Paco Morales
Gnocco di seppia con crema di finocchio bianco, tartufo estivo e carbone di nero di seppia di Pino Cuttaia
Dal Mondo Lode al delizioso avgotaraco, la rara "bottarga" greca che piace agli chef
Foto Brambilla-Serrani
Classe 1986, nato in una famiglia di pasticceri (con lui alla quarta generazione), Andrea Tortora già da bambino sapeva di avere davanti una vita con le mani in pasta, anche se magari non immaginava che a trent'anni sarebbe stato eletto "Miglior Chef Pasticcere" dalla Guida di Identità Golose 2017 e da quella del Gambero Rosso. Ha progettato (e poi realizzato) il suo percorso di crescita professionale intendendolo come un viaggio, basandosi su concetti quali l'incontro, il confronto e la libertà. Ha mosso i primi passi nel laboratorio di casa sentendo presto il desiderio di partire. Era attratto dalle cucine dei grandi ristoranti, luoghi dinamici e motivanti, ideali per conoscere persone, materie prime e idee nuove. Tra le esperienze più significative, quelle vissute all'hotel Bauer di Venezia, al fianco di Giovanni Ciresa, e alla corte di Antonio Guida, al ristorante Il Pellicano di Porto Ercole. E poi le altrettanto preziose tappe all'estero: a Parigi da Christian Le Squere, a Londra da Michel Roux e a Singapore accanto a Fabio Cucchelli. Ora ha messo le radici in Alta Badia, all'hotel Rosa Alpina, il relais & château della famiglia Pizzinini, dove firma l'intera proposta dolce, dalle colazioni ai dessert del St. Hubertus, il regno di Norbert Niederkofler. Collaborare con illustri chef è stata sempre la sua prima fonte di ispirazione e di stimoli: lo ha fatto mettendoci impegno, passione e umiltà. Ma anche percorrendo strade tutte sue: «I miei maestri mi hanno indicato la direzione, dicendomi dove guardare, ma non cosa vedere. Li ho ascoltati con rispetto e con la libertà di procedere in modo personale e creativo», dice. Inseparabile compagno di viaggio continua ad essere Carletto, il lievito madre creato 15 anni fa insieme a nonno Vamor, sempre mantenuto e rinfrescato con amore sino a oggi. Proprio i lievitati sono il suo fiore all'occhiello: ha realizzato una linea di panettoni che porta il suo nome e che è già un successo. Nel Natale del 2016 ne ha sfornati 3mila, registrando un meritato sold out.
Nel 2019 lascia il ristorante St. Hubertus.
Bellunese, classe 1972, è giornalista freelance e da un decennio collabora con diverse testate enogastronomiche venete e nazionali
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