Fiducia nel Sangiovese e sostenibilità: questi i fattori sui quali stanno puntando i produttori di Chianti Classico. E lo si è visto, non solo sulla carta ma anche nel bicchiere, alla Chianti Classico Collection 2019, che si è svolta alla Stazione Leopolda di Firenze nell’ambito delle Anteprime di Toscana.
Due fattori indicati direttamente dal presidente del
Consorzio,
Giovanni Manetti, che ha spiegato come la strada della qualità e della valorizzazione dei vini e del territorio rimanga la miglior strada possibile da percorrere per la denominazione. «I produttori hanno sempre una maggiore fiducia nel
Sangiovese, nella consapevolezza di poter fare dei grandi vini che abbiano un forte legame con il territorio». Un legame che si traduce anche in rispetto, in una visione sempre più “green”, con progetti nelle aziende sempre maggiormente legati alla sostenibilità.
Scelte che stanno premiando, secondo
Manetti, visto che si registra anche un aumento delle vendite per valore del
Chianti Classico che, comunque, resta sempre molto legato ai mercati esteri, dove si piazza il 77% delle bottiglie, e gli Stati Uniti ricoprono il 34%. «Anche il Canada ci sta dando soddisfazioni - spiega
Manetti - Una zona dove c’è davvero una buona crescita». Insomma, la qualità premia. E soprattutto premia il
Sangiovese, sempre più declinato in purezza e meno “contaminato” da vitigni internazionali come
Merlot e
Cabernet Sauvignon.
Le annate di riferimento in questa
Chianti Classico Collection sono in sostanza tre: la 2018, per la quale in realtà ci sono solo ottime aspettative, ma per i vini bisognerà aspettare l’edizione 2020 della manifestazione. Poi c’è la 2017, con 65 campioni presentati dalle aziende. «Annata difficile - ha spiegato il presidente
Manetti - rappresentata dalla gelata primaverile ad aprile e successivamente da un periodo siccitoso in estate. Abbiamo perso in media il 30% della produzione».
Dagli assaggi è emersa l’effettiva difficoltà dei produttori a gestire una vendemmia così complessa, cercando di non stravolgere l’essenza dei loro vini. In media, la 2017 ha riservato comunque una qualità superiore rispetto alle aspettative, anche se in alcuni casi ci si è trovati di fronte a vini spigolosi, con tannini accentuati e certe volte anche sovrastanti, e anche un po’ “corti”. All’opposto, invece, ci sono realtà che hanno saputo distinguersi per eleganza e piacevolezza. Tra questi piace segnalare
Cinciano,
Castagnoli,
Riecine,
Castello di Querceto,
Fèlsina,
Nardi Viticoltori e il
Retromarcia di
Monte Bernardi.

Alessandro Campatelli di Riecine
La terza annata di riferimento è la 2016, con le anteprime di
Riserva e
Gran Selezione. «Una delle migliori vendemmie degli ultimi anni - ha sottolineato il presidente
Manetti - che si presta a lunghi invecchiamenti».
In effetti la 2016 è davvero stata ottima: la media qualitativa è davvero molto alta, dove i punti di forza sono eleganza e longevità. Se dobbiamo trovare un difetto, dobbiamo dire che alcune aziende si sono per certi versi limitate a fare il “compitino”, cioè a realizzare un buonissimo prodotto senza però esaltarne l’annata. Ma sono davvero tanti quelli che invece hanno realizzato bottiglie da segnarsi e soprattutto da mettere in cantina.

Giacomo Nardi di Nardi Viticoltori
In alcuni casi, con alcuni produttori, ci dobbiamo ripetere: è il caso delle
Riserve di
Riecine, un riferimento per l’eleganza dei vini prodotti e per la capacità di esaltare le caratteristiche del
Sangiovese, e di
Nardi Viticoltori, con il giovane
Giacomo Nardi che ci aveva stupito lo scorso anno e che ora si ripete, con vini fruttati ed equilibrati, con una piacevole nota balsamica. Sempre per le
Riserve, ottimi sono anche il
Gallule di
Gagliole, il
Levigne di
Istine (campione da botte),
Maurizio Borgioni e il
Bugialla di
Poggerino. Poche le
Gran Selezioni 2016 già presentate (solo 12 campioni), tra queste interessante il Vigneto Bellavista di
Castello di Ama e il
Vigna Contessa Luisa di
Conti Capponi/Villa Calcinaia.
In conclusione, lo stato di salute del Chianti Classico è buono: vini che sanno farsi valere nel mondo grazie al Sangiovese. Senza troppi compromessi.