06-01-2023

Charlotte Dusart, la Cioccolateria belga che delizia Milano pralina dopo pralina

Da manager a maître chocolatier: il cambio vita di una grande appassionata di cioccolato e delle sue irresistibili lavorazioni. Cosa preferiscono gli italiani? Classicità, ma sono sempre più aperti alla novità

Una delle deliziose creazioni della Cioccolateria

Una delle deliziose creazioni della Cioccolateria belga Charlotte Dusart in Via Eustachi 47 a Milano

«La mia prima parola non è stata mamma o papà, ma ‘coco’ che per me significava cioccolato. Mia madre non se ne spiegava il motivo, papà, invece, lo sapeva bene: avevo meno di un anno quando ha cominciato a mettermi ogni giorno un po’ di cioccolato sulla lingua». Il racconto è di Charlotte Dusart, maître chocolatier che, a settembre 2019, ha aperto a Milano la sua boutique Cioccolateria belga Charlotte Dusart, con annesso laboratorio a vista che, specialmente a Natale, diventa un paese dei balocchi per tutti i chocolate addicted, Charlotte compresa.

Nell’elegante Capsule Collection Noël 2022, agli alberi innevati, “boules” e da costruire, tutti rigorosamente in cioccolato, si affiancano pinguini, renne, choco-bomb e cioccolatini dallo spirito alcolico. 

Ex account manager di un'azienda di alcolici, Charlotte è oggi maître chocolatier della sua Cioccolateria belga a Milano che porta il suo nome (oltre a essere mamma di due bambine) 

Ex account manager di un'azienda di alcolici, Charlotte è oggi maître chocolatier della sua Cioccolateria belga a Milano che porta il suo nome (oltre a essere mamma di due bambine) 

DA ACCOUNT MANAGER A MAÎTRE CHOCOLATIER. «In Belgio consumiamo una quantità astronomica di cioccolato e io ho sempre sognato di lavorarlo», dice la Dusart che s’è impegnata molto per far diventare realtà il suo sogno. «Sono figlia di due universitari, e il percorso dei miei genitori l’ho seguito anch’io. Ho iniziato la mia carriera lavorando come account manager in un'azienda di alcolici, eppure continuavo a comprare cioccolato e a frequentare laboratori dedicati alla sua lavorazione. Da quel momento ho cominciato la mia formazione come cioccolatiera frequentando dei corsi serali. A 26 anni, il tempo era maturo per prendere la decisione che avrei fatto questo nella vita. Il cambio è stato radicale: sono passata dall’avere un’auto aziendale e un pc, allo stipendio d’apprendista. Oggi posso dire che ne è valsa la pena» e ciò nonostante, una volta finito l’apprendistato al Campus Ceria – Institut Roger Lambion, sia arrivata la parte più difficile: cercare un lavoro. Racconta: «Quando ho iniziato a mandare curriculum, nessuno mi rispondeva perché c'era scritto: laurea, 5 lingue e provenivo da un altro mondo. A darmi la mia chance è stata una cioccolateria storica di Bruxelles, Wittamer». 

 

IL TRASFERIMENTO A MILANO. Nel 2018 Charlotte si trasferisce a Milano insieme al compagno francese e la sua piccola di 10 mesi. «Non parlavo una parola d’italiano, ma col cioccolato ci sapevo fare. Ho trovato lavoro da Cioccolatitaliani, realtà bean-to-bar dove per 8 mesi ho fatto praline e sono stata al banco del bar. Questo mi ha permesso di imparare la lingua e, soprattutto, di conoscere i gusti degli italiani in fatto di cioccolato». Gusti che, adesso, soddisfa nella sua “boutique” del cioccolato con laboratorio a vista che ha rilevato e porta il suo nome. 

 

GLI ITALIANI E IL CIOCCOLATO. Ma quali sono i gusti degli italiani? «Sono molto più cauti in fatto di cioccolato e restii a provare le novità probabilmente perché i cioccolatieri sono molto tradizionalisti», sorride la Dusart. Continua: «Ho capito che per attrarre gli italiani dovevo puntare su una gamma classica. Adesso su 30 praline «dalla camicia sottile che non deve mai sovrastare il ripieno», 15 sono classiche e 15 speciali.

Ormai i miei clienti non hanno paura di provare quello che propongo». Oltre a essere per tutti i gusti, le proposte di Charlotte sono anche per tutte le tasche: «Voglio che ogni persona che entra, dallo studente al benestante, possa trovare qualcosa». Questo è uno dei motivi per cui nella cioccolateria di via Eustachi, «il cioccolato si lavora, ma non si fa: per farlo servirebbe un investimento importante e il mio cioccolato sarebbe solo per amatori perché la gente non è pronta a pagare 12 euro per una tavoletta». Il cioccolato lavorato, però, è di qualità: «Uso Valrhona, Barry Callebaut e Agostoni».

 

UN’AZIENDA AL FEMMINILE. Dopo la pandemia e la nascita della seconda figlia, Charlotte ha spostato la sua base familiare in Francia e fa la pendolare, affidandosi a tre fidatissime donne: la responsabile Aurelie, «una ex professoressa belga», Giulia e Anna che lavorano in laboratorio.

«Giulia ha studiato arte drammatica e voleva fare l’attrice, però aveva anche lavorato in una cioccolateria a Bologna. Le ho visto la fiamma negli occhi e ho un debole per quelli che cambiano vita come ho fatto io. Anna, invece, ha studiato pasticceria e cioccolateria. Di loro mi fido e le lascio libere di sperimentare. Quando sono a Milano assaggio ciò che mi propongono, se mi piace si va avanti!».


Dolcezze

Anticipazioni, personaggi e insegne del lato sweet del pianeta gola

a cura di

Mariella Caruso

Giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate. Inscalfibile

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