17-02-2019
L'Anteprima della Vernaccia ha dato buone indicazioni
Identità e disponibilità al confronto. Sono i due concetti lanciati dall’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano dalla presidente del Consorzio Letizia Cesani, per cercare di far capire come questo vino possa essere un riferimento per la Toscana nell’ambito dei vini bianchi.
Identità, cioè puntare su questo vitigno che porta ad avere un’aromaticità non immediata, ma che si sviluppa nel tempo, nei mesi se non addirittura negli anni.
La presentazione dell'annata 2018 da parte di Assoenologi
Per capire quale sia lo stato di salute della Vernaccia di San Gimignano, dobbiamo pensare anche al contesto della sua produzione.
La degustazione in sala Dante, nel cuore di San Gimignano
L’obiettivo è quello di uscire dallo stereotipo del vino da “turista mordi e fuggi”, per cercare una fascia di mercato più alta. E per fare questo la presidente Letizia Cesani ha ribadito come sia fondamentale puntare sul vitigno Vernaccia e su un costante miglioramento della qualità. «Dobbiamo crederci» ha ribadito durante l’Anteprima. I produttori ci credono, un po’ meno alcuni operatori del settore e anche alcuni giornalisti e blogger italiani che, nell’ambito del programma complessivo della settimana delle Anteprime di Toscana, hanno disertato l’appuntamento di San Gimignano. Certo, la Vernaccia non ha lo stesso prestigio del Brunello di Montalcino, ma ha la stessa dignità. E merita ugualmente rispetto.
Sulla qualità, l’aspetto sottolineato da Brogioni è stato quello della pioggia, caduta copiosa tra febbraio e marzo, e successivamente alcuni fenomeni temporaleschi nei mesi estivi. «Questa poteva essere un’annata disastrosa - ha spiegato - ma è stato fatto dai vignaioli un grande lavoro preventivo, evidenziando come la loro capacità tecnica sia nettamente migliorata rispetto a vari anni fa». In sostanza, secondo Brogioni, l’annata è stata di «media/alta qualità, ma potrebbe anche riservare qualche bella sorpresa».
I banchi di assaggio
La 2018 probabilmente non sarà l’annata da ricordare negli annali, ma qualche buona espressione di Vernaccia c’è: gli esempi sono Il Poggiarelli di Signano sopra a tutti, Hydra de Il Palagione, Casa Lucii di Lucii Libanio e Il Colombaio di Santa Chiara.
Giorgio Comotti (a destra) con il figlio Gregorio, produttori dell'azienda Il Palagione
Tutti vini, questi, che possono ben rappresentare ad alti livelli la Vernaccia di San Gimignano. Ma per questo, come dice la presidente Letizia Cesani, «bisogna crederci». E noi ci crediamo.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose