzione. Del resto, meglio se in un matrimonio di finto non ci sia proprio nulla». Lo stile Fabbri è tailor-made, racconta tutto il giorno del matrimonio, riprendendone simboli, tessuti e colori.
Continuiamo a girare e ci avviciniamo a tutto quello che ci incuriosisce di più. Incontriamo Grué, rinomata pasticceria romana, con una torta che conferma l’eleganza del loro marchio di fabbrica. Marta Boccanera ci racconta una torta che imita il drappeggio di un immaginario abito da sposa e ci spiega il perché di tutti quei fiori che raccontano tutte le sfumature di rosa possibili ed immaginabili. Poetica, Marta. Un bel tocco raffinato.
Marta Boccanera e Felice Venanzi
Circondati dal bianco che quasi ci acceca, improvvisamente spuntano fuori i mille colori di Dario Nuti del Rome Cavalieri. Mille colori, ma Napoli non c’entra. Non a caso, sulla torta c’è scritto a chiare lettere: «L’amore è l’amore».
Vincenzo Pennestrì
Scendiamo virtualmente in Calabria con Vincenzo Pennestrì che con la sua cremeria Sottozero di Reggio Calabria, impone una torta monumentale, richiamando la piazza napoletana e le colonne che ci circondano. E non è un caso...Caspita, e noi che pensavamo fossero solo torte.
Marco Pedron
Non è finita. Si va sul funky anni ‘70 con Marco Pedron – già pasticcere di Cracco in Galleria, oggi Direttore Didattico Pasticceria di Congusto, a Milano – con un’interpretazione allegra e molto personale del matrimonio: una danza. Sulla torta, scorrono due figure che prima si avvicinano, poi si osservano, infine accade la magia e c’è l’incontro. E così s’inizia a danzare insieme. A dir poco fuori dagli schemi, ma che bella.
Dobbiamo confessarlo, ci siamo divertiti. Soprattutto, ci siamo fatti trascinare in un vortice di creatività e di punti di vista. Per non fermarsi all’apparenza, ma indovinarne la ratio. E trattandosi di opere d’arte, a parte le emozioni che sono sempre spontanee, è stato interessante lasciarsi guidare dall’artista. Che mondo affascinante, la pasticceria.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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classe 1977. Nata ad Ischia, gli ultimi quindici anni li trascorre a Roma collaborando con le più note scuole di cucina della capitale. Esperta food&wine, collabora con riviste del settore scrivendo di ristoranti, grandi alberghi, prodotti di nicchia ed eroici produttori. Sommelier Ais, attualmente si divide tra Ischia, Napoli e Roma, sempre a caccia di nuove storie da raccontare
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