Vittorio Moretti, imprenditore bresciano di fama internazionale, nel 1997 fonda Petra, una cantina a Suvereto con chiara ispirazione bordolese, individuando una vera oasi naturale di 300 ettari estesa dalle Colline Metallifere, il Parco di Montioni, la Riserva Poggio Tre Cancelli e il Parco della Sterpaia, affacciato sul Mar Tirreno.
Qui piantano vigne di chiaro timbro bordolese come Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Sangiovese oltre ad altri vitigni. Il concetto visionario di Vittorio Moretti in quegli anni era di creare un vino “chateau” e una cantina ipogea che proprio nel 2003 con la progettazione dell’architetto svizzero Mario Botta vede la luce. Un fronte unico scavato nella collina e attraversato al suo centro da un corpo cilindrico alto 25 metri e orientato a 45/90 gradi rispetto ai filari che lo circondano. Chi ha buona memoria ricorda le critiche feroci che vennero mosse verso l’illuminato imprenditore della Franciacorta per aver voluto una cantina fuori dall’ ordinario.

Importante la collaborazione con Andrea Lonardi
Ebbene
Vittorio Moretti e la sua famiglia hanno saputo elevare un territorio, un’area vitivinicola all’ epoca meno patinata di oggi e soprattutto con il principio di naturalità costruito anno dopo anno, consulente dopo consulente, un vero e proprio unicum che oggi ha deciso di proseguire con altrettanti progetti ambiziosi.
«Dopo 25 anni di lavoro e investimenti – chiosa Vittorio Moretti- sono davvero felice di vedere riconfermata la vocazione originaria di Petra. Con l’acume e la visione di Andrea Lonardi al nostro fianco abbiamo fatto tesoro del lavoro di zonazione studiata, inizialmente, dal professor Attilio Scienza, Edoardo Costantini e Lizio Bruno».
A questo si affianca la genialità di uno dei consulenti più famosi del mondo, Marco Simonit, che ha guidato la vigna con sapienza e altrettanta visione adeguandola ai cambiamenti climatici di oggi.

Una splendida immagine della cantina Petra
Un convivio in cantina ci ha permesso di degustare la nuova
Petra con anteprime, progetti e nuove visioni esposte da un
Master of Wine,
Andrea Lonardi, visibilmente entusiasta di quello che significa questa nuova sfida personale e di gruppo. Tra le azioni principali si è fatta una meticolosa
“site Evaluation” dei 100 ettari vitati attraverso vinificazioni e affinamenti parcellari. Una chiara metodologia per giungere ad un vino più identitario.
Studio approfonditi di Lonardi sulla pedologia, climatologia e le vigne gli permetto di affermare: «Quando sono arrivato a Petra ho compreso subito che il passato di questa realtà doveva essere evoluto per raggiungere un’identità più adeguata ai tempi attuali. Un capitale umano incredibile mi ha supportato, come li stessi Vittorio Moretti e Massimo Tuzzi (Ceo della Holding della famiglia Moretti), e la visione di valorizzare un territorio, la Costa Toscana, vini più territoriali, succosi, freschi, marini, balsamici, vibranti e capaci di interpretare il blend bordolese con sensibilità mediterranea».
Oggi
Petra si focalizzerà su tre vini organizzati con una chiara ispiritazione di stampo bordolese:
Hebo la base, un vino diretto e territoriale con
Merlot,
Petit Verdot,
Cabernet Sauvignon e una piccola percentuale di
Sangiovese;
Quercegobbe è il secondo vino fatto dell’equilibrio perfetto di struttura e freschezza di un
Merlot in purezza;
Petra il primo vino la summa del progetto di questa cantina con un focus di stile forgiato sulle vigne del luogo di
Merlot,
Cabernet Sauvignon e
Cabernet Franc.
Le novità non sono finite, proprio Lonardi con Marco Simonit hanno narrato di una meravigliosa valorizzazione di Montebamboli a ben 400 metri sul livello del mare, il cosiddetto balcone della Costa Toscana con suoli acidi, ghiaie galestrose e arenacee, ricche di minerali che celano alle vigne distese su questa superfici elementi che si ritrovano nel vino: freschezza e multidimensionalità.

Un momento dell'incontro sui nuovi progetti
Proprio a settembre è prevista l’uscita di un vino di questa porzione di Petra che siamo certi ci farà riflettere. In ogni caso come afferma
Marco Simonit: «Non c’è scritto in nessun libro di viticoltura che una pianta possa essere un cordone e un guyot allo stesso tempo. La Costa Toscana per geologia e clima in cambiamento impone delle soluzioni diverse. Ecco che a Montebamboli stiamo sperimentando e sviluppando nuovi impianti capaci di sfidare le variazioni termiche per i prossimi decenni».
Continua Lonardi: «Il ruolo di Petra nel voler codificare un nuovo stile della Costa Toscana è quello di promuovere un percorso che partirà a maggio 2026 ospitando il Simposio n.2 dei “Vini del Mediterraneo”. Il successo a Peralada, cantina iconica del Cava spagnolo, eleva questo momento di scambio e riflessione attraverso la qualità dei vini mediterranei con un progetto di altissimo livello che si esprimerà attraverso dibattiti, masterclass e confronto». Per chi scrive grande analogia con il lavoro bolgherese che Tenuta San Guido ha compiuto tanto da meritare la denominazione Doc Bolgheri Sassicaia. Petra ha tutte le carte in regola per ambire ad un rivoluzione dei vini della Costa Toscana con l’accezione migliore del termine.