29-10-2021
Antonio Moretti Cuseri, al centro, con i figli Aurelio (a sinistra) e Alberto (a destra)
«Sono stato presuntuoso? Forse. Ma nella vita bisogna sognare».
Incamminarsi quasi in punta di piedi lungo le 20 annate di Oreno significa osservare con il necessario rispetto la storia coraggiosa di Antonio Moretti Cuseri e di un vino nato per scommessa. Una scommessa ampiamente vinta, non solo per i premi ricevuti, ma soprattutto per il legame creato tra gli appassionati e questo prodotto negli anni.
Un momento dell'incontro, con Antonio Moretti Cuseri, Luca Gardini e Beppe Caviola
«Oreno nasce dalla decisione di fare un vino di qualità massima – ricorda Antonio Moretti Cuseri - Sono stato presuntuoso? Forse. Ma bisogna sognare. Così sono nate le prime 2.500 bottiglie, come scommessa con Carlo Ferrini, che era il nostro enologo consulente. Lui mi diceva: “Non si può fare”. Ma poi cambiò idea. Inoltre conobbi l’amministratore delegato di Château Latour: da quell’incontro decisi di fare un passo in avanti. Avevamo dei vigneti di Sangiovese di 15 anni, e su quelli innestai Merlot. Così già il primo anno siamo riusciti subito a fare un grande vino, perché non dovevamo aspettare che le viti crescessero. Abbiamo iniziato con 2.500 bottiglie e poi siamo andati crescendo».
Gabriele Gorelli, Antonio Moretti Cuseri e Luca Gardini
«Così siamo partiti – ricorda Moretti Cuseri - con entusiasmo e fatica, con questo vino che all’inizio era Sangiovese, Merlot e Cabernet. E subito ci ha dato grandi soddisfazioni e premi. È un vino che ha una sua identità e io ne ho fatto un mio credo. Nel 2007 abbiamo fatto un’ultima annata con un po’ di Sangiovese, che poi dal 2008 abbiamo tolto per dare spazio al Petit Verdot e farne un vino ancora più francese».
Antonio Moretti Cuseri:«Io ero - e lo sono tuttora - un neofita del vino. Mi piaceva il vino, ma non ne sapevo poi molto»
«Siamo partiti che eravamo una start up – sottolinea Antonio Moretti Cuseri - ma nella seconda parte della nostra storia aziendale abbiamo acquisito maggiore coscienza. Io ero ignorante, ma ascoltavo gli altri che erano competenti. In questa seconda fase abbiamo cercato di recuperare gli errori fatti in precedenza. E quindi abbiamo iniziato a trasformarci anche da un punto di vista agronomico, con 25 ettari di vigneto estirpati e rifatti. Oggi siamo più soddisfatti, per cercare di fare meglio».
Dal 2008 la collaborazione con Beppe Caviola
E lo stesso enologo ha raccontato quei giorni. «Ho ricevuto subito affetto e fiducia fin dall’inizio, il feeling è stato naturale. Avevamo anche una condivisione sulla filosofia produttiva. Avere terreni molto eterogenei ci ha consentito di scegliere la produzione da ogni singolo vigneto e questo ci ha permesso di raggiungere i traguardi desiderato. Cosa ho cercato di fare? Ho voluto evidenziare i tratti distintivi del territorio e ci siamo concentrati sul Merlot, facendo ricerca, anche tramite microvinificazioni. Il Merlot è spesso un po’ bistrattato, perché considerato morbido e monocorde. Noi vogliamo uscire da questo stereotipo, lavorando sulla finezza. E questo terroir ce lo ha permesso».
I vini in degustazione: un percorso nelle 20 annate prodotte di Oreno, dal 1999 a oggi
Il percorso inizia con quel Sangiovese al 50%, a rappresentare un legame con la tradizione, con Merlot e Cabernet Sauvignon entrambi al 25%. Poi inizia l’evoluzione, con il 2000 dove si ha un diverso utilizzo dei legni, e ancora il 2001, dove si cercava ancora di trovare il giusto equilibrio. L’annata 2002 non è stata prodotta, mentre nel 2003, annata calda, Oreno diventa metà Sangiovese e metà Cabernet, diventando un vino sempre più moderno. Il vino, con l’annata 2004, dove torna il Merlot, prende una direzione sempre maggiormente bordolese.
Arriviamo al cambio di passo definitivo, nel 2008: Merlot al 45%, Cabernet Sauvignon al 40% e Petit Verdot al 15%. Il Sangiovese intraprende una sua strada, in solitaria, per esprimersi al meglio. Oreno, invece, guarda al mondo. E la 2008 è effettivamente un’annata un po’ di stacco, un lancio ulteriore verso il futuro.
Un momento della degustazione
La piovosissima 2014 non ha intaccato l’ambizione di questo vino, che riesce a uscire a testa altissima, puntando sulla verticalità, da una vendemmia non facile. «La differenza tra 2002 e 2014? Due annate difficilissime, con molte analogie, ma nel 2014 forse avevamo una maggiore tecnica e capacità produttiva» ha sottolineato Antonio Moretti Cuseri.
Oreno 2015 ha calore, precisione, pulizia e balsamicità; la 2016 è l’annata dell’immediatezza, ma anche della grande lunghezza; la 2017, altra vendemmia difficile, è comunque espressione di eleganza, con anche una leggera speziatura; la 2018 è complessa, ma anche floreale e ricca; la 2019, infine, è la più giovane, esuberante, piena e dal grande potenziale, con possibilità di avere una splendida evoluzione.
I fratelli Alberto e Aurelio Moretti Cuseri, che negli ultimi anno sono entrati anche loro a far parte dell'azienda
Ma storia non finisce qui. «Eccoci ora alla terza fase della storia della Tenuta Sette Ponti – racconta Antonio Moretti Cuseri - Dal 2019 i miei figli Aurelio e Alberto hanno deciso di lavorare con me, passando dal mondo della moda a quello del vino. Per me è condividere una gioia con i propri figli, non ci sono parole». E in quell’emozione di un abbraccio si nasconde il vero segreto di Oreno.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Lo chef Leonardo Norcini
Il Castello di Casole, A Belmond Hotel, in Località Querceto a Casole d'Elsa (Siena)
La degustazione di vecchie annate di Villa Bossi si è tenuta nello splendido Palazzo Gondi nel cuore di Firenze
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.