28-02-2022
Un articolo del 1987 scritto da Gianni Mura per Repubblica racconta il neonato Pont de Ferr. Il locale chiude i battenti oggi, dopo essere entrato nel suo 35esimo anno di vita, era stato inaugurato il 14 dicembre 1986
"Va tutte a rose e fiori sui Navigli?", chiedemmo noi. E Maida: «Ma no. Troppi locali puntano sulla poca qualità. Approfittano dell’ignoranza delle persone, vedo pane orribile, insalate immangiabili...». Però... «Però qui una volta era ben peggio: una sorta di Bronx. In via Casali c’era una latteria dove si entrava, si andava nel retro e si acquistavano le autoradio e le biciclette rubate la notte precedente. Spesso riconoscevi la tua, e la riacquistavi». Per auto e moto, invece, conveniva prendere appuntamento. «Ora invece Milano è un caleidoscopio di emozioni. Le contaminazioni ci hanno fatto crescere, in città funziona anche l’offerta culturale, si è sviluppato il turismo. E attenzione: non si è persa umanità, perché alcune zone vivono ancora la socialità che si può trovare in un paese». Era il giugno 2017, quasi cinque anni fa. Si era in Ripa di Porta Ticinese 55, a sorseggiare qualcosa (champagne, a occhio e croce) e spizzicare prima della cena, un po' in strada, un po' nel locale.
Pare passato un secolo: quel giorno l'atmosfera era allegra. Niente mascherine. Niente Green Pass. Niente combattimenti in Ucraina. Si era distesi. C'era con noi lo chef, Vittorio Fusari, che ora non c'è più, se n'è andato poco più di due anni fa. E c'era il Pont de Ferr: che non ci sarà più, l'annuncio della definitiva chiusura del locale è arrivato poche ore fa. Una bella storia che si interrompe dopo 35 anni.
La Mecuri nella sua cantinetta personale, in un nostro scatto del 2018
Il Pont de Ferr quando ancora non c'era il Pont de Ferr, "the way we were... Il Ponte prima del Ponte, all’epoca della mala" (foto Al Pont de Ferr)
Maida Mercuri davanti al locale. Foto Umberto Scabin
Quel tempo è finito. I Navigli sono diventati un'altra cosa, l'offerta omologata. Maida ha resistito finora, ultimo baluardo della ristorazione storica e d'autore del quartiere. Per questo, e per la voglia di sfogliare da donna libera la nuova pagina della sua vita, oggi il Pont chiude. A noi resta il ricordo personale di quando ci fece accedere alla sua cantina privata, proprio sotto la sala, ad ammirare bottiglie uniche. E poi le tante serate spensierate: specie in agosto, quando il Pont era l'unico locale di qualità a rimanere aperto in città, ad accogliere noi girovaghi golosi in pit stop ambrosiano, tra un viaggio e l'altro.
Ritroveremo la classe di Maida altrove, sicuro, per una nuova avventura di vita e di bottiglie.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Dietro Al Pont de Ferr, nel cortile interno, c'è una seconda cucina con molte apparecchiature, dove vengono effettuate varie operazioni - la disidratazione, ad esempio. Il locale era una vecchia officina della Porsche, ancora sono appese all'esterno le insegne della casa automobilistica tedesca e l'interno è piastrellato coi suoi colori, giallo-oro, rosso e nero, ripresi dalla bandiera della Germania. Lì Tanio Liotta ha fotografato Ivan Milani
La brigata de Al Pont de Ferr guidata da Vittorio Fusari. Lo chef ci racconta il suo ritrovato rapporto con Milano
PICCIONE IN GABBIA. La frase scritta da Matias Perdomo sulle mura della cucina del Pont de Ferr di Milano. Questa sera, 10 febbraio, il cuoco uruguiano farà servizio per l'ultima volta dopo 14 anni di militanza al fianco di Maida Mercuri. Da maggio lo attende l'avventura di Contraste, ancora sui Navigli, ancora al fianco del sous chef Simon Press e del maitre Thomas Piras (foto Sonia Gioia)