Questa volta Gennaro Esposito di chilometri ne ha fatti parecchi. Sono più di 900 dalla sua Torre del Saracino a Vico Equense, Penisola Sorrentina, per salire fino alla punta settentrionale del Piemonte a Domobianca per partecipare a “Chef in Quota”: 6 chef, tanti appassionati e gourmet, una località da far scoprire e apprezzare e una giusta causa per cui raccogliere fondi.
Il cuoco campano è stato la guest star di un evento voluto e promosso dal Gruppo Altair, nuova proprietà con volontà di rilanciando la stazione turistica a 15 minuti da Domodossola e dallo chef Giorgio Bartolucci, prima stella Michelin dell’Ossola nel suo Atelier. Chiamati a raccolta altri 4 cuochi del luogo: Matteo Sormani dellla Walser Schtuba di Riale in Val Formazza, Andrea Ianni Trattoria Vigezzina a Masera, Gianni Bona de Le Colonne a Santa Maria Maggiore in Val Vigezzo e Stefano Allegranza del vicino La Stella di Domodossola. A fare da cornice all’evento la stazione di Domobianca365, con il nuovo ristorante Baita Motti, le sue sale in legno, il camino e la grande terrazza panoramica affacciata a strapiombo sulla città domese dall’alto dei suoi 1200 metri di altezza a metà del primo tronco della seggiovia degli impianti dell’Alpe Lusentino.

Gennaro Esposito si intrattiene con gli ospiti

Gli ospiti di Baita Motti
Moltissimi gli ospiti, oltre 130, appassionati, curiosi, divertiti e veri protagonisti di una serata di grande cucina pensata anche per fare del bene. “Chef in Quota” ha permesso infatti di raccogliere 7mila euro devoluti in beneficenza al progetto:
Tredicesime dell’Amicizia - promosso dalla
Fondazione Specchio del Tempi del quotidiano torinese La Stampa - che ogni anno, a Natale, regala assegni di sussidio a nonni bisognosi in tutta Italia. Un’occasione per avvicinare il grande pubblico alla cucina d’autore, per parlare di prodotti locali – formaggi, ottimi salumi, ortaggi, erbe e carni – che stanno contribuendo ad affermare questa zona di confine fra le nuove mete gourmet del nord Italia.
E per farlo si è puntato, giustamente, su un grande cuoco del sud.
Gennaro Esposito, entrato da tempo nelle case degli italiani grazie alla sua maestria, alle ormai frequenti apparizioni televisive e alla sua innata e immediata simpatia, ha polarizzato l’attenzione degli ospiti. Con lui si è parlato anche di cucina, futuro e di post pandemia: “Stiamo riprendendoci spazi, tempi e possibilità – racconta lo chef campano – dopo un lungo periodo di silenzio, chiusure e riflessioni. E’ stato utile per certi aspetti rallentare. Ora, dopo un’estate ricca di incontri, cene e soddisfazioni, non vogliamo più fermarci”.

Tataki di vitello, Gianni Bona

Tartare di branzino, Stefano Allegranza

Risotto al peperone, Gennaro Esposito
Per farlo servono certezze sulle aperture e sulla disponibilità di personale, uno dei maggiori problemi del momento: “Abbiamo difficoltà, inutile negarlo. Non troviamo ragazzi e ragazze da inserire nelle nostre brigate e in sala. Le motivazioni sono tante, ne discutiamo quotidianamente ad ogni livello. Le soluzioni? Si tratta di creare condizioni più favorevoli per il personale e contemporaneamente agevolare i datori di lavoro, cioè noi chef che facciamo impresa, per poter alleggerire alcuni costi e poterli riversare, in maniera virtuosa, sui nostri collaboratori. Penso che questa situazione non si risolverà a breve e facilmente. Serve l’impegno di tutto il settore e anche dei decisori per continuare a permetterci di svolgere quel ruolo di ambasciatori dei nostri territori, in Italia e all’estero, che ormai da anni interpretiamo”.
E proprio come un ambasciatore ha fatto gli onori di casa
Giorgio Bartolucci: “Con Gennarino siamo amici da anni – ha ricordato davanti alla platea lo chef dell’Atelier di Domodossola – per le belle esperienze insieme e per le partecipazioni al suo evento la
Festa a Vico. Ricordo ancora, durante la cerimonia in cui mi è stata assegnata la stella Michelin, la sua sincera soddisfazione e condivisione per quel importante riconoscimento che mi era appena stato consegnato. In fondo mi posso considerare un po’ un suo allievo e sono davvero felice di averlo potuto ospitare per questa serata di festa, allegria e buon cibo”. E allora via alla cena con i piatti che escono a ritmi serrati, impresa non semplice anzi titanica vista la grandissima partecipazione, e gli chef che si danno il cambio ai fornelli e al pass con grande spirito di squadra.

Tortelli di polenta concia, Matteo Sormani

Guancetta ai frutti rossi, Andrea Ianni
Si parte con il
Tataki di vitello crema di nocciole e tartufo nero di Gianni Bona che passa la palla a Stefano Allegranza che stupisce – a queste latitudini - e si fa apprezzare per la
Tartare di branzino, fichi nostrani, cialda croccanti e sorbetto al mosto prima di gustare il
Risotto ai peperoni gialli con guazzetto di merluzzo e capperi con il quale Gennaro Esposito ha esaltato la sala e raccolto applausi. Prosegue la cena ed ecco gli interessanti
Tortelli alla polenta concia con brodo di Larice e funghi firmarti da Matteo Sormani prima del secondo:
Guancetta di maiale ai frutti rossi con purea di sedano rapa di Andrea Ianni.
Il dolce “D come Domodossola” è uno dei classici di Giorgio Bartolucci e omaggia una città che, anche grazie al flusso di turisti dalla vicinanza Svizzera, sta risalendo a passi veloci la classifica della zone enogastronomiche più promettenti di Italia. Con ancora molti margini per migliorare ma con esperienze e potenzialità che l’evento di Domobianca non hanno fatto altro che confermare.