17-02-2024

Giuseppe Di Iorio, chef di talento e di fatica. La sua cucina in continua evoluzione 

Una terrazza affacciata sul Colosseo dove lo chef compone piatti che sono opere d’arte colme di conoscenza culinaria, di tradizione, di attualità e anche di futuro, in costante crescita 

La maestosità del Colosseo non distrae lo chef e

La maestosità del Colosseo non distrae lo chef e non distrae neanche l’ospite che viene assorto dalla vista di piatti che mantengono l’attenzione della vista fino all’ultimo boccone così come il gusto

Tra gli chef di punta della Capitale, nel ristorante Aroma di Palazzo Manfredi, ormai da anni, l’executive chef Giuseppe Di Iorio, come un gladiatore, combatte e continua a conquistare consensi tra il pubblico più esigente, con il suo sguardo profondo e due simpatiche fossette che compaiono quando sfoggia il suo sorriso al momento giusto. 

Ci troviamo all’interno di una chicca di Roma, una terrazza affacciata sul Colosseo dove lo chef compone piatti che sono opere d’arte colme di conoscenza culinaria, di tradizione, di attualità e anche di futuro, una cucina, in piena evoluzione. 

La maestosità del Colosseo non lo distrae e non distrae neanche l’ospite che viene assorto dalla vista di piatti che mantengono l’attenzione della vista fino all’ultimo boccone così come il gusto. Riesce a tenere alta la curiosità e la concentrazione finché il piatto è vuoto e lo fa con una semplicità ed una forza di un’artista talentuoso, ma anche con una fatica sostenibile, che gli viene dall’interno della sua personalità, forte, pratica, vissuta. 

Ti siedi, il tavolo è pulito, libero, di marmo bianco senza tovaglia, lucido, con sottopiatto di pelle personalizzata, poggia posate e piattino del pane in rame battuto, tovagliolo e bicchiere di cristallo per l’acqua. Riesci a dare solo uno sguardo al Colosseo perché vieni subito catturato dall’accoglienza al tavolo con pane, panini, crackers, tarallini, grissini e assaggi dello chef croccanti, cremosi e con basi elaborate dalle mani di un uomo esigente ed umile, ricco d’esperienza.

Carpaccio di Fassona ma anche tagliata di Wagyu, i suoi piatti sono eccellenze che arrivano da tutto il mondo. Risotto e pasta alla giusta cottura, con ingredienti stagionali di cui senti ogni gusto e profumo. 

Nel menu troviamo 4 degustazioni ognuna da 4 o 5 portate con un prezzo fisso ed un supplemento per eventuale abbinamento degustazione di vino. Le degustazioni hanno ognuna il nome dalla quale hanno origine si sia ispirato, territoriale e marinara. 

Il menù Ionico ti traferisce subito in quei luoghi che sanno di iodio seppur con una contaminazione dal mondo come la Ricciola marinata alla fava di Tonka, sedano rapa e mandorle di mare oppure il Rombo chiodato con cavolfiore alla vaniglia, salicornia e champagne.

Così come il menù Corinzio ti porta dritto al concetto romantico di bellezza e seduzione della Città di Afrodite, la Dea dell’amore con piatti come Baccalà affumicato con cicerchie e ostriche oppure Lingua di vitello, scampo e caviale al beurre blanc al dragoncello ed ancora Petto d’anatra al mandarino con coratella, pastinaca e cacao. 

E per rimanere sul romantico abbiamo già sbirciato il menù di San Valentino dello Chef e ci ha confermato la scelta di piatti afrodisiaci creati con prodotti eccellenti romani, italiani e del mondo come Carciofo alla Giudia con scampi oppure Raviolo ‘red passion’ alla genovese di astice, provolone del monaco e pesto di drangoncello, un menu d’autore, evoluto, a 7 portate abbinate ai vini scelti dal sommelier e con il dolce finale chiamato Fuoco e fiamme che promette bene!

Oltre ai menù degustazione lo chef ci offre due piatti a scelta libera con menù chiamato Smart e due piatti della tradizione romana come la sua famosa Carbonara shakerata in aggiunta o in sostituzione con un supplemento. 

Le sue delizie sono sostenute dal suo resident chef Fabio Sangiovanni e affiancate dall’equilibrio chimico della pasticcera Irene Tolomei, creativa e tecnica, emergente pastry chef nel 2021, crea opere simpatiche come il bellissimo cappello rosso di cioccolato creato per il Natale scorso. 

Lo chef è affiancato, inoltre, dall’attento servizio di sala del maitre Alessandro Orfini. 

Sembrerebbe quasi un figlio d’arte del sud ed infatti, scopriamo le sue origini metà calabresi e metà romano, proveniente dalla periferia dove cresci per strada, con i piedi per terra ed hai la libertà di scegliere che strada prendere, dove la forza di volontà può essere inarrestabile. Ed è questo che ancora ci sta dimostrando lo chef Di Iorio, perché lui non è apparire, non è superficiale, lui è essenza, concretezza, ciò che ritroviamo nei suoi piatti. Tutto viene lavorato in una cucina a vista bellissima, piccola che è anche laboratorio delle sue opere d’arte culinarie ma lui non si lamenta, non ci sono scuse, alibi, apprezza ogni angolo del suo piccolo tempio. Nei suoi piatti c’è carattere, energia, competenza, passione, ossessione, costanza e sostanza. 

Executive chef del Gruppo Manfredi, degli omonimi fratelli Leonardo e Goffredo, che ha collezionato ad oggi 5 strutture tra le quali l’Hotel Palazzo Manfredi al Colosseo (un tempo hotel dei gladiatori), Punta Tragara di Capri sui Faraglioni, il ristorante Rinocheres, fondato da Alda Fendi e, con terrazza panoramica sulla Bocca della Verità a Roma e la nuova apertura di un grandissimo tempio culinario a Torino, un bistrot fatto di corner di cui è in corso la start up dello chef.     

«E’ un lavoro che ti coinvolge, è il lavoro più bello del mondo, appena posso mi ritaglio il tempo per la mia famiglia che amo infinitamente» conclude lo chef.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Maria Rosito

Insegnante, imprenditrice e giornalista (con una passione per le scarpe e il bodybuilding) è convinta sostenitrice della tesi per cui la qualità e la sostenibilità del cibo sono obiettivi imprescindibili nella nostra società, raggiungibili più facilmente attraverso percorsi di educazione all’ecologia e all’inclusività.

 

 

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