08-09-2024
L'ambientazione "8 e mezzo" di Torno Subito Singapore di Massimo Bottura, aperto con il Gruppo Como a Dempsey Road, nel febbraio 2024
Fievole arriva tra i nostri lidi la voce della piccola rivoluzione che sta animando Singapore, sempre più un luna park di cose buone. Se stiamo a Guida Michelin e 50Best, i numeri dell’alta cucina parlano chiaro: 51 ristoranti stellati (di cui 3 con 3 stelle e 6 con 2) e 9 outlet nella lista dei migliori 50 asiatici ne fanno il paese con la più alta concentrazione di riconoscimenti per abitante, che sono poco più di 5 milioni. Nella città-stato non impera però solo il fine dining; sono innumerevoli le possibilità di mangiare bene spendendo pochi dollari singaporiani sulle tavole spartane degli hawker, i venditori ambulanti che propongono piatti delle tradizioni cinesi, malesi, indiane, euroasiatiche e arabe, le etnie che colorano di buono quest’isola ricchissima, incastrata tra Malesia e Indonesia. Uno dei distretti più interessanti è disegnato tra le case coloniali di Dempsey Hill, collina ammantata di vegetazione tropicale, un tempo puntellata da enormi piantagioni di noci moscate e oggi base di alcuni dei ristoranti più interessanti del paese: il glorioso tempio della fiamma Burnt Ends di Dave Pynt e il neonato Air CCCC di Will Goldfarb e Matthew Orlando, per dirne due.
Alle pareti le foto a firma di Per-Anders Jorgensen
Le wine cellar/cabine
Laura Zito e Alessio Pirozzi, restaurant manager e chef
Le entrée in apertura
Ricciola, melone e salsa al latticello
Tagliatelle al ragù
Bottone di parmigiana
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Il Borlengo dell'Appennino di Jessica Rosval, chef del ristorante Gatto Verde a Casa Maria Luigia, Modena. Foto di Margherita Verini e Stefania Gambella
Massimo Bottura tra le botti della sua acetaia: «Il mio approccio è quello dei grandi vigneron italiani, che attraverso i loro vini hanno dato un’espressione autentica del proprio territorio con il coraggio di uscire dal disciplinare», ci racconta
Massimo Bottura e Lara Gilmore