Un assaggio dell’anteprima Dom Pérignon l’abbiamo avuto mercoledì sera scorso al Ristorante Quadri, in piazza San Marco a Venezia: un’intera cena sotto il segno del Dom Pérignon Vintage 2003 (che noi di Identità conosciamo bene, essendo stato varato per la prima volta assoluta nell’edizione milanese 2012), una mirabile bollicina saggiamente accompagnata dagli Alajmo all'interezza del pasto, dal Carpaccio di scampi all’olio e limone con salsa di cozze in apertura fino al dessert Mela, mela, mela, un felice gioco di consistenze attorno al frutto.
Poi, la mattina dopo, tutti all’hotel Gritti Palace per la grande anteprima italiana del Rosé Vintage 2002, svelato per la prima volta al mondo il 23 gennaio scorso a Istanbul. Dopo la capitale turca ecco dunque Venezia, in ossequio a una scelta precisa della maison e dello chef de cave Richard Geoffroy, che desiderano evidenziare un legame tra i loro champagne e l’Oriente, passando per i traffici secolari della Via della Seta.
Tradizione e modernità si armonizzano perfettamente nel racconto della forza creativa di
Dom Pérignon Rosé 2002, rimasto a invecchiare 10 anni per risultare, oggi, in un vino maturo e luminoso. Quell’anno la luce dorata ha illuminato per 6 settimane la regione della Champagne: il millesimo sarà ricordato anche per condizioni climatiche molto favorevoli che si ritrovano nell’olfattiva e all’assaggio.
La degustazione di questo “vino” è singolare: è uno champagne che evidenzia immediatamente una suprema finezza dei profumi e un'eleganza stilistica al palato oltre a un’originale vena minerale, stemperata dagli intensi profumi di arancia candita, alternati alle note affumicate. Una bollicina elegante, perfetta e luminosa che potremmo definire ancora “bebè” per degustarla, nuovamente, tra un lustro per ritrovare una maturità non scontata.
L’enologo di Dom Pérignon Vincent Chaperon ha spiegato con entusiasmo che questo Vintage Rosé rappresenta pienamente la filosofia della maison: un prodotto austero, con elementi di luce e purezza unici, figlio di un’annata straordinaria che ha esaltato la vinosità del pinot noir con una potenza fuori dal comune.

Jean-François Piège, regista in remoto della cena veneziana
Per il pranzo è arrivato a Venezia lo chef de cuisine per
Dom Pérignon,
Pascal Tingaud. Ha eseguito piatti studiati in esclusiva per la maison da uno dei più importanti cuochi francesi contemporanei,
Jean-François Piège, “vecchia”
conoscenza di Identità. Il suo menu, tutto giocato sul concetto di contrasto e assonanza, ha rivelato profumi di terra, vegetali, minerali, agrumati e speziati. Un percorso, da
Piège battezzato “Paradox”, attraverso cui il
Rosé 2002 ha potuto esprimere tutta la delicatezza del frutto e una persistenza aromatica di rara emozione.