29-08-2022
Rigatoni alla Nerano, un piatto del ristorante Boia De, cucina italiana libera a Miami, una stella Michelin (foto Zanatta)
Capitiamo a Miami poche settimane dopo il lancio della prima edizione assoluta della Guida Michelin Florida. Il 9 giugno scorso, la Rossa ha assegnato 16 stelle allo stato più latino degli Stati Uniti: 12 stelle a 11 ristoranti di Miami (uno solo ne ha prese due in un colpo, l’Atelier de Joël Robuchon) e 4 ad altrettante insegne di Orlando, 380 km più nord (la lista completa). Ci informiamo sugli undici stellati maiamian e scopriamo che tra questi ce n’è uno di cucina italiana. Si chiama Boia De e sta poco sopra Wynwood, il frequentato distretto di street art, lontano dal can can di South Beach. Prenotare con due settimane d’anticipo? Impossibile online. Con l'intercessione di un amico, troviamo un tavolo alle 5.30 del pomeriggio, quando apre al pubblico la cucina. Arriviamo nell'anonimo parcheggio del Bravo Supermarket Plaza e fatichiamo a scorgere l’insegna. A strizzare gli occhi tipo ipermetropi, scorgiamo un piccolo neon rosa compresso tra le scritte più evidenti di un centro medico e una lavanderia. È un punto esclamativo che richiama il nome del ristorante: Boia De! è un’espressione tipica livornese che rafforza un concetto, tipo “eccome!”, “perbacco!”, “porco cane!”.
Il punto esclamativo dell'insegna
24 coperti tra bancone e 6 tavoli
Cozze al forno, 'nduja, limone
Cozze marinate, paprika affumicata e fingerling potatoes e Tagliolini al nero di seppia con king crab, vin jaune, tartufo ed erbe
Buccia di patata, stracciatella, caviale, uovo
I tavoli all'esterno
Alex Meyer e Luciana Giangrandi, compagni nel lavoro e nella vita (foto starchefs.com)
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Il trio di chef del Giglio di Lucca: da sinistra Stefano Terigi, Benedetto Rullo e Lorenzo Stefanini. Foto Massimo Giorgi