29-05-2023

Cultura del lavoro e ricerca del sé: la ristorazione alle prese con l'ultimo decreto legge

Il settore e il nuovo provvedimento del Governo: cosa prevede (e chissà se basterà). Ma facciamo anche una riflessione più generale: la nostra categoria non è stata in grado di fornire un progetto concreto. Quando impareremo a dialogare?

Di questi giorni è il varo dell’ultimo decreto-legge sul lavoro. Era da tempo che se ne avvertiva l’esigenza e manifestava la necessità, anche nel settore enogastronomico. Come tutte le decretazioni di tale rango, adottate in casi straordinaria necessità e urgenza, anche questa sarà poi indirizzata al vaglio del Parlamento per una discussione più ampia, profonda e puntuale.

La norma interviene, tra l’altro, con misure per ridurre il cuneo fiscale, per la parte contributiva, nei confronti dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro (lordi annui); per promuovere politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di assicurare un’adeguata formazione a chi non ha un’occupazione ed è in grado di svolgere un’attività lavorativa e di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; sulla modifica la disciplina del contratto di lavoro a termine.

 

Incentivi per chi lavora
Nello specifico si innalza, al 6% (ora al 2%), l’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima mensilità). L’esenzione è innalzata al 7% se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro. In soldoni lo stipendio potrebbe lievitare fino a 100 euro in più al mese.

 

Incentivi per chi assume
Inoltre, per favorire l’occupazione giovanile, sono previsti incentivi pari al 60% della retribuzione per un periodo di 12 mesi, a favore dei datori di lavoro che assumono giovani sotto i trenta anni di età, non inseriti in programmi formativi e registrati nel Pon “Iniziativa Occupazione Giovani”. L’incentivo è cumulabile con l’esonero contributivo nella misura del 100%, per un periodo massimo di trentasei mesi, e con altri incentivi previsti dalla legislazione vigente.

 

Incentivi per i contratti a termine
Si apportano modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a termine (cosiddetto “tempo determinato”), variando le causali che possono essere indicate nei contratti di durata compresa tra i 12 e i 24 mesi (comprese le proroghe e i rinnovi), per consentire un uso più flessibile di tale tipologia contrattuale, mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi.

Pertanto, i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non eccedente i 24 mesi:

  • nei casi previsti dai contratti collettivi;
  • per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, individuate dalle parti, in caso di mancato esercizio da parte della contrattazione collettiva, e in ogni caso entro il termine del 31 dicembre 2024;
  • per sostituire altri lavoratori.

 

Un documento pieno di buoni propositi. Basterà?
Basterà a superare la ritrosia ad accettare lavori (non solo accoglienza e ristorazione) che prevedano anche turni serali e festivi? Basterà a far ritrovare l’attuale e generalizzata mancanza di serietà di educazione (fatte salve alcune lodevoli eccezioni) in capo a chi, essendosi candidato, deve affrontare un colloquio di lavoro, e per qualsiasi motivo decide non di presentarsi e non si degna di avvisare? Basterà per fornire a tutti il giusto senso di prospettiva superando il limite della cura esclusiva del proprio orticello?

Riecheggiano già i giudizi e i lamenti sull’operato appena compiuto dal Governo: “A paragone con altri Paesi come la Spagna l’intervento sul mondo del lavoro è stato molto diverso, etc. etc. etc.”. Sorvolando sull’ormai conclamata evidenza che la maggior parte delle rappresentanze di questa categoria non è stata in grado di fornire un progetto concreto superando i semplici proclami (ma è bravissima a erigersi a giudice/commentatore, tra l’altro senza nemmeno approfondire), occorre tener presente più fattori per poter valutare compiutamente il risultato finale.

Occorrerebbe infatti realizzare una sincera introspezione, avere il coraggio di distribuire con diligenza le responsabilità di questo attuale scenario nostrano. Con una breve premessa: quando si indicano gli altri si usa la parola “colpa”. Quando ci si rivolge a noi stessi, si tende a utilizzare la parola “responsabilità”... Come quasi a voler diluire la gravità delle cose. Ah, l’indulgenza.

Non possiamo sostenere che sia responsabilità della politica (non solo), colpa del covid (troppo facile), non c’entra il ri-cambio generazionale (se così fosse avremmo una crisi ogni 5 anni), non è, soprattutto, colpa degli altri. Si tratta di noi, di noi adulti, di tutte quelle persone cui adolescenti e ragazzi naturalmente imitano o si ispirano o, dell’esempio che danno sia in maniera consapevole che inconsapevole.

Archimede un po’ di tempo fa pare abbia detto “Datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo”. Che punto di appoggio stiamo offrendo loro? La generazione cui tendiamo le nostre ricerche e speranze, non si identifica più sul lavoro - “che lavoro fai?” - per autodeterminarsi. Ma su ben altro: il dialogo, per esempio. E per scoprire chi sono forse dovremmo parlarci di più.

Siamo sicuri di non aver dato per scontato che noi siamo migliori e di aver spinto troppo oltre le nostre aspettative trasferendole sul prossimo? E se dovessimo cambiare noi evitando di radicarci su posizioni ormai obsolete? Cosa diciamo dei nostri vecchi, quando non li riteniamo saggi?

Questi anni ci hanno fornito delle importanti lezioni sulle cose meravigliose che l’uomo è in grado di realizzare, dopo aver dato prova del peggio che lui stesso è in grado di combinare, mettendo in pericolo persino la salute e la pace. E, nonostante i conclamati buoni propositi di tutti, siamo sempre lì incapaci di darci la mano sul serio, almeno quando serve, per uscire dal pantano e provare a cambiare rotta. Dovremmo evitare sterili accuse (a volte reciproche) che mettono in secondo piano il nocciolo della questione, e smettere di tendere (a parole per lo più) sempre a quell’ideale di eccellenza, provando a riscoprire sé stessi, le diversità di vedute. E - magari non condividendole - a rispettarle.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Gianluca De Cristofaro

Appassionato di cucina e della cultura gastronomica italiana, fortemente convinto che sia necessario sviluppare questa ricchezza attraverso un rafforzamento della conoscenza nel mondo di tale patrimonio. Per questo ha promosso e curato la realizzazione di molti progetti tra istituzioni, politica e enogastronomia. Dedica gran parte del suo tempo libero a questo mondo, convinto che ogni protagonista rappresenti un mondo da scoprire. Socio onorario dell’associazione italiana Ambasciatori del Gusto

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