09-11-2020
Giacomo Caravello dietro alla vetrina esterna del suo ristorante Balìce di Milazzo, del quale è giovane chef e patron
Mi chiamo Giacomo Caravello, ho 31 anni e sono l’amministratore di una società che gestisce il ristorante Balìce a Milazzo, in provincia di Messina, dal luglio 2019.
Come tutte le imprese italiane, ed in particolar modo quelle del settore ristorazione, la mia attività è stata duramente colpita dall’emergenza Covid-19 poiché la chiusura obbligata, dapprima per quasi tre mesi ed ora dalle ore 18, ha comportato la totale assenza di ricavi per un’impresa in pieno periodo di start up.
Pur avendo affrontato l’emergenza con ogni mezzo a disposizione, non ho avuto l’aiuto finanziario promesso dallo Stato a causa di una palese ingiustizia nella stesura della normativa che prevede un ristoro in termini di fondo perduto a favore degli imprenditori. (art. 25 Decreto Legge 34/2020)
Infatti, già nel mese di maggio, con l’emanazione del cosiddetto Decreto Liquidità, la mia impresa non rientrava tra i soggetti beneficiari del fondo perduto poiché la società di cui sono amministratore si è costituita nel mese di novembre 2018, con conseguente apertura della partita iva (elemento considerato di prova per l’amministrazione finanziaria di apertura dell’attività), ma ha avviato l’attività il 19 luglio 2019 (come ampiamente dimostrano il Registro delle Imprese, strumento di pubblicità legale, e l’invio dei corrispettivi elettronici all’Agenzia delle Entrate). Le motivazioni alla base di questo periodo sono legate alle normali operazioni di realizzazione dell’investimento che hanno richiesto dei mesi per la messa in opera di un ristorante.
Una foto condivisa da Caravello sulla propria pagina Facebook
Ciononostante, ho continuato la mia attività fiducioso che mi sarei rialzato, rispettando tutte le limitazioni e precauzioni e nel rispetto delle nuove regole che tale emergenza ci ha imposto.
Oggi scopro che, con il DPCM del 24 ottobre, la mia attività subisce una nuova limitazione con la chiusura alle ore 18. Limitazione che influisce notevolmente sulle opportunità di guadagno poiché il 90% degli incassi deriva dal servizio della cena. Inoltre, la caratteristica del nostro ristorante non è soltanto legata alla particolarità dei piatti proposti (di difficile riproposizione in formula da asporto) ma anche al complesso dell’esperienza della cena, che mal si conciliano con il concetto di delivery.
Con l’emanazione del cosiddetto DL Ristori, scopro di essere nuovamente escluso dall’ottenimento del contributo a fondo perduto poiché basato sugli stessi presupposti di maggio. Criteri di selezione che ritengo inadatti innanzitutto perché discriminatori nel momento in cui il concetto di inizio attività viene legato esclusivamente alla formalità di apertura della partita iva e non all’effettivo inizio della stessa, momento da cui è possibile definire un’attività in grado di generare ricchezza. Secondariamente perché le nuove attività, che per definizione sono maggiormente soggette a rischio, vengono penalizzate rispetto a quelle con qualche mese in più di vita, poiché per esse è previsto un contributo una tantum di 2000 euro per il mese di aprile e 4000 euro adesso.
«Mi sono sentito tradito da uno Stato che detta regole inclusive, valide per la totalità degli operatori, ma benefici esclusivi, in grado di generare discriminazioni. Vorrei farmi portavoce di tutte le nuove imprese, fulcro del ricambio generazionale e del rinnovo del panorama imprenditoriale italiano ed in particolar modo del meridione»
Non nascondo l’amarezza e la rabbia che mi hanno segnato quando ho scoperto che un giovane imprenditore viene escluso dall’ottenimento di un contributo per una mera disattenzione nella definizione della norma che, con tutte le eccezioni del caso, dovrebbe essere equa (trattare in modo uguale situazioni uguali e in modo diverso situazioni diverse). Mi sono sentito tradito da uno Stato che detta regole inclusive, valide per la totalità degli operatori, ma benefici esclusivi, in grado di generare discriminazioni.
Vorrei farmi portavoce di tutte le nuove imprese, fulcro del ricambio generazionale e del rinnovo del panorama imprenditoriale italiano ed in particolar modo del meridione, caratterizzata da una continua fuga di risorse, che si trovano nella mia stessa situazione.
Abbiamo scommesso a casa e vorremmo sentircene parte.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
milazzese, classe 1989, già a La Montecchia dagli Alajmo e con Martina Caruso al Signum dal 2014 al 2018, esordio da commis e congedo da sous chef con il pallino della panificazione. Nel 2019 si butta nell'avventura del Balìce, nella sua città natale
Le Cozze scoppiate alla brace, limbarda e astratto sono il Piatto della bella stagione di Giacomo Caravello, chef del ristorante Balìce a Milazzo (Messina)
Lo staff del Balìce di Milazzo. Appoggiati con i gomiti sul bancone, in primo piano il sous Alessandro La Cava, lo chef-patron Giacomo Caravello, sua sorella Manuela Caravello, gran domina della sala. Con loro, da sinistra, Melania Curró, il sommelier Salvatore La Cava, Claudia De Girolamo, Maria Arnó e la pastry chef Giusy Carpentieri