Nella mia vita professionale e non, ho avuto la fortuna di fare molte cose, con due fili conduttori costanti: affermare il female empowerment e rappresentare al meglio la mia categoria professionale.
Convinta da sempre che il cibo sia il miglior mezzo, e anche il più potente, di trasmissione culturale, diventare un’ambasciatrice della mia cultura è stato un passo assolutamente naturale. Un’ambasciatrice della cultura sia americana, disdegnata da molti su basi spesso inesistenti o stereotipi ormai superati, sia, ovviamente di quella Italiana.
Durante questi ultimi anni ho avuto molte occasioni di conoscere più o meno approfonditamente ambasciatori e ambasciatrici, consoli generali ma anche direttori e direttrici degli Istituti di cultura e anche quelli del commercio.
Il lavoro del corpo diplomatico, come ho asserito in passato, svolge un ruolo importantissimo. Sapete quando nei film si vedono presidenti, scienziati che salvano la terra e non dicono nulla alla popolazione per non diffondere il panico? Ecco, più o meno a quei livelli. E quando quelle figure non funzionano bene i risultati sono spesso disastrosi.
Abbiamo proprio recentemente sentito affermare più volte che la guerra tra Russia e Ucraina è probabilmente legata a un corto circuito nelle trattative diplomatiche.
Ma le situazioni critiche non riguardano solo le guerre: pensiamo a persone incarcerate in paesi stranieri, spesso magari per aver commesso reati di cui non erano neanche consapevoli (vi chiederete: «Ma come è possibile?». Credetemi ne ho scampato uno proprio nel mio recente viaggio in India, dove ho portato le sigarette elettroniche il cui possesso, secondo la legge, è condannabile con una multa salata e con l’incarcerazione sino a un anno. E chi lo immaginava? Fortunatamente me le hanno solo sequestrate.
Poi ci sono casi di connazionali che si sentono male e hanno bisogno di cure. Basti pensare a quello che è successo durante la pandemia. In India, dove mi trovo adesso, per esempio hanno dovuto evacuare 1400 connazionali andandoli a prendere uno ad uno da tutte le parti del Paese in macchina, poiché tutti i sistemi di trasporto tradizionali erano fermi a causa del lockdown. Insomma, un gran lavoro di cui si parla, a mio parere, troppo poco.

La chef Bowerman con Vincenzo de Luca ambasciatore d'Italia in India
La settimana della Cucina Italiana nel mondo è un gran progetto per la promozione della cultura Italiana attraverso il cibo ed è arrivata al suo settimo anno. Io ho partecipato a tutte e 7 le edizioni visitando Uruguay, Svizzera, Francia, Spagna, Bulgaria, India, Turchia, Cile e tanti altri. Generalmente includo una masterclass presso gli Istituti alberghieri più noti delle diverse città, chiedo sempre di includere una tavola rotonda con imprenditrici locali, laddove è possibile, e una o più cene di gala. Spesso le cene possono trasformarsi in luoghi interessanti, pregne di scambi stimolanti e quest’anno èstato particolare non solo per gli eventi in sé ma perché mi sono ritrovata a riflettere su come il ruolo dei diplomatici richieda uno sforzo enorme, non solo dal punto di vista fisico (appuntamenti, telefonate, meeting, interviste e presenze ad eventi) ma una necessità di capire come infiltrarsi nella comunità in cui operano. Mi spiego. L’ambasciatore, il Console Generale e i diplomatici devono conoscere e comprendere la città e lo Stato in cui operano. Questo è imprescindibile. Ma sino a pochi anni fa il raggio di azione era limitato agli incontri fisici o magari attraverso telefonate e email.

La chef Cristina Bowerman a Identità Golose Milano
Oggi, esattamente come in tanti altri campi (incluso il mio), questo non basta più: c’è bisogno di comunicare con il mondo attraverso i mezzi digitali e avere l’intelligenza e la capacità di farlo elegantemente e in maniera mirata. Mi sono imbattuta in ambasciatori che usano l’arte per attrarre la comunità intorno a sé, altri che usano concerti ma la modernità e l’efficacia dei mezzi digitali sapientemente utilizzata dai due diplomatici in India mi ha davvero stupito. Alessandro De Masi è riuscito a raggiungere milioni di persone, ben al di là di Mumbai attraverso il coinvolgimento di YouTubers con milioni di follower con stories e interviste a personaggi che hanno diffuso l’italianità varcando i confini fisici del ristorante della cena di gala. La festa superitaliana organizzata dall’ambasciatore Vincenzo De Luca a Delhi ha superato le aspettative di 150 persone con una presenza di quasi 400, inclusa la Ministra del commercio Indiana e tantissimi personaggi importanti, indiani e non, il tutto corredato da drone, streaming e instagram stories e post in diretta. Una rivoluzione non da poco.
Nell’immaginario comune non possiamo che dipingere, sbagliando, l’ambasciatore quasi come una figura statica, un aplomb da fare invidia ad un reale inglese. E invece c’è una nuova figura di diplomatico: dinamica, che sta al passo con i tempi, energizzante, che non può che far bene al nostro Paese e alla diffusione della nostra cultura. Usando sempre il cibo (scherzando, aggiungerei, sempre che sia instagrammabile), eh!