28-07-2021
U cala cala, uno dei piatti più rappresentativi del giovane chef Antonio Monti al ristorante della tenuta C'est la vie di Ischia. La foto del piatto è di Emanuele Minerva
Domenica, ore 16,30. Da Napoli, molo Beverello, un aliscafo ci sta portando a Ischia. Sono felice, perché è un’isola meravigliosa. Meno “glam” di Capri, più grande, più terra di tradizioni e di residenti anche tutto l’anno, Ischia si è conquistata nei secoli una frequentazione tutta sua, più attenta al territorio, alla natura e alla cucina che al brillare delle stelle dello spettacolo. Meta di riposo per politici, imprenditori e personalità, ha saputo conservare intatte tradizioni culinarie meravigliose… Ma riesce anche a riservarci sorprese straordinarie.
Arriviamo a Ischia Porto verso le 18, ma non ci fermiamo qui. Prima tappa dall’altra parte dell’Isola, a Forio, da Lucia Moraschi, brillante avvocato penalista bresciano, e dal marito Giorgio Besenzoni, imprenditore nel settore dell’acciaio: i due si sono innamorati del luogo e della vecchia cantina Giardini Arimei di Muratori. Cantina che oggi si è trasformata, ristrutturata e arricchita di cinque residenze situate tra le più belle vigne dell’isola, nella tenuta C’est la vie.
Immagini della tenuta C'est la vie di Ischia
Antonio Monti
Quindi arriva un pezzo forte: U cala cala.
Il nome deriva dallo storico baratto che si faceva tra procidani e ischitani (prodotti di mare scambiati con prodotti di terra). Monti ha quindi pensato di proporre varie verdure crude o cotte singolarmente in maniera diversa, con garum di polline, miso di fagioli zampognari, prosciutto crudo di palamita, ricciola marinata, alice fritta, erbe condite con vinaigrette di miele di melata, fiori ed erbe al naturale, uova di lumaca, polline fresco. Le verdure arrivano tutte dagli orti di Antonio, oppure da contadini ischitani .
U cala cala. Racconta lo chef: «Vi è stato un tempo in cui il denaro sull’isola scarseggiava e l’unica moneta di scambio possibile era il baratto. In quel tempo come in un sodalizio centenario, contadini e pescatori avevano stretto un patto. I contadini ischitani offrivano ai pescatori procidani, in cambio del pescato fresco, animali da cortile e verdure. Questi scambi necessari, avvenivano a strapiombo sul mare dove le barche erano solite passare. I pescatori giunti nel punto prestabilito, chiamavano a gran voce il contadino esclamando “cala calaa!”. Egli correva per le ripide stradine ricavate tra le rocce, nei pressi del primo punto utile per raggiungere i gozzi dall’alto, calando un paniere carico di vino, frutta e verdure. Il cesto giunto sulle imbarcazioni era svuotato e a sua volta riempito di pesce fresco. Il “cala cala” risaliva, terminando il rituale che ogni giorno si ripeteva come in una pro- messa. Da questa pratica antica, segno di impegno e sodalizio tra mare e terra, ma soprattutto tra gli uomini, è nato questo piatto. U cala cala è così un gesto d’amore per la mia terra e per le mie origini, ma anche per i prodotti che questa terra offre. Ogni tipologia di pesce o verdura sono reperiti in base alle disponibilità giornaliere: i diversi elementi del piatto sono lavorati e cotti in modo diverso. Sul finale le verdure e le erbe sono condite con un garum di polline della baia della Pelara (Panza) cui sopra si appoggiano altre erbe e fiori conditi con una vinaigrette di miele di melata"
Strigoli, foglia d’ostrica, erba fungo, erba ghiaccio, erba cinque foglie, acetosa scudo, artemisia, origano nostrano, origano piccante, basilico napoletano, basilico rosso, salvia ananas, asperula, foglie di cumino, erba della madonna, erba San Giovanni, foglie di cappero fermentate ,foglie di senape verde, germogli di barbabietola, dragoncello, cedrina, coriandolo, prezzemolo, pimpinella, geranio alla nocciola, fiori di nasturzio, fiori di anice, uova di lumache, jus di pollo, prosciutto crudo di palamita, kefir, marinato di sarago, tempura di alici, melanzane, semi di cicoria, semi di basilico, cetriolo yamato, carota drago, cetriolo jibai shimoshirazu, carota kentaki, zucchine varie, rapanelli, patate, fagiolini, cipolla, friggitelli, lupini, carciofi e fave nostrani sott’olio, barbabietole, miso di fagioli zampognari, pomodorini, bietolina rossa e verde, rabarbaro, cicoria, cicoria greca, nasturzio, indivia riccia, lattughino, foglia di quercia, lollo bianco, lollo rosso, levistico, mostarda rossa, tatsoi, mizuna, cavolo russo, rucola selvatica, tarassaco, amaranto, portulaca, crispigno, finocchietto selvatico, germogli di pisello, cavolo violetto, indivia riccia, rucola coltivata, cavolo cinese, pak choi, cicoria rossa, dente di leone, angelica, spigariello, fiordaliso, fiori di viola, fiore elettrico, fiori di begonia, fiori di garofano, fiori di primula, fiori di ginestra, fiori di camomilla, fiori di calendula, fiori di tagete, cetriolo yamato extra long, carota drago, cetriolo jibai shimoshirazu, carota kentaki.
Immediatamente, il pensiero va a Enrico Crippa e alla sua Insalata 21, 31, 41. Io dico che a Enrico piacerebbe molto il giovane Antonio Monti.
Zucchine, sgombro e garum di sgombro
Mescafrancesca con pasta Gerardo di Nola, testina di maiale pelatella, carpaccio d’ostrica e salsa di papaccelle
Dal dialetto napoletano, la ammesca francesca (o mesca francesca, che si traduce letteralmente come "mischia francesca") è un termine che si può applicare a qualsiasi argomento per indicare una mescolanza di cose che non c’entrano l’una con l’altra. In cucina viene utilizzato spesso per criticare chi si lascia andare ad abbinamenti errati o esagerati. Ma può anche definire un’insalatona o una zuppa di ingredienti misti. E qui, di esagerato non c’era nulla.
Scorfano dry-aged cotto ai carboni, crema di friarielli dell’Epomeo, friarielli cristallizzati, rotolino di patate
Pollo di Laura Peri, kimchi di lattuga e garum di pollo
E come dessert, un inaspettato Ceviche di verdure e frutta, leche de tigre alla rosa canina, gelato al finocchietto selvatico, fiori di finocchietto canditi. Verdure marinate sottovuoto e frutta marinata come un classico ceviche di pesce, gelato al finocchietto selvatico raccolto in primavera (cosi da non avere molte note amare dovute alla crescita avanzata della pianta), fiori di finocchietto canditi raccolti lo scorso anno (quando la pianta va in fioritura per riprodursi e i fiori sono perfetti). Dal leche de tigre, classica preparazione peruviana, è stato eliminato l’aglio e aggiunti in infusione fiori di rosa canina essiccati.
Chiudiamo con Come una bruschetta: pan di Spagna al basilico, semifreddo al limone, gel di basilico candito, pomodorino datterino Marchetti candito, salsa di pomodoro, cubi di mozzarella La Fenice conditi con olio Incipit di Marco Rizzo, chips di crumble al pomodoro, fiori di basilico e polvere di pomodoro.
Ha imparato bene, Antonio.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
Triestino, partito dall'agenzia di pubblicità Armando Testa, ha ricoperto ruoli di vertice nei settori della comunicazione di aziende come Michelin, Honda, Telecom Italia. Oggi è consulente di comunicazione e marketing aziendale e politico, per clienti quali Autogrill, Thevision.com. Tiene lezioni all'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e a quella di Genova. È docente presso Niko Romito Formazione, Intrecci Scuola di Sala e In-Cibum. Presidente dell'Associazione "Le cose cambiano", che lotta contro il bullismo omofobico
Foto di gruppo di alcuni dei tanti chef, pizzaioli e pasticceri che hanno dato il loro contributo per la cena di gala inaugurale di Ischia Safari 2024. Seduti, i due ideatori Nino Di Costanzo e Pasquale Palamaro
Libera Iovine, classe 1959, procidana: aveva conquistato la stella a Ischia - la prima sull'isola - con il suo Melograno. Ora la ritroviamo, sempre a Ischia, sulla tolda di comando del ristorante Belvedere all’Excelsior Belvedere Hotel & Spa
Nino Di Costanzo, lo chef del ristorante Danì Maison, due stelle Michelin a Ischia
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.