05-07-2025

Less is more: perché in pasticceria la sottrazione è diventata la nuova frontiera

Il togliere come atto di lusso: fare spazio all’essenziale, restituire centralità al gusto, alla materia prima, all’idea. È l’estetica della sottrazione. Gli esempi di Pierre Hermé, Maxime Frédéric, Corrado Assenza... E lo stesso Niko Romito

La celebre millefoglie di Maxime Frédéric, alla

La celebre millefoglie di Maxime Frédéric, alla guida della pasticceria del Cheval Blanc di Parigi: un esempio di "estetica della sottrazione" nella pasticceria contemporanea

In un’epoca dominata dall’eccesso – di forme, colori, consistenze – togliere è diventato un gesto radicale. Non si tratta di minimalismo fine a sé stesso. È una scelta precisa: fare spazio all’essenziale. Restituire centralità al gusto, alla materia prima, all’idea.

Questa tendenza non nasce oggi. Affonda le radici in una reazione naturale a una certa stagione dell’haute pâtisserie – soprattutto tra gli anni ’90 e i primi 2000 – in cui i dolci cercavano di stupire con costruzioni elaborate, impiattamenti spettacolari, decorazioni barocche.

Infiniment Vanille di Pierre Hermé

Infiniment Vanille di Pierre Hermé

Tra i primi a invertire la rotta è stato Pierre Hermé, pasticcere francese, che con creazioni come Infiniment Vanille ha dimostrato che tre tipi di vaniglia, lavorati con rigore e misura, possono creare un dolce di rara profondità senza bisogno di nulla di più. Da lì si è aperto un nuovo capitolo.

Oggi, uno degli esempi più chiari di questa filosofia è Maxime Frédéric, alla guida della pasticceria del Cheval Blanc di Parigi. La sua millefoglie è diventata iconica proprio per ciò che non è: non ci sono decori vistosi, né accostamenti urlati. Solo una sfoglia croccante e una crema alla vaniglia eseguita alla perfezione. Il risultato è un dolce che conquista, non perché grida, ma perché sa parlare.

Anche in Italia questo approccio ha trovato interpreti autorevoli. Corrado Assenza, nel suo laboratorio di Noto, ha fatto della semplicità la sua firma. I suoi dolci valorizzano gli ingredienti del territorio, lavorati con rispetto religioso. Frutta, miele, latte, spezie: nessun elemento é puramente decorativo ma tutti sono necessari e complementari. Lo stesso discorso vale anche in cucina, dove Niko Romito ha portato avanti un percorso simile. La sua idea di piatto – essenziale, calibrato, centrato – si riflette anche nei dessert, dove la pulizia del gusto è più importante della spettacolarizzazione. Romito ha dichiarato più volte che “semplificare è complicato”, e in pasticceria questa affermazione vale il doppio.

Corrado Assenza e Niko Romito

Corrado Assenza e Niko Romito

Perché semplificare non vuol dire “fare meno”. Vuol dire scegliere. E ogni scelta comporta una rinuncia. Ma anche una direzione chiara.

Oggi questa visione si sta diffondendo: è sempre più presente nei ristoranti fine dining, ma anche in laboratori artigianali di nuova generazione. Non è ancora la norma, ma sta diventando un segnale di qualità.

Molti consumatori associano ancora l’idea di “valore” a ciò che è abbondante, decorato, stratificato. Far capire che “meno è meglio” richiede cultura, educazione, fiducia. Chi padroneggia la sottrazione, però, cambia le regole del gioco. Non cerca di stupire: cerca di comunicare. Con meno.

È una grammatica nuova, che chiede rigore. Che rispetta il tempo di chi assaggia. E restituisce dignità al singolo ingrediente. Perché se tutto è decorazione, niente è davvero importante. E se il gusto è coperto, sparisce anche l’intenzione.

Sottrarre, oggi, è un gesto potente. È scegliere la chiarezza. Raccontare una storia lasciando solo le parole necessarie.


Dolcezze

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Matilde Sirch

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Matilde Sirch

classe 1999, dopo una laurea in comunicazione alla IULM sceglie di passare dalla teoria alla pratica: prima la cucina, poi la pasticceria, che oggi rappresenta la sua quotidianità. Si forma tra la scuola di cucina e un diploma in pasticceria francese all’École Ducasse. In ogni tappa resta costante la passione per le parole e per il racconto, strumenti con cui cerca di dare voce al gusto e alle storie che può raccontare

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