29-05-2025

Cinque domande che i vegani ricevono spesso e cinque possibili risposte (pacate)

La scelta di essere vegani fa scaturire spesso molte domande in chi è onnivoro e in coloro che non condividono questo stile alimentare. Gli interrogativi sono chiaramente più di cinque, ma questi sono alcuni dei più ricorrenti

Potrà sembrare strano, ma per molte persone la cosa più difficile, quando si sceglie un'alimentazione vegana, non è tanto eliminare carne, pesce e derivati di origine animale dalla propria dieta, ma trovare una risposta pacata alle domande ricorrenti di amici, parenti e sconosciuti. Ad ogni colazione, pranzo o cena con persone nuove o con persone che mal sopportano l'idea di avere un commensale vegano a tavola, potrebbero esserci simil-interrogatori da affrontare. Questo dipende dal fatto che spesso, anche se i vegani vengono appellati in modo non troppo simpatico come «nazi-vegani», la realtà è che la maggior parte delle volte sono gli onnivori a non tollerare molto le scelte alimentari altrui. Armarsi di pazienza e impostare una modalità yogica, è però uno dei modi più sani per soddisfare la curiosità e dare una risposta alle perplessità degli interlocutori onnivori. Ecco alcune delle domande che chi è vegano si sarà sentito fare almeno una volta nella vita, con delle risposte pacate e calibrate.

1. Perché ricercate il sapore della carne, del pesce e del formaggio se rifiutate di mangiarli?

Diventare vegani è una scelta di vita che può essere fatta per ragioni diverse. C'è chi lo fa per ragioni di salute, ritenendo dannose ad esempio le carni rosse e gli insaccati, o i pesci per il contenuto di metalli pesanti come il mercurio. C'è chi lo fa per il bene del Pianeta, considerando che gli allevamenti intensivi aumentano le emissioni di gas serra, riducono l'uso del suolo e contaminano i terreni e le acque. Oltre al fatto che, per produrre la carne, sono necessari grandi quantità di acqua e che la pesca sta devastando gli habitat marini.

«È chiaro che un'alimentazione più possibile a base vegetale, vegetariana o vegana ha un influsso positivo sullo stato del nostro pianeta», si legge sul sito del WWF, «le proteine animali in media sono responsabili della metà del carico ambientale dovuto all'alimentazione. Il consumo di carne ha un grande influsso sul riscaldamento climatico. Ma anche altri prodotti di origine animale come pesce, latte, formaggio, yogurt o uova contribuiscono all'innalzamento delle temperature». Tornando alle motivazioni di chi sceglie un'alimentazione vegana, c'è chi lo fa perché, potendo contare su delle alternative ormai considerate valide anche dai nutrizionisti, ritiene doveroso non sacrificare la vita degli animali e non vuole contribuire al loro sfruttamento e alla loro sofferenza.

È a questo punto che arriva il classico «ma» e la risposta al primo quesito. Scegliere un'alimentazione vegana non equivale a un immediato rifiuto del sapore della carne o del pesce. C'è chi una volta diventato vegano non vuole più saperne di quel gusto, e chi invece apprezza i sapori e le consistenze simili a quelli che ha mangiato fin quando è stato onnivoro. Dunque, la questione del rifiuto di carne, pesce e derivati di origine animale non è necessariamente legata al sapore, alla forma e alla consistenza. Per questo chi amava i formaggi trova soddisfazione nello sperimentare i formaggi a base vegetale, chi mangiava spesso gli Hamburger apprezza le alternative veg e chi gradiva consumare il pesce può trovare soddisfazione nei prodotti che ne imitano sapore e consistenza.

2. Perché mangiate le verdure? Anche le piante soffrono…

È vero, il dibattito sulla questione della potenziale sofferenza delle piante è ancora aperto. Però, anche se le ricerche non hanno ancora dato delle risposte certe e univoche, ci sono delle differenze tra piante e animali. Le piante non hanno né un sistema nervoso, né un cervello né i recettori del dolore. Il dolore è un'esperienza sensoriale percepita a livello del sistema nervoso centrale e ha una funzione fondamentale per la maggior parte degli esseri viventi, come gli animali, che provano stress, dolore, sofferenza esattamente come noi e che, di fronte al pericolo, tentano di scappare o manifestano la paura e il dolore attraverso i loro versi.

Anche se venisse dimostrato che le piante provano dolore, probabilmente non si tratterebbe di un dolore simile a quello noto agli esseri senzienti. Come ha spiegato in un'intervista a Corrado Formigli nella trasmissione Piazza Pulita su La7 il botanico Stefano Mancuso, che insegna arboricoltura generale ed etologia vegetale all'Università di Firenze, «le piante sono molto più sensibili degli animali, ma non provano dolore nel senso che gli diamo noi. Le piante si sono evolute sapendo di essere mangiate, ma non hanno un cervello e quindi un sistema del dolore».

3. Non è assurdo dover integrare la vitamina B12?

La vitamina B12, ormai lo sanno anche i sassi, è fondamentale per il nostro organismo. Quello che invece è meno noto è che spesso può averne carenza anche chi è onnivoro. La B12 non viene prodotta né dai vegetali né dagli animali, ma dai batteri che si trovano nel terreno e, con le misure di igiene odierne e il lavaggio accurato, quei batteri non entrano in contatto con il nostro organismo. Persino gli animali che vivono negli allevamenti intensivi possono avere la necessità di assumere integratori di vitamina B12, perché la loro alimentazione è diversa da quella del passato e, frequentemente, è composta da mangimi.

«Gli animali (in teoria) dovrebbero entrare a contatto con la vitamina B12 brucando l'erba o mangiando animali che abbiano brucato erba», scrive in uno dei suoi post sui social la nutrizionista Silvia Goggi, specializzata nell'alimentazione vegana, «Dovrebbero quindi non solo essere venuti a contatto con la vitamina B12 ma anche essere vissuti a sufficienza per accumularne abbastanza nei loro muscoli. È difficile che questo oggi succeda. Ecco perché i mangimi vengono addizionati con vitamina B12. Gli animali, tuttavia, vivono comunque troppo poco», spiega l'esperta. Dunque, anche se si pensa che mangiando carne si assuma B12 in modo naturale, va considerato che in molti casi potrebbe essere il risultato di una doppia integrazione artificiale. Forse è più innaturale il fatto che esistano gli allevamenti intensivi, rispetto al fatto di integrare la vitamina B12 in modo da non incorrere in danni neurologici, anemia e altri problemi di salute.

4. Perché rifiutate il latte e le uova? Le mucche e le galline li producono comunque…

Diciamoci la verità, quanto sono buoni i formaggi, il latte fresco, le Frittate? È chiaro che le nostre papille gustative siano abituate a questi sapori che tante persone considerano buonissimi. Per di più, latte e uova vengono utilizzati spesso come base per molte ricette gustosissime. La questione è però che, dietro la produzione di uova, latte e derivati a livello industriale, non si può escludere la sofferenza delle mucche né quella delle galline e dei pulcini. Gli attivisti, come Giulia Innocenzi o come Essere Animali, che nel tempo sono entrati negli allevamenti intensivi e che continuano a infiltrarsi, lo mostrano costantemente con video inequivocabili.

Le mucche non sono macchine da latte: la gravidanza e l'allattamento funzionano come quelle delle donne. Il loro latte è destinato a un vitello ed è pensato per le esigenze nutritive del vitello, non per quelle di un essere umano, che ha un peso di molto inferiore. Per far sì che quel latte arrivi a noi, mamma e figlio vengono separati a poche ore dal parto. Per ottenere il massimo profitto, le mucche negli allevamenti intensivi vengono sottoposte a cicli di inseminazione artificiale sfiancanti e frenetici e vengono mandate al macello in età molto giovane.

La vita delle galline negli allevamenti intensivi non è meno dolorosa. Vengono spesso allevate in gabbie e ammassate le une sulle altre, per non parlare dei pulcini maschi, che vengono triturati vivi perché considerati inutili scarti. Fortunatamente in Italia dal 2027 questa consuetudine non dovrebbe più essere messa in pratica, grazie al recepimento di una direttiva europea che prevede il riconoscimento del sesso del pulcino prima della sua nascita. Si tratta di un passo avanti, ma di certo non esclude la sofferenza delle galline ovaiole negli allevamenti intensivi.

5. Dato che gli esseri umani sono onnivori, non è pericoloso togliere dalla dieta carne, pesce e derivati di origine animale?

Come alcuni animali, gli esseri umani sono dotati di un apparato digerente in grado di assimilare sia cibi vegetali che animali. Ma questo non implica l'obbligo di mangiare animali e derivati di origine animale per vivere bene e in salute. Si tratta di una possibilità. Chi sceglie di non coglierla non va necessariamente incontro a delle carenze nutrizionali: l'importante è che il proprio regime alimentare sia equilibrato e bilanciato.

Il modo migliore per non incorrere nelle carenze è affidarsi a dei professionisti, soprattutto durante la transizione da un'alimentazione onnivora a un'alimentazione vegana, e fare regolarmente degli esami per controllare che i propri valori - dalla vitamina B12 al ferro - siano sempre a posto. Dunque no, non è pericoloso. È probabilmente dieci volte più pericoloso scegliere di mangiare carne rossa sette giorni su sette, per fare un esempio. Se si adotta la strategia del buon senso, l'alimentazione vegana è una strada assolutamente percorribile.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Eleonora Giovinazzo

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Eleonora Giovinazzo

giornalista che si occupa principalmente di travel, lifestyle e gusto, amante della natura, delle biblioteche e del buon cibo vegetariano e vegano. È convinta che le piccole rivoluzioni siano possibili solo lavorando dall’interno, un piatto alla volta

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