30-05-2022
Si è svolta la seconda edizione di Féminas, Congresso di Gastronomia, Donna e Ambiente Rurale organizzato da Vocento Gastronomía e promosso - dal Principato delle Asturie - “per dare visibilità e sostenere le donne vincolate al mondo della cucina, dell’ambiente rurale e attivamente impegnate nella promozione di pratiche sostenibili”. Identità Golose era presente: ecco il nostro report
Féminas è un Congresso di Gastronomia, Donna e Ambiente Rurale organizzato da Vocento Gastronomía e promosso - dal Principato delle Asturie - “per dare visibilità e sostenere le donne vincolate al mondo della cucina, dell’ambiente rurale e attivamente impegnate nella promozione di pratiche sostenibili”. Giunto alla seconda edizione, si è svolto a metà maggio a Cangas del Narcea, nel Sud-Ovest delle Asturie, tra le mura affascinanti del Parador de Corias, un antico monastero incastonato tra boschi e montagne. La tre giorni di incontri, cooking show, dibattititi, interventi ha visto salire sul palco chef del calibro di Manu Buffara, Fatmata Binta, Cristina Bowerman, Najat Kaanache, Elena Arzak... Femmine, appunto.
Domanda preliminare: è davvero necessario organizzare una kermesse dedicata al ruolo delle donne nella gastronomia? Non sono superate queste divisioni? Chi scrive aveva ben nella mente le parole di Massimo Bottura che, durante l’ultimo congresso Identità Milano a fine aprile, era salito sul palco con la sua solita estroversa simpatia, in un fuori programma mentre Cristina Ziliani di Cantine Berlucchi consegnava a Jessica Rosval il Premio Identità Donna. «Basta con questa storia! - aveva sbottato Bottura - Non ci interessa che sia donna o uomo, l’importante è che abbia talento». Applausi.
Ma torniamo a Féminas. Anzi no, prima un'altra immagine. Proprio durante lo svolgimento della kermesse nelle Asturie è stata resa nota la nuova chef donna numero uno al mondo (World's Best Female Chef) secondo la 50Best, la colombiana Leo Espinosa. E quindi, di nuovo: come mai si sente l’esigenza di assegnare un riconoscimento di questo tipo? Certo, contiamo solo tre chef donna nella graduatoria dei 50 migliori ristoranti al mondo, a cui se ne aggiungono altre 4 se allarghiamo la prospettiva ai migliori 100. Ma lo stesso accade con gli Oscar: però a nessuno viene in mente di istituire un premio alla miglior regia femminile...
Carme Ruscalleda e il figlio Raül Balam sul palco di Féminas. I due hanno presentato la nuova prossima apertura, Cuina Sant Pau, negli spazi che hanno ospitato la gloria del tristellato Sant Pau, chiuso nel 2018. Cuina (cucina) perché «è l’unico spazio del ristorante che è rimasto tale e quale - ha spiegato Raül - Stessa filosofia, rispetto al Sant Pau, ma concetto completamente diverso: una tavola informale e rilassata pensata per i clienti che vengano a condividere un buon piatto»
Certo, il quadro sta cambiando in meglio, lo ha riconosciuto la stessa Ruscalleda: «Quando sono nata, noi donne dovevamo caricarci sulle spalle uno zaino» metaforico. Dentro, c'era «l’obbligo di prenderti cura della tua casa, di tuo marito, dei tuoi figli. E di occuparti del cibo in famiglia. Oggi per fortuna viviamo in un momento in cui noi spesso siamo invece impegnate nelle cucine professionali e gli uomini in quelle domestiche». Carme ha sottolineato l’utilità di un congresso come Féminas «per dibattere, per mostrare, per riflettere» e, assieme al figlio Raül, ha parlato della composizione della brigata di cucina, dove le persone non vengono selezionate in base al sesso ma alla voglia di lavorare: «In casa mia - ha sottolineato Raül - non mi è mai stato insegnato che esistono differenze tra uomo e donna. Si è sempre parlato di persone».
Fatmata Binta e, sotto, il suo piatto
Manu Buffara e, sotto, il suo piatto
Najat Kanaache e, sotto, il suo piatto
Cristina Bowerman e, sotto, il suo piatto
Lo pensa anche la nostra Cristina Bowerman, unica donna con una stella Michelin a Roma con il suo Glass Hostaria, che è salita sul palco nella tarza e ultima giornata del congresso. «Noi donne chef siamo tante, però sono molto poche quelle che realmente ricevono attenzione e visibilità, che ottengono che venga riconosciuto il loro merito, attraverso i premi che meriterebbero, ha spiegato. È un bene dunque organizzare un evento dedicato a loro. Perché in fin dei conti è questo l’obiettivo: non tanto cucinare dei piatti succulenti - peraltro Cristina durante la sua lezione era affacendata a preparare sul palco una reinterpretazione in chiave vegetariana di un piatto tipico della cucina laziale, la vignarola - ma risvegliare la curiosità, alzare l’attenzione su un determinato tema, provocare, approfondire tecniche, tematiche, argomenti e questioni.
«Noi chef non salviamo vite umane, non facciamo operazioni a cuore aperto - ha detto ancora la Bowerman - Ma possiamo avere un ruolo importante nel generare un cambio, aiutando le comunità in cui lavoriamo a crescere, evolversi, cambiare». Come? Risvegliando le coscienze su temi importanti. Per esempio sulla sostenibilità ambientale, impegno che è valso alla Bowerman, lo scorso anno, l’attribuzione della cosiddetta "stella verde", nonché un invito al Forum Economico Mondiale di Davos.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales
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