10-05-2020
Philippe Léveillé è stato intervistato da Paolo Marchi in diretta su Instagram. Gli ospiti della prossima settimana saranno:
Lunedì 11 maggio Luca Pezzetta Martedì 12 maggio Ricky Gaspari e Ludovica Rubbini Mercoledì 13 maggio Catia e Mauro Uliassi Giovedì 14 maggio Alfonso e Mariella Caputo Venerdì 15 maggio Bruno Vespa Sabato 16 maggio Pietro Zito Domenica 17 maggio Nicola Di Lena
Sabato 9 maggio le interviste in diretta di Paolo Marchi, sul canale Instagram di @identitagolose tutti i giorni alle 16, hanno fatto tappa a Concesio (Brescia), per ascoltare la voce e i racconti di Philippe Léveillé, straordinario chef bretone, ormai da più di 30 anni in Italia e dal 1993 alla guida del Miramonti l'Altro.
Buongiorno Philippe: come state vivendo, tu e il tuo staff, questo momento? Non posso dire di essere felice, proprio per niente. In una situazione come questa esce fuori il mio spirito bretone, non mi piace essere preso per i fondelli, sento crescere dentro di me una certa rabbia: la percepisco, ma cerco di esorcizzarla, perché questo non è il momento delle polemiche. Ci sono dei colleghi che invece hanno deciso di esprimere i loro pensieri critici, rispetto la loro scelta, ma io preferisco non farlo. Il Miramonti, da tre settimane, si è trasformato temporaneamente in gelateria. Tanti anni fa con Mauro Piccini avevamo aperto una gelateria in città, che poi però avevamo dovuto chiudere: ora ci siamo riscoperti gelatieri, pensavo sarebbe stato un gioco, che ne avremmo prodotto un po' per chi vive a Concesio, invece ha avuto un grande successo. Oggi abbiamo fatto 95 kg di gelato alla crema: quando avevamo la gelateria non arrivavamo a numeri del genere. Qualcuno adesso può venire a ritirarlo al ristorante, ma in maggioranza i clienti preferiscono affidarsi al delivery. Qualche volta mi diverto ad andare personalmente a fare le consegne: mi piace molto, perché porti del gelato, magari qualche piccola pasticceria, e hai l’impressione di regalare chissà quale soddisfazione. Sono contenti di vederti, a ogni fermata che fai ti viene raccontata una piccola storia, ti dicono che hanno voglia di tornare al ristorante, sono sensazioni belle e profonde. Non è il mio mestiere, ma finché si può andiamo avanti. Facciamo due gusti: uno è il nostro classico gelato alla crema, che serviamo sempre anche al ristorante, l'altro gusto lo cambiamo ogni settimana. Questo weekend abbiamo fatto un sorbetto al cioccolato, la settimana prossima facciamo limone e lime. Per quanto riguarda il salato, invece, non saprei da dove cominciare. Non è il mio mestiere cucinare in questo modo, non vendo vaschette di plastica, non penso che sia una cosa che vorrò mai fare.
Pensavo l'altro giorno a come abbiamo avuto la fortuna di poter salutare con un funerale il nostro amico Vittorio Fusari, scomparso qualche mese fa, poco prima di questa emergenza Covid che ha impedito anche la partecipazione ai funerali. Non sono qui per fare polemica come dicevo poco fa, ma una cosa che mi dà profondamente fastidio è questo slogan "andrà tutto bene". Mi dà fastidio perché chi ha perso qualcuno per questo virus, credo possa sentirlo come un'offesa. Credo che ci vorrebbe un po’ di rispetto per chi ha perso qualche caro: perché non l’ha perso normalmente, non ha potuto accompagnarlo al cimitero, non ha potuto visitarlo mentre stava male, con tutta quella ritualità che accompagna il saluto che diamo alle persone care quando vengono a mancare. Non riesco a pensare a quanto possa essere difficile non poter salutare per l'ultima volta una persona della tua famiglia.
Léveillé fotografato sulla soglia di Identità Golose Milano, dove speriamo di poterlo ospitare ancora molto presto
Vittorio Fusari, che abbiamo appena ricordato, è stata anche la persona che ti ha portato in Italia, vero? Sì, al tempo io lavoravo in Brasile per la signora Decker, quella dei trapani, ero il cuoco del suo yacht, che poi era stata la barca di un grandissimo skipper come Alain Colas. Stavo bene a Rio de Janeiro, mi divertivo molto, ma la consideravo come una parentesi nella mia formazione: avevo già fatto esperienze in ristoranti importanti in Francia e sapevo di voler tornare in Europa, mi piaceva l'idea di andare in Spagna in particolare. Una sera siamo insieme a mangiare in un ristorante di Rio, a un tavolo a cui si siedono sempre più persone. Arrivano due italiani, che mi parlano di Vittorio, mi dicono che voleva aprire un ristorante gastronomico a Iseo, vicino Brescia. Ci ho parlato al telefono, non ricordo cosa ci siamo detti, ma ricordo che Fusari mi convinse subito. Due giorni dopo partii con un amico che faceva le traversate atlantiche in barca: dopo la navigazione arrivai in Italia, presi un treno da Milano fino a Rovato. Una volta arrivato, pensai di aver fatto l'errore più grande della mia vita: era un posto tristissimo, soprattutto arrivando da Rio de Janeiro. Sono arrivato a Iseo in una sera d’inverno, credo fosse il 23 novembre, sono entrato a Il Volto e da lì non ho più capito niente: così dal 1987 mi sono fermato in Italia e ho iniziato a lavorare come secondo di Vittorio nel ristorante che aveva appena aperto, Le Maschere. L’incontro con Vittorio è stato veramente importante: quando arrivai in Italia non sapevo neanche chi fosse Veronelli, non sapevo chi fosse il signor Marchesi, che veniva spesso a mangiare da noi. E come loro altre grandi persone come Domenico Clerico, come Gianni Mura. La domenica mi sedevo al tavolo con loro, imparavo l'italiano, imparavo ad ascoltare i loro discorsi e bevevo tanto. Fu un periodo veramente bello, di cui ho ricordi meravigliosi.
Hai un ingrediente preferito in cucina? Credo che anche il vino faccia parte della cucina e per questo ti dico il vino. Mi dà grandi emozioni, il vino è tante cose insieme, è contadino e sensuale, il vino buono dovrebbe essere alla portata di tutti, ma purtroppo costa davvero tanto. Quando cominci ad assaggiare il vino veramente buono credo che possa emozionarti anche più del cibo, è più complicato, c’è più lavoro.
Invece non sei un grande amante dei dolci, vero? No, affatto, non amo i dolci e non amo lo zucchero. Credo che l’unico dolce che mangio qualche volta è proprio il mio gelato, ma non perché è il mio, perché devo controllarne la qualità. Dopo tutti questi anni che facciamo il gelato alla crema al Miramonti penso che sarei in grado di riconoscerlo in mezzo a molti altri. Sono innamorato, e geloso, del lavoro che facciamo per produrlo.
Ma qual è il segreto del tuo gelato? Il segreto è che è fatto con del vero latte, della vera panna, delle uova di qualità, con la vaniglia di Tahiti o del Madagascar, dello zucchero, del limone. E' un gelato che viene sempre e solo fatto al momento, che non va mai in freezer: esce dalla mantecatrice e viene servito. L’invenduto normalmente viene finito dai ragazzi del servizio, non lo riutilizziamo mai per una seconda volta.
E se dovessi dire quale cucina ami di più? Italia o Francia? Un po’ di tempo fa avevo lanciato uno slogan: "Non toccate la mia cucina italiana". Certo, sono francese, la cucina italiana non è la mia, ma io cerco di interpretare una mia cucina italiana, voglio difendere la cucina italiana, perché vivo in Italia e credo che oggi questo sia diventato il mio tricolore. Sono felice e orgoglioso di lavorare qui in Italia, un paese che mi ha dato tanto. Pago le mie tasse in Italia e amo il mio paese. Certo, amo andare a mangiare in Francia, amo andare a trovare la mia famiglia, ma dopo un po’ di tempo l’Italia mi manca sempre. Per questo non mi piace questa tendenza, questa moda, di denigrare il nostro paese e la nostra cucina: sono convinto che si debba difendere il proprio paese, essere patriottici secondo me è una grande qualità, difendere la tua bandiera, i tuoi colori, la tua cucina. Quando qualcuno mi parla male della cucina italiana cerco di aprire i suoi orizzonti: è una cucina straordinaria, romantica, sensuale, erotica. Piena di colori, di prodotti incredibilmente buoni, e poi oggi in Italia ci sono davvero moltissimi grandi chef, ho la fortuna di conoscere un sacco di colleghi che quando vai a mangiare da loro ti stupiscono ogni volta. Non mi interessa la rivalità Italia - Francia, non la vado come una gara, ma sono certo che noi in Italia ci siamo, e ci siamo alla grande.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare Instagram: @NiccoloVecchia
Una foto di gruppo particolarmente affollata, con le brigate di Identità Golose Milano, del Miramonti l'Altro e del ristorante Georges Blanc in via Romagnosi
Vittorio Fusari, classe 1953, chef originario di Iseo, scomparso prematuramente il 1 gennaio 2020. Ha scritto pagine importanti nella storia della cucina italiana, con insegne come Il Volto, Le Maschere, Dispensa Pani e Vini, Al Pont de Ferr
Foto di gruppo al pass di Identità Golose Milano: Philippe Léveillé con le brigate di sala e di cucina
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.