Mondo pizza

06-05-2025

Pizza in Kosovo come sotto al Vesuvio: la bella favola di Jana Napoletana

Ariana lavorava al Ministero degli Interni, Bardhyl a Londra: hanno mollato tutto e aperto nel 2020 la prima pizzeria napoletana a Pristina, nel Kosovo. Sfornano 200 pizze al giorno e in arrivo c'è pure quella fritta, «come da Zia Esterina di Sorbillo»

Una pizza di Jana Napoletana, pizzeria aperta nel

Una pizza di Jana Napoletana, pizzeria aperta nel 2020 nel centro storico di Pristina, capitale del Kosovo, da Bardhyl e Ariana Fetahu

Pristina è la capitale del Kosovo, lo Stato più giovane d'Europa, indipendente dal 2008 e con un'età media degli abitanti di 34 anni, ben 15 in meno rispetto all'Italia. Pristina ha solo 200 mila abitanti e un turismo ancora da inventare anche se l'arrivo dei voli low cost lo sta potenziando. Puoi girare la città in lungo e in largo in un paio di giorni, accorgendoti di come l'Italia sia una garanzia di buono e di bello. Sono pochi gli italiani che hanno trasferito qui la loro attività, ma sono molti i locali che hanno fatto del “made in Italy” il loro orgoglioso punto di riferimento. E così in un vicolo del centro storico è facile imbattersi in Jana Napoletanache non solo è la prima pizzeria napoletana aperta nella capitale, ma è stata anche la prima in tutto il Kosovo. E' a conduzione famigliare e ha una storia dove amore e passione vincono sull'esigenza di fare business. Il locale è molto accogliente con grandi vetrate che d'estate si aprono, qualche tavolino all'esterno mentre all'interno le pareti parlano il napoletano “verace”, quello dove Sofia Loren e Diego Armando Maradona hanno ancora un immortale ruolo da protagonisti.

L'esterno della pizzeria Jana Napoletana in un vicolo del centro storico di Pristina, capitale del Kosovo

L'esterno della pizzeria Jana Napoletana in un vicolo del centro storico di Pristina, capitale del Kosovo

Ma prima di tutto ci sono loro, Bardhyl e Ariana Fetahu, la coppia che ha trasformato il sogno in realtà, sostenuti e incoraggiati dal sorriso di Jerina, la loro figlia di 9 anni che va matta per la pizza e – mi confida – «il risotto allo zafferano». Bardhyl, 52 anni, e Ariana, 41 anni,  si sono conosciuti in un pub a Pristina, la scintilla è scoccata condividendo una birra e poi insieme hanno abbracciato il sogno della pizzeria: una missione d'amore. Bardhyl per 20 anni aveva lavorato nel management della ristorazione a Londra, ma la sua curiosità lo ha sempre spinto in cucina a curiosare tra le pentole degli chef. «Imparavo tutto con gli occhi – mi racconta -, il valore degli ingredienti, i metodi di cottura, l'importanza della sperimentazione inseguendo la perfezione. Poi durante un viaggio a Napoli ho avuto il colpo di fulmine con la pizza e i pizzaioli come Gino Sorbillo. A quel punto ho capito che era giunto il momento di dare una svolta alla mia vita: volevo portare a Pristina non una generica pizza, ma la pizza napoletana».

Bardhyl e Ariana Fetahu davanti al forno della loro pizzeria. Lo ha costruito lo stesso Bardhyl, 52 anni, in 7 mesi di lavoro, pietre laviche provenienti da Napoli e pezzi provenienti da diverse parti d'Europa: è una sorta di esperanto della pizza

Bardhyl e Ariana Fetahu davanti al forno della loro pizzeria. Lo ha costruito lo stesso Bardhyl, 52 anni, in 7 mesi di lavoro, pietre laviche provenienti da Napoli e pezzi provenienti da diverse parti d'Europa: è una sorta di esperanto della pizza

Ariana sorride: «Non ci crederai, ma a me la pizza non era mai piaciuta. Poi un giorno Bardhyl me ne fa assaggiare una delle sue e ne mangio tre di fila. Impasto leggero e fragrante insieme lievitato dalle 48 alle 72 ore, cornicione alto ma senza farcitura e una cottura a regola d'arte. In quel momento ebbi la certezza che aveva vinto lui e la sua straordinaria passione». La pizza non “rivoluziona” solo la vita di Bardhyl ma anche quella di Ariana che per 16 anni ha lavorato con incarichi di responsabilità al Ministero degli Interni del Kosovo. «Sicurezza, immigrazione, droga... - mi spiega -, quell'impegno non è stato una passeggiata. Anche per me era giunto il momento di voltare pagina».

Bardhyl iniziò a studiare come ottenere la migliore pizza napoletana, proprio come quella che aveva assaggiato in più versioni nel ventre del capoluogo campano. Non ha voluto prendere scorciatoie, partendo da un principio che è sempre stato il cardine della sua esistenza: per ottenere il meglio devi inseguirlo e costruirlo con le tue forze. E le tue mani, come è stato con il forno. L'avventura di Bardhyl con la pizza napoletana è partita nel 2017 con Rimorchio, un furgoncino per lo street food attrezzato con il primo forno costruito da lui che ancora conserva. Pizza napoletana e birra locale alla conquista di una città che di “napoletano” non aveva ancora nulla. L'avventura funziona, Pristina si affeziona a quel Rimorchio e si mette in lunghe code per assaggiare, apprezzare e affezionarsi alla novità: il sogno è pronto al grande passo. Nel dicembre 2020 apre Jana Napoletana e di coraggio ce ne vuole tanto perché la pandemia non fa grossi sconti neppure in Kosovo. «Il nostro è stato un battesimo infuocato – ricorda Ariana -, durante il Covid è stata dura, ma non ci siamo mai arresi. Non ci siamo mai sentiti vincitori, ma giorno dopo giorno, mese dopo mese la nostra attività è andata sempre meglio. Il nostro segreto? Non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba, ma abbiamo sempre dato di più per arrivare al nostro obiettivo».

L'interno di Jana Pizzeria, semplice e molto accogliente. Ha una capienza di 50 coperti che diventano qualcuno di più d'estate con l'apertura delle vetrate

L'interno di Jana Pizzeria, semplice e molto accogliente. Ha una capienza di 50 coperti che diventano qualcuno di più d'estate con l'apertura delle vetrate

La stessa Ariana ha imparato a fare la pizza, apprendendo l'arte dal marito che «con me – sorride- è stato molto paziente». Ora anche per lei c'è l'orgoglio di essere una pizzaiola e d'infilare la pala in un forno dal peso di 2 tonnellate costruito artigianalmente da Bardhyl in 7 mesi di lavoro. «Questo forno – sottolinea lui – è una sorta di esperanto della pizza. I pezzi utilizzati arrivano da più parti d'Europa: Kosovo ma anche Macedonia, Albania, Germania e la pietra lavica alla base del forno sono andato a cercarla proprio a Napoli. In quel forno rigorosamente a legna c'è la nostra combinazione vincente: ogni pizza viene cotta fino a 600 gradi in 60 secondi».

Ariana, 41 anni, per 16 ha lavorato al Ministero degli Interni del Kosovo. Poi la svolta e il lavoro appassionato accanto al marito 

Ariana, 41 anni, per 16 ha lavorato al Ministero degli Interni del Kosovo. Poi la svolta e il lavoro appassionato accanto al marito 

Il risultato è una cottura veramente perfetta, come non sempre è facile trovare nelle migliori pizzerie italiane. «Per noi – spiega Bardhyl – la qualità degli ingredienti è una priorità. Il Kosovo resta ancora terra penalizzata nelle importazioni dei prodotti, ma noi cerchiamo di non tradire mai i valori dell'Italia. Le nostre pizze seguono la stagionalità degli ingredienti, non oltrepassiamo la ventina di proposte ma non smettiamo di farci venire idee. Se la pizza più richiesta resta sempre la Margherita (6,50 euro, ndr), sono molto popolari anche quella ai Peperoni, al Pesto, ai Funghi e ai Quattro formaggi. Tra le ultime novità abbiamo inserito quella al Pistacchio, la Tartufata e quella ai Datterini gialli».

Su suggerimento di Jerina, io ho preso la pizza che porta il suo nome, con pomodori ciliegini, gorgonzola, olive, ben condita con olio extravergine, salsa di pomodoro, mozzarella ed origano. Golosa, fragrante e digeribilissima, che poi è quello che si chiede a una pizza. Da Jana Napoletana è ben delineato il concetto di far esaltare ogni ingrediente e, per riuscirci, si adotta la tecnica del togliere piuttosto che aggiungere. Pochi ingredienti, ma freschi e di qualità, come raccontano le tante recensioni che la premiano con il giudizio consolidato di "eccellente". «Noi siamo stati i primi a portare la pizza napoletana in Kosovo - spiega Bardhyl -, l'abbiamo fatta conoscere e resa talmente popolare che oggi a Pristina le pizzerie che si fregiano di questa etichetta sono circa una decina. Ma la nostra popolarità è sempre in crescita grazie al passaparola: chi viene da noi, ci torna e porta nuovi amici. Abbiamo 50 coperti e sforniamo una media di 200 pizze al giorno».

Rimorchio, un furgoncino attrezzato con un forno per fare la pizza, è stato il banco di prova per Bardhyl nel 2017: file lunghissime di estimatori lo hanno convinto al passo successivo

Rimorchio, un furgoncino attrezzato con un forno per fare la pizza, è stato il banco di prova per Bardhyl nel 2017: file lunghissime di estimatori lo hanno convinto al passo successivo

Bardhyl e Ariana fatto tutto insieme, quella pizzeria e Jerina sono il loro grande progetto di vita. «A chi mi chiede – sottolinea Bardhyl – perché non partecipo a qualche concorso, dico sempre che non ne ho il tempo e la competizione non fa parte della mia filosofia di vita. Resto quello degli inizi, non inseguo il successo mediatico o il business ma amo tantissimo quello che faccio. E per me il premio più grande è riuscire a farlo insieme alla mia famiglia». Già, perché oltre ad Ariana anche Jerina si è già appassionata alla cucina. Non sa ancora se diventerà avvocato o pizzaiola, ma intanto se la cava già bene non solo con gli impasti e con la pasta fatta a mano. Dedicato a lei, a poche decine di metri da Jana Napoletana, sta per aprire un punto street food per la pizza fritta, anche in questo caso conosciuta a Napoli e, anche stavolta, un esordio assoluto per l'intero Kosovo. 

Le pizze della coppia Fetahu puntano sulla freschezza degli ingredienti e, da brave napoletane, sfoggiano un cornicione pronunciato. La Datterini gialli è una delle ultime nate

Le pizze della coppia Fetahu puntano sulla freschezza degli ingredienti e, da brave napoletane, sfoggiano un cornicione pronunciato. La Datterini gialli è una delle ultime nate

«Ne ho appreso i segreti con gli occhi e con il palato – dice Bardhyl- assaporando quella Da Zia Esterina e Da Fernanda ai Quartieri Spagnoli. E poi, come per la pizza, mi sono messo a provare per ottenere la combinazione migliore». Bardhyl sorride orgoglioso mentre mi mostra le attrezzature pronte a partire, per lui Napoli è stata la chiave di svolta e ogni piccola conquista è diventata un tassello di felicità. Come quella volta che in un mercato dell'usato a Pristina, ha trovato una cornice polverosa con la foto di Maradona nell'anno dello scudetto con il Napoli. «Non so come fosse capitata lì -racconta – ma sicuramente mi stava aspettando». Ed ora quella foto, insieme a una sbiadita maglia del Napoli, troneggia su una parete della pizzeria.
Dopo 20 anni nel management della ristorazione a Londra, Bardhyl è rimasto folgorato dalla pizza durante un viaggio a Napoli. E si è talmente appassionato che il prossimo traguardo è la pizza fritta. 

Dopo 20 anni nel management della ristorazione a Londra, Bardhyl è rimasto folgorato dalla pizza durante un viaggio a Napoli. E si è talmente appassionato che il prossimo traguardo è la pizza fritta. 

L'accoglienza da Jana Napoletana è calorosa, il servizio curato, la birra Peroni Nastro Azzurro sempre al fresco, sulla carta dei vini c'è ancora da lavorare ma su richiesta arriva anche un discreto limoncello. Se pensate che Bardhyl si senta arrivato, vi sbagliate. Lui vuole continuare a studiare ed imparare. E così, dopo una vacanza romana con moglie e figlia, ha scoperto che la pizza alla pala di Gabriele Bonci «è un'altra sublime e spettacolare tentazione». Ma bisogna saperla fare. «Voglio tornare in Italia – spiega – e frequentare un corso che m'insegni a prepararla. Non mi piace improvvisare. La pizza è una cosa seria».  


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Paola Pellai

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Paola Pellai

giornalista professionista, nata in un'annata di vino buono. Ha spaziato in ogni settore, dallo sport alla politica perché far volare in alto la curiosità è il sistema migliore per non annoiare e non annoiarsi. Non ha nessuna allergia né preconcetto alimentare, quindi fatele assaggiare di tutto. E se volete renderla felice, leggete il suo libro di fotostorie, Il tempo di uno sguardo

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