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Tommaso Cannata, Giuseppe Li Rosi e Corrado Assenza nei giorni scorsi alle Jurnate di Simenza. Tutte le foto sono di Concetta Bonini
«Stiamo riuscendo a creare una nuova economia basata sulla biodifferenza cerealicola», dice Giuseppe Li Rosi. «Abbiamo bisogno d'innovazione e qualità, non di grossi volumi», spiega Corrado Assenza. Quella che potrebbe apparire una divergenza trova invece composizione condivisa, alle Jurnate di Simenza, il simposio che si è tenuto qualche giorno fa nel magnifico castello di Montalbano Elicona, borgo di pietra dove pare il tempo si sia fermato, nell'entroterra messinese. Stop (Assenza) and go (Li Rosi) solo apparente, e comunque armonizzato da una visione comune delle cose che è il fondamento dell'avventura di Simenza appunto, la Cumpagnia Siciliana Sementi Contadine nata il 20 febbraio 2016, ora con 200 soci perlopiù imprenditori agricoli - ma anche trasformatori - che il suo presidente Li Rosi racconta così: «Noi non siamo una cooperativa o un consorzio, ma un'associazione culturale. Nello stesso tempo, ci rendiamo conto di come si debba offrire anche uno sbocco economico alla nostra attività, e ci stiamo attrezzando in tal senso».
L'intervento di Giuseppe Li Rosi
Simenza è una comunità di agricoltori e allevatori siciliani custodi, promotori e valorizzatori dell’agrobiodiversità dell’isola. L’obiettivo cardine, che ha condotto alla nascita dell’associazione, era l’iscrizione degli oltre 50 ecotipi di frumento autoctono presenti in Sicilia, al Registro nazionale delle varietà da conservazione di specie agrarie e ortive, per evitare che le risorse genetiche, di diritto proprietà dei contadini, non diventassero strumento di chi fa della biodiversità un mezzo di mera speculazione.(...) (Simenza) nasce per difendere il prezioso patrimonio della Sicilia: la sua biodiversità. Lo fa sotto forma di Cumpagnìa o di Comunità dove ogni agricoltore e agricoltrice, insieme all’allevatore, ortolano, mugnaio, fornaio, pastaio difendono e valorizzano le risorse locali.
Si cerca, adesso, di fare un passo in più:
Si mira a un nuovo modello imprenditoriale in grado di coniugare saperi e buone pratiche contadine con l’utilizzo di tecniche sostenibili di produzione. Quello che in Simenza definiamo “retro innovazione”.
Per Simenza è il tempo di coniugare battaglia culturale e questioni di bilancio, perché «solo una Comunità che dialoga con la scienza e il mercato o la fiera è capace di difendere il bene comune». Partendo sempre da una considerazione di fondo, che traiamo dal sito dell'associazione:
La Sicilia è considerata utero della primogenitura agroalimentare europea. Distesa al centro di un Mare Nostrum, l’isola accolse e sviluppò le conoscenze dell’arte del coltivare, della trasformazione in cibo, delle conserve e consegnò tecniche, genetica e geni al di là dello Stretto. Vero è, poi, che la si possa definire continente, seppur isola o arcipelago. In essa vive una mista genìa vegetale, animale, fruttifera, orticola, alimurgica e possiamo dire anche umana circondata da quasi 1 milione di metri di vista sul mare, che serrano insieme la zona più arida accanto al ghiacciaio più a Sud d’Europa, o un vulcano di lava e di neve appresso alla corona verde smeraldo dei Peloritani, Nebrodi e Madonie e tanta altra dissimilitudine.
Una battaglia del grano che non ha niente da condividere con quella di mussoliniana memoria. Intanto, perché Simenza si allarga. Oggi, oltre ai cereali, la sua comunità coinvolge produttori di altri agroalimenti doc: legumi, frutta, verdura, olio, vino, salumi, formaggi, carni, conserve, miele... Poi, perché l'afflato identitario si coniuga con l'esaltazione delle differenze, come abbiamo visto.
L'azienda di Vighizzolo d'Este ha affiancato Simenza, creando la sua farina Petra Evolutiva proprio dal suddetto miscuglio. Così a Montalbano Elicona c'erano anche Chiara Quaglia e Piero Gabrieli. Ha spiegato quest'ultimo, direttore marketing del Molino: «Bisogna far sì che tutti gli attori di questa filiera - dal contadino che compra il seme e sostiene le spese di coltivazione, lavorazione e stoccaggio, al commerciante che vende, passando per il molino che deve macinare - possano lavorare realizzando un giusto reddito; e questo è possibile solo se il consumatore finale è disposto a pagare il prodotto finito a un prezzo adeguato». Ossia: «Chi va in pizzeria a mangiarsi una pizza realizzata con grano evolutivo deve accettare un conto che sia di 50 centesimi o un euro più alto. Non è cosa da poco».
Sulla sinistra, Piero Gabrieli
«Simenza è una parola stupenda, per la straordinaria concretezza che la lega alla terra e al nutrimento e per la potente evocazione che la lega all’umanità e al suo bene». Corrado Assenza ha fatto convivere le anime di questo archetipo in un’espressione contadina della pasticceria contemporanea
La torta di Corrado Assenza: pasta frolla di farina Evolutiva sotto, crema di mandorla romana e confettura extra di mele con limone verdello in mezzo, grano russello sopra
Altri due protagonisti dei laboratori alle Jurnate di Simenza: Lillo Freni e Tommaso Cannata
Il pizzaiolo Friedrich Schmuck e il suo impasto evolutivo
Tommaso Cannata e Giuseppe Li Rosi
Matteo La Spada, de L’Orso di Messina, ha preparato la pizza in teglia alla romana con Evolutiva
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it Instagram: carlopassera
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose