30-04-2021
Il Lampredotto inzimino, golosa specialità di Paolo Gori al Da Burde di Firenze e ora anche in tutt'Italia, acquistando online sul sito Bonverre. Le foto sono Aromi.group
Contro la globalizzazione del gusto moderno, contro la massificazione delle abitudini alimentari, lode ora et semper allo squisito lampredotto fiorentino. Specialità che è intanto golosissima, poi anche pura identità territoriale, dunque radice culturale che si dipana attraverso la gastronomia. Da preservare quindi con cura.
“Il trippaio è davanti al suo carretto: fuma nella vaschetta il lampredotto appena bollito; gli si affollano attorno i garzoni del quartiere col pane croccante tra le mani, per la prima colazione: si puliscono le dita sul fondo dei calzoni per fornirsi un pizzico di sale”.
Così Vasco Pratolini nel suo romanzo Il Quartiere racconta Santa Croce a Firenze, caratterizzandola proprio per la presenza dei venditori di questo boccone eccellente, un quinto quarto per la verità, ossia piatto povero della tradizione basato com'è sul primo dei quattro stomaci dei bovini, l’abomaso.
C'è tutta una storia dietro. Perché quella dei trippai era - tre le cosiddette minori - una delle arti più significative nella Firenze medioevale per quanto riguarda il settore delle carni (e non erano poche! C'erano anche gli agnellai, i pollaioli, i barulli trecconi e strascini - ossia venditori ambulanti di residui della macellazione -, i frattagliai e i testai, che potevano trattare solo le teste degli agnelli). Era ovviamente seconda a quella dei macellari, i quali avevano le loro botteghe sul Ponte Vecchio dal quale scaricavano i residui della lavorazione direttamente nell'Arno. In base a questa rigida suddivisione, solo i trippai potevano commercializzare le trippe acquistate dai macellari e venderle nelle botteghe o da ambulanti, dopo averle pulite e bollite.
Nell'uno e nell'altro caso, una bontà. E che il lampredotto sia stato sempre considerato, nei secoli, una leccornia - seppur popolana - lo si capisce persino dal suo stesso nome: pare derivi infatti dalla lampreda, ossia il pesce di fiume del quale l'Arno era molto ricco e che era considerato un cibo da gran signori. Così definire un quinto quarto "lampredotto" significava nobilitarlo, paragonarlo al nobile boccone ittico.
Oggi la lampreda non sapremmo più dove ordinarla; il lampredotto lo si gusta, oltre che presso gli ultimi lampredottai ambulanti, nei locali di Firenze più legati alla storia culinaria cittadina; e tra questi non possiamo che annoverare la Trattoria da Burde, "dal 1901 a Firenze", uno degli Esercizi Storici Fiorentini più famosi e longevi, fondato all'inizio del secolo scorso come rivendita di generi alimentari (compie 120 anni proprio dopodomani, il 2 maggio. Auguri!).
Paolo e Andrea Gori
Paolo Gori e il Lampredotto inzimino
Ed ecco la ricetta del Lampredotto inzimino di Da Burde.
Ingredienti 1 kg di abomaso (trippa per lampredotto) lessato 500 g di pomodori pelati 100 g di olio extravergine d’oliva 3 spicchi d’aglio 3 rametti di salvia 500 g di cavolo nero 500 g di bietole 1⁄2 l di vino rosso Peperoncino q.b. Pepe q.b. Pane toscano, per servire
Quando il lampredotto inizia ad attaccarsi e a abbrustolirsi, sfumare con il vino rosso. Una volta evaporato l'alcool aggiungere il pomodoro. Quando il liquido si sarà ridotto aggiungere prima il cavolo nero e, quando questo inizierà ad ammorbidirsi, le bietole. Da questo momento cuocere a fuoco basso per mezz'ora o quaranta minuti, assaggiare verso metà cottura per aggiustare eventualmente di sale. Il lampredotto è pronto quando risulta ancora molto cremoso, anche leggermente liquido a seconda dei gusti. Servirlo in un tegamino, in una ciotola di terracotta o in altro piatto rustico, accompagnato da pane toscano tostato e condito con olio d’oliva.
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di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
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