Un patrimonio “verde” per puntare a un futuro sostenibile: ben mille ettari di vigneto biologici.
E’ questa la grande realtà, forse poco conosciuta, di Cantina Orsogna, azienda cooperativa che si trova proprio a Orsogna in provincia di Chieti.
La cantina nasce nel 1964 come
Società olearia e vinicola, un consorzio di imprese, ma ora il 99% della produzione è concentrata sul vino. «Cerchiamo di distinguerci dalla “massa” abruzzese – spiega
Camillo Zulli, enologo e direttore tecnico – puntando sulla sostenibilità per l’ambiente. Dal 1994, infatti, abbiamo avuto la conversione a biologico. Su 1.200 ettari complessivi, mille sono a conduzione biologica. E di questi il 35% sono biodinamici (300 ettari certificati
Demeter, e 50 in conversione). Il tutto con circa 500 soci».
Numeri sicuramente importanti. «Di certo c’è una difficoltà nella gestione dei soci e dei vigneti, ma c’è sicuramente una maggiore qualità, in quanto i singoli soci si occupano dei campi e garantiscono per la conduzione delle vigne, come anche per la raccolta a mano, per fare un esempio».

Un'altra immagine dei vigneti
Sicuramente è importante anche la posizione dei vigneti: «Ci troviamo tra la Maiella e il Mare Adriatico, e per questo beneficiamo di venti e brezze costanti. Il nostro obiettivo è quello di arrivare, entro il 2022, ad avere il 100% degli ettari in biologico». Attenzione alla natura che si traduce anche in un progetto di eco sostenibilità, che ha portato a bandire completamente l’uso delle plastiche, eliminando le capsule sulle bottiglie su tutti i vini biologici e biodinamici.
Le uve coltivate sono per il 60% quelle del Montepulciano d’Abruzzo, ma ci sono anche Pecorino, Passerina, Cococciola, Malvasia, Pinot Grigio e Primitivo d’Abruzzo. I vigneti sono coltivati tra i 380 e 580 metri di altitudine, su un terreno abbastanza variabile, anche se la maggior parte è calcareo-argilloso o calcareo-sabbioso. «La produzione complessiva è di circa 1,7 milioni di bottiglie, perché in realtà vendiamo ancora molto vino sfuso».

Le bottiglie della linea Vola Volè
Per quanto riguarda la produzione, ci sono 4 linee: due certificate
Demeter e due “solo” bio. «La prima si chiama
Zeropuro, e prevede che i vini non abbiano solfiti aggiunti e non vengano filtrati: un marchio di nicchia, per il quale produciamo circa 120mila bottiglie. La seconda, sempre certificata
Demeter, si chiama
Lunaria: in questo caso sono previste chiarifiche, filtrazione e aggiunte di solfiti, rimanendo sempre nell’ambito del biodinamico. Questa linea rappresenta il 60% delle bottiglie prodotte».
«La terza si chiama Vola Volè, e nasce da un progetto con l’università di Firenze, con la quale è stato fatto uno studio su dove vivono i lieviti nel periodo invernale. E abbiamo visto che trovano il loro ambiente in mezzo ai pollini. Così li abbiamo selezionati e riprodotti in laboratorio, per creare una linea di vini con lieviti autoctoni. Si tratta di vini comunque piuttosto semplici e immediati». E il simbolo è il disegno di un’ape che, di etichetta in etichetta, cambia espressione.

Le bottiglie della linea Lunaria
«L’ultima è una linea “entry level”. In totale abbiamo 45 referenze, che rappresentano la “vulcanicità” delle persone che lavorano a questo progetto».
I vini sono espressione di questo entusiasmo: molto interessanti sono i tre Montepulciano d’Abruzzo, nelle tre versioni Zeropuro, Lunaria e Vola Volè, ognuno con un proprio carattere, ma sempre concentrati a valorizzare il vitigno. Da segnalare anche la produzione di spumanti ancestrali, nella linea Lunaria, con la rifermentazione in bottiglia senza sboccatura: vini molto piacevoli, da bere freschi, ideali per l’estate.
La qualità è già buona, ma la volontà è quella di puntare ancora più in alto. Ma serve tempo e pazienza. E un lavoro costante.