WeAreTodini. Con un’immagine rinnovata e un progetto per diventare una cantina di riferimento per quanto riguarda l’alta qualità dell’Umbria.
Luisa Todini ha le idee ben chiare. D’altronde, ha un curriculum di tutto rispetto, dalla presidenza di Poste Italiane, al consiglio di amministrazione della Rai, fino all’attuale presidenza del Comitato Leonardo, che riunisce oltre 160 personalità tra imprenditori, artisti, scienziati e uomini di cultura, desiderosi di condividere l’obiettivo di promuovere ed affermare la “Qualità Italia” nel mondo.

Il parco faunistico all'interno della proprietà
Ma soprattutto ha Todi nel cuore, la sua Umbria. E quando parla dei nuovi progetti di
Cantina Todini, insieme al socio
Stefano Russo, le si illuminano gli occhi. «Todi è meravigliosa e la
Tenuta Todini è unica. Questo è quello che voglio raccontare. Si tratta di mille ettari dove è possibile fare un’esperienza a tutto campo: il vino, il cibo, l’accoglienza, l’attività faunistica e venatoria, e la scoperta di 45 specie di animali esotici, nel
Leo Wild Park».
Per raccontare la storia e la tradizione umbra, si passa dal vino, con il Sangiovese, ma soprattutto con il Grechetto di Todi, che è il vitigno autoctono della zona.
«
WeAreTodini è il brand che abbiamo scelto per raccontarci – spiega
Luisa Todini – raffigura il nostro nome, ma anche la nostra città. L’Umbria ha la possibilità di esprimere grandi valori, noi vogliamo partire da questo progetto per creare e consolidare un sistema». Uno sguardo a 360 gradi, quindi.
Così, dal 2017, si è affidata alla consulenza di Luca Fusani, già responsabile vini di Partesa, per ridisegnare l’azienda: «L’idea è quella di ispirarci a Bordeaux – spiega lo stesso Fusani – dove nelle cantine vengono proposti il primo e il secondo vino bianco e il primo e il secondo vino rosso. Punto». Una scelta netta: quattro vini per raccontare un territorio. «A due vini storici dell’azienda – spiega ancora Fusani – abbiamo affiancato due vini nuovi».

Luisa Todini con l'enologo Maurilio Chioccia
In cantina, come enologo dal 1989, è rimasto
Maurilio Chioccia: «Per quanto riguarda i bianchi, abbiamo cercato una strada per esaltare il nostro
Grechetto di Todi, sul quale è stato fatto uno studio con l’
Università di Milano durato 5 anni. Per i rossi, invece, abbiamo ragionato attorno al
Sangiovese».
Oltre a questi due vitigni, sui 70 ettari di vigneti, vengono coltivati Cabernet Sauvignon e Merlot per le varietà a bacca rossa e Chardonnay, Trebbiano Spoletino, Verdicchio e Viognier per quelle a bacca bianca. «La nostra tecnologia in cantina è piuttosto semplice ma si basa sul freddo. Abbiamo rese molto basse: 70 quintali per ettaro per i bianchi, e 60 per i rossi».

I quattro vini in degustazione
In degustazione il
Bianco del Cavaliere 2018,
Grechetto di Todi al 60% e il rimanente
Viognier: un vino sicuramente d’impatto, molto fresco e immediato.
Con il Laudato 2017, invece, si fa un passo verso la “fascia alta”: il Grechetto si sposa, questa volta, a Chardonnay e Verdicchio, con un breve passaggio in legno. Un vino sicuramente più introverso, che ha bisogno di tempo per esprimersi, ma dalla buona personalità.

L'azienda ha deciso un cambio di passo
Per i rossi, invece, il
Rubro 2015 esprime il
Sangiovese di Todi: 12 mesi di barrique conferiscono al vino una buona intensità, con il legno che ben si amalgama. Infine il
Consolare, sempre 2015, dove oltre al Sangiovese intervengono anche
Cabernet e
Merlot. In questo caso sono 18 i mesi in legno piccolo, è ne deriva un vino più strutturato e complesso.
Il progetto WeAreTodini non si ferma al vino: per saperne di più, basta consultare il sito www.wearetodini.com.