29-08-2024

La "rinnovazione" del Signum nei piatti di Martina Caruso

Una cucina nuova di zecca e un menu a base di pesce frollato: tra conferme e novità, Luca e Martina Caruso continuano a proporre la loro versione di esperienza mediterranea

Luca e Martina Caruso nella foto di Udo Bernhart

Luca e Martina Caruso nella foto di Udo Bernhart

Il respiro di Salina è ancora quello ancestrale delle isole vulcaniche, la natura si rivela nel suo spirito incontaminato, il tempo si sospende e lo sguardo si perde nell’infinito marino tra cielo e tramonto. Il Signum cambia e la parola che viene in mente è rinnovazione. Quasi un obbligo per chi scrive spiegare meglio sostantivo e concetto: il termine è usato molto nelle liturgie e in giurisprudenza e, a differenza dell’innovazione pura, che lancia scuole di pensiero e può introdurre modifiche drastiche o radicali, e del rinnovamento, che spesso sottintende uno svecchiamento, la rinnovazione suggerisce un cambiamento che tiene conto del passato, lo ripete e lo integra nel presente, creando continuità tra quanto era e quanto è, un punto di vista nuovo e fresco di un’idea preesistente, che implica non un svolta totale, ma piuttosto un adattamento o una reinterpretazione. 

La sala esterna del ristorante

La sala esterna del ristorante

Il Signum cambia dunque ma non nei suoi fini: resta rifugio di lusso eoliano, santuario del vivere raffinato, locus amoenus dove l'anima trova riposo e i sensi si inebriano di tepore mediterraneo. Luca Caruso è sempre custode di accoglienza professionale, calorosa, avvolgente e l’attenzione che riserva ai suoi ospiti trasforma ogni incontro in un momento di rara armonia; navigato sommelier, produttore dei vini Eolia con la compagna Natascia Santandrea, Luca firma la carta dei vini ricca di grandi etichette e continua a curare con passione viscerale la cantina del ristorante, tra le più fornite e assortite d’Italia. 
Natascia Santandrea e Luca Caruso, compagni di vita e di lavoro, titolari dell'azienda vinicola Eolia 

Natascia Santandrea e Luca Caruso, compagni di vita e di lavoro, titolari dell'azienda vinicola Eolia 

Allora cosa è cambiato? Risponde la chef Martina Caruso: «Il primo cambio è stato strutturale. Avevamo la stessa cucina da quando i miei genitori 35 anni fa iniziarono l’attività e l’hotel aveva 16 camere. Negli anni avevo aggiunto pezzi occupando gli spazi liberi come fosse un Tetris. Oggi abbiamo 30 camere, 70 persone a colazione, un ristorante e un bistrot, era necessario un upgrade anche della cucina».

Strumenti interamente rinnovati: «Non più fornelli a gas ma piani a induzione, un nuovo forno Josper e un sistema di riciclo d’aria che ha dato un netto miglioramento alla qualità del nostro lavoro».

Altra novità è Oltremare, un menu di mare, ideato per questa stagione, sostanzialmente a base di pesci frollati per tempi diversi: «Mio marito Simone Di Mauro è veterinario e l’anno scorso al ristorante Punta Lena di Stromboli abbiamo assaggiato alcuni piatti con pesci frollati. I sapori ci hanno incuriosito, abbiamo acquistato un armadio frigo ad hoc e lui, grazie alle sue competenze professionali, mi ha dato dei buoni consigli per perfezionare la tecnica». 

Martina Caruso e Simone Di Mauro

Martina Caruso e Simone Di Mauro

Nel menu Oltremare si consolida l’eloquenza del racconto del Mediterraneo e di Salina, importante skill della chef, e si acuisce l’approccio profondamente sostenibile alla cucina: lische, bucce, e parti meno nobili qui trovano una nuova vita, diventano brodi e fondi magistralmente eseguiti e contribuiscono in maniera determinante a dare intensità e carattere unico ai piatti, dimostrando come ogni elemento possa avere il proprio ruolo in un percorso gustativo denso e significativo.

Per quanto riguarda la frollatura, la cuoca eoliana utilizza questa tecnica per esaltare la complessità della materia prima del mare isolano: il pesce concentra i sapori, si fa lieve, pura essenza di mare e di buono poi valorizzata da ingredienti funzionali ma non secondari. Martina Caruso scompone e ricompone sapori e prodotti del Mare Nostrum trasformando ciascuna portata in una sintesi di creatività e rispetto per le radici: nei piatti ogni componente è protagonista dell’esperienza stratificata che invita a scoprire il Mediterraneo sotto una luce nuova.

La sala interna inaugurata la scorsa stagione

La sala interna inaugurata la scorsa stagione

Tutto questo non rappresenta solo un esempio di alta gastronomia, ma potrebbe essere un vero e proprio manifesto etico e sociale, un rito di riscoperta dei sapori autentici contaminati con grazia e tecnica. Il manifesto di una cucina considerata non semplicemente atto di nutrimento, ma viaggio che coinvolge sensi e suggestioni, un racconto culinario che lascia un segno indelebile al palato e all’anima.

Gusto, tecnica, narrazione e nuova visione: questa è la versione contemporanea del Signum. Questa è la rinnovazione firmata da Martina Caruso.

A seguire i piatti del menu Oltremare.

Bagnacauda di ricci. Crema di patate mantecata con latte e alici in emulsione con polpa di riccio cruda, olio e pepe nero. È il piatto signature di Martina Caruso, l’ottava delle isole Eolie. Goloso, diretto saporito, complesso, rappresenta l’unione perfetta tra mare e terra: patata e latte da un lato, ricci e alici dall’altro. Tendenze dolci opposte a sapidità estreme: la perfezione nelle asimmetrie

Bagnacauda di ricci. Crema di patate mantecata con latte e alici in emulsione con polpa di riccio cruda, olio e pepe nero. È il piatto signature di Martina Caruso, l’ottava delle isole Eolie. Goloso, diretto saporito, complesso, rappresenta l’unione perfetta tra mare e terra: patata e latte da un lato, ricci e alici dall’altro. Tendenze dolci opposte a sapidità estreme: la perfezione nelle asimmetrie

Pesce spada frollato con pompelmo e portulaca. Il pesce spada viene frollato per 8 giorni, cotto al Josper con una laccatura di pompelmo e soia e servito con portulaca. La frollatura conferisce al pesce una texture più tenera, intensità di gusto e succulenza, quest’ultima ampliata dall’acidità dell’agrume. Non mancano sfumature dolci e umami e una leggera e piacevole affumicatura. A chiudere le note fresche e acidule della portulaca

Pesce spada frollato con pompelmo e portulaca. Il pesce spada viene frollato per 8 giorni, cotto al Josper con una laccatura di pompelmo e soia e servito con portulaca. La frollatura conferisce al pesce una texture più tenera, intensità di gusto e succulenza, quest’ultima ampliata dall’acidità dell’agrume. Non mancano sfumature dolci e umami e una leggera e piacevole affumicatura. A chiudere le note fresche e acidule della portulaca

Triglia frollata 12 ore con zuppetta di mandorle, vongole, limone candito e bottarga. Piatto sferzante e di carattere che trova ritmo nei contrasti tra sapidità e dolcezza. C’è la nota iodata del pesce e dei frutti di mare, quella dolce e cremosa del frutto secco, l’acidità dell’agrume e l’intensità sapida della bottarga. Gioco di consistenze al palato

Triglia frollata 12 ore con zuppetta di mandorle, vongole, limone candito e bottarga. Piatto sferzante e di carattere che trova ritmo nei contrasti tra sapidità e dolcezza. C’è la nota iodata del pesce e dei frutti di mare, quella dolce e cremosa del frutto secco, l’acidità dell’agrume e l’intensità sapida della bottarga. Gioco di consistenze al palato

Alalunga affumicato con finocchietto selvatico e fondo bruno di pesce. Gusto, succulenza, affumicatura. Rilevante la nota erbacea del finocchietto che contrasta con la potenza e l’intensità umami del fondo bruno di pesce

Alalunga affumicato con finocchietto selvatico e fondo bruno di pesce. Gusto, succulenza, affumicatura. Rilevante la nota erbacea del finocchietto che contrasta con la potenza e l’intensità umami del fondo bruno di pesce

Totano con pane, tuma persa e bieta. Il totano è cotto a bassa temperatura poi saltato con la bieta e la fonduta di tuma persa. La zuppa di pane viene lavorata con il nero e con le interiora del totano. Si tratta di un piatto di grande complessità in cui si trovano tutti i gusti: tendenza dolce del pane e del mollusco, delicata amarezza del vegetale, note marine del nero, acidità e aromaticità del formaggio

Totano con pane, tuma persa e bieta. Il totano è cotto a bassa temperatura poi saltato con la bieta e la fonduta di tuma persa. La zuppa di pane viene lavorata con il nero e con le interiora del totano. Si tratta di un piatto di grande complessità in cui si trovano tutti i gusti: tendenza dolce del pane e del mollusco, delicata amarezza del vegetale, note marine del nero, acidità e aromaticità del formaggio

Mezzo rigatone con scorfano, zafferano e arancia

Mezzo rigatone con scorfano, zafferano e arancia

Tortello ripieno di seppia, velo di seppia, nero di seppia e brodo di seppia. Omaggio al mollusco in tutte le sue forme, è un piatto di grande intensità gustativa nonché è divertente incrocio di consistenze

Tortello ripieno di seppia, velo di seppia, nero di seppia e brodo di seppia. Omaggio al mollusco in tutte le sue forme, è un piatto di grande intensità gustativa nonché è divertente incrocio di consistenze

Cernia frollata cruda e cotta. È un piatto che celebra la versatilità della cernia e l’arte della cucina sostenibile. Il pesce viene da un processo di frollatura durato 8/10 giorni e viene servito con una salsa di  aglio, cipolla, teste di gambero, zenzero, olio, peperoncino. La parte cotta passa dal forno Josper  e si caratterizza per la croccantezza della pelle. Anche qui sapori netti, sapidità, dolcezze levigate e affumicature e l’intrigante battaglia di consistenze dove il crunch della pelle diventa primo attore

Cernia frollata cruda e cotta. È un piatto che celebra la versatilità della cernia e l’arte della cucina sostenibile. Il pesce viene da un processo di frollatura durato 8/10 giorni e viene servito con una salsa di  aglio, cipolla, teste di gambero, zenzero, olio, peperoncino. La parte cotta passa dal forno Josper  e si caratterizza per la croccantezza della pelle. Anche qui sapori netti, sapidità, dolcezze levigate e affumicature e l’intrigante battaglia di consistenze dove il crunch della pelle diventa primo attore

Monte Fossa. Dedicato a Monte Fossa delle Felci, vulcano estinto nella zona orientale di Salina, alto quasi 1000 metri, è la montagna che diventa dessert. Gelato alla nepitella, mousse di castagne, finocchietto, funghi in agrodolce, cioccolato, terra di funghi e cialda croccante. Tipico esempio di come con un piatto si possa trasformare un paesaggio in esperienza gastronomica: ogni elemento del dessert richiama una parte del monte. Interessanti contrasti tra la dolcezza della mousse di castagne, la freschezza della nepitella, la complessità dei funghi in agrodolce e l'amarezza del cioccolato

Monte Fossa. Dedicato a Monte Fossa delle Felci, vulcano estinto nella zona orientale di Salina, alto quasi 1000 metri, è la montagna che diventa dessert. Gelato alla nepitella, mousse di castagne, finocchietto, funghi in agrodolce, cioccolato, terra di funghi e cialda croccante. Tipico esempio di come con un piatto si possa trasformare un paesaggio in esperienza gastronomica: ogni elemento del dessert richiama una parte del monte. Interessanti contrasti tra la dolcezza della mousse di castagne, la freschezza della nepitella, la complessità dei funghi in agrodolce e l'amarezza del cioccolato

 


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Davide Visiello

a cura di

Davide Visiello

classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016

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