17-02-2018
Gualtiero Marchesi con Andrea Berton, Davide Oldani e Carlo Cracco a Cannes, nel 2017. Si presentava Gualtiero Marchesi. The Great Italian, il documentario diretto da Maurizio Gigola che ripercorre la vita del Maestro della cucina italiana
Toni Sarcina torna a parlare di Gualtiero Marchesi: in questa terza puntata racconta del Maestro e dei suoi allievi (in tondo il testo di Toni Sarcina, in corsivo le sue parole raccolte da Carlo Passera). Terza puntata, leggi qui la prima: Il mio amico Gualtiero Marchesi - La prima volta in Bonvesin de la Riva.... E la seconda: Il mio amico Gualtiero - Altopalato e la gran disputa sulle orecchiette
Gualtiero non c’è più ma io credo che sia più presente di prima e proprio attraverso i suoi discepoli che, nei modi più diversi, proseguono il discorso avviato nella sua “bottega” molti anni fa. Certo, ognuno con la propria personalità ma con un denominatore comune che risiede proprio nel periodo trascorso in via Bonvesin de La Riva, all’Albereta e al Marchesino.
Ripensando ai tempi dell’esordio di Marchesi nel suo primo ristorante, negli anni ’80, la sua brigata di cucina era un pullulare di giovani proiettati verso un futuro di “cucina nuova”. Mi era capitato di andare a trovare Gualtiero in quel periodo, magari in orari insoliti, e di restare sorpreso dal movimento della sua cucina, così diverso da quello dei cosiddetti “ristoranti tradizionali”, anche i più celebrati, nei quali lo chef era il vertice e tutto e gli altri, dal sous chef all’ultimo dei comis, formavano la “corte”.
L'inaugurazione dell'Accademia Marchesi: il Maestro, circondato da molti dei suoi allievi, compiva 80 anni. Era il 10 marzo 2010
L’impressione che mi suscitava quella cucina, intesa come “locale cucina”, mi riportava alla mente le fantastiche “botteghe” rinascimentali nelle quali, attorno al grande maestro del momento, nascevano nuovi talenti, i discepoli che, una volta usciti da lì, si sarebbero rivelati altrettanti maestri con propria esclusiva personalità.
Certo, qui non posso citare tutti gli allievi che mi capitava di incontrare e mi limiterò a tracciare qualche linea essenziale nei vari periodi, mettendo in evidenza i discepoli che prima o poi, avrebbero intrapreso un’attività indipendente (per una carrellata più completa, leggi: Tutti gli allievi del Maestro).
La brigata al Bonvesin de la Riva, è riconoscibile il giovane Carlo Cracco, a sinistra
Uno di questi allievi promettenti fu Walter Redaelli, che Marchesi apprezzava per la discrezione, il carattere tranquillo e un’innata capacità creativa in cucina tanto che, iniziando quello che diventerà poi il suo sistema ricorrente, lo segnalò come chef alla Locanda dell’Amorosa di Sinalunga alla ricerca di un cuoco che potesse dare una spinta alla ristorazione.
Walter Redaelli
Tornando alla “Bottega marchesiana”, in ordine di tempo, due nomi si evidenziarono su tutti: Davide Oldani e Carlo Cracco.
Ad Altopalato, una lezione di Marchesi con un giovane Davide Oldani
È lui che ha affermato lo spirito di “sana competizione” nel gruppo di quegli anni, senza prevaricazioni ma tutti con grande passione e voglia di apprendere dal Maestro il nuovo modo di concepire la cucina contemporanea e del futuro. Sempre Davide afferma come Marchesi fosse «colui che ci ha fatto viaggiare»; infatti, sull'esempio dei grandi maestri dell’arte rinascimentale, Gualtiero amava che i suoi discepoli conoscessero altre realtà, fuori dall’Italia, per poter aspirare ad essere i migliori. Così Davide poté conoscere Le Gavroche di Londra, Ducasse a Montecarlo e altri fuoriclasse d’Oltralpe, accumulando esperienze che, coniugate al suo carattere e la sua capacità imprenditoriale, lo hanno reso uno dei più importanti imprenditori della ristorazione italiana.
Marchesi con il giovane Oldani in California, era il 1990
Marchesi e Cracco a Expo 2015
Foto ricordo nelle cucine di Bonvesin de la Riva a Milano per Carlo Cracco, sulla sinistra rispetto a Gualtiero Marchesi, giusto un passo indietro
Contemporaneamente ai “gemelli diversi” Oldani e Cracco, c’era stato per lungo tempo un personaggio che sarebbe diventato famoso.
Accadde durante Identità Golose a Milano, febbraio 2013, quando Carlo Cracco, a sinistra nella foto, invitò altri due allievi di Gualtiero Marchesi, Enrico Crippa e Paolo Lopriore
L’ultimo spazio lo vorrei riservare all’ultimo dei personaggi “discepoli”, quello che lo ha seguito praticamente in tutto l’ultimo periodo, così come avveniva con i grandi artisti del passato, quando la parte finale della loro vita era spesso più feconda e matura del tempo giovanile, con opere di grande importanza; Marchesi credo facesse parte di questa eletta categoria e il suo ultimo discepolo rispondeva appieno a queste caratteristiche.
Marchesi e Daniel Canzian. Si riconosce anche Paolo Marchi, sulla destra
17 maggio 2016: alla Fondazione Catella si parla di Settimana milanese della cucina. L'intervento di Gualtiero Marchesi circondato da alcuni dei nuovi grandi della ristorazione milanese, spesso suoi allievi: si riconoscono Davide Oldani, Francesco Cerea, Andrea Berton, Daniel Canzian
Quando Daniel aprì il suo locale a Brera, Gualtiero veniva spesso a trovarlo e assaggiava i piatti esprimendo giudizi e suggerimenti; la collaborazione continuava in una formula insolita ma estremamente interessante. Io stesso lo incontrai più volte e, talvolta, stavamo allo stesso tavolo riprendendo idealmente il nostro discorso, iniziato tanti anni prima ad Altopalato.
Una volta, Daniel aveva espresso il desiderio di andare a trovare i Troisgros a Roanne e Gualtiero l’accompagnò personalmente; Daniel rimase qualche tempo a collaborare in quel tempio della ristorazione e rientrò a Milano raccontando come fosse più “ricco” di esperienza. Gli chiesi: «Ma come mai sei voluto andare dai Troisgros?». Rispose: «Sapevo che il sig. Marchesi c’era andato all’inizio della sua carriera e io volevo semplicemente capire cosa avesse trovato». Io: «E l’hai capito?». Risposta: «Credo di si ma, per il momento lo terrò per me!».
Marchesi in Bonvesin de la Riva
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Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
nato a Milano, a lungo gran professionista nel campo finanziario-assicurativo, dal 1977 ha iniziato la sua attività di giornalista specializzato nella ricerca culturale del settore alimentare. Al suo attivo ha collaborazioni con Famiglia Cristiana, La Cucina Italiana, Grand Gourmet e tanti altri. Tiene seminari per medici-dietologi ai corsi di specializzazione dell’Università di Milano. Da molti anni è presidente della Commanderie des Cordons Bleus. Ha fondato nel 1981, in collaborazione con la moglie Terry, il Centro di cultura enogastronomica Altopalato
Carlo Cracco a lezione all'Università Iulm, con i ragazzi della tredicesima edizione del "Master in Food and Wine Communication". A destra, Gabriele Zanatta
Enrico Bartolino sul palco dell'Auditorium di Identità Milano 2024 (tutte le foto sono di Brambilla-Serrani)
La Quaglia ingioiellata, uno dei piatti al debutto il 27 marzo prossimo nel menu di Cracco in Galleria. A destra, Luca Sacchi, chef nell'ombra di Carlo Cracco. Insieme, terranno lezione al MiCo di via Gattamelata, Milano, domenica 10 marzo, ore 10.45. Per iscrizioni, clicca qui